L’esiliato, la società islandese medievale nel racconto del fumettista olandese Erik Kriek

A metà strada tra un western scandinavo e un dramma dai toni shakesperiani, il fumetto racconta il ritorno in patria di un vecchio vichingo

Dopo H.P. Lovecraft: da altrove e altri racconti del 2014 (tradotto da Alexander Tegelaars), dove rappresenta un universo fantastico contraddistinto da evocazioni di mostri innominabili e indicibili, e In the pines (2016), in cui declina in immagini cinque storiche ed intense murder ballads (esprimendo tutti il suo amore per la musica folk e le popolari ballate tipiche dei paesi anglosassoni), Erik Kriek torna in libreria con un nuovo graphic novel, sempre pubblicato da Eris edizioni. Con traduzione di Fay R. Ledvinka – già al lavoro su In the pines – questo volume a fumetti, particolarmente atteso, mette in un cantuccio i combattimenti e le invasioni sanguinose che caratterizzano i racconti sui vichinghi mostrando al lettore la profonda crepa di una società che, pur muovendosi in un paesaggio poco accogliente, ha lasciato in eredità una ricca letteratura e una cultura elegante e inimitabile.

L’esiliato (brossurato, 192 pagine a colori, 27 euro) narra una storia vichinga, ma ben distante dagli stereotipi e dagli immaginari a cui, di prassi, pensiamo quando ascoltiamo questa parola. Bisogna dunque dimenticare serie tv come Vikings, per quanto ottimamente realizzate – virando, nel caso specifico, più su lavori come The Northman, pellicola del 2022 diretta da Robert Eggers, che ha tratteggiato la sceneggiatura insieme allo scrittore e poeta islandese Sjón – prima di immergersi in un racconto dai colori vividi, a metà strada tra un western scandinavo e un dramma dai toni shakesperiani. Nell’introduzione del graphic novel, Kriek (nato nel 1966 ad Amsterdam, metropoli in cui vive e lavora, nel 2008 ha ricevuto il prestigioso premio dell’associazione Stripschap, confermandosi uno dei migliori fumettisti del suo paese) puntualizza: «Questo libro che avete fra le mani è un racconto immaginario. Insisto su questo punto poiché gran parte della letteratura islandese antica è basata su eventi realmente accaduti». 

Nel caso del libro in questione, il lettore si trova catapultato nella nazione nordica, nel X secolo. Esiliato per aver assassinato Hrafn Ragnarsson, suo amico d’infanzia, il guerriero vichingo Hallstein Thordsson fa rientro a casa dopo sette anni (“eri come un fratello, per me. Ma mi hai ucciso, ricordi?”). L’uomo intende solo rifarsi una tranquilla esistenza da contadino assieme alla sua famiglia (“sono stato troppo tempo lontano da casa”), pur portando sulle spalle un fardello troppo pesante (“quante volte ho sperato che le cose fossero andate diversamente, quel giorno di sette anni fa”). Ma non tutti, all’interno del villaggio, sono felici e attendono con ansia il suo rientro (“ho aspettato tutto questo tempo. Adesso posso vendicare mio fratello”). La quotidianità tranquilla e semplice della comunità, che pur abita in ambienti tanto aspri quanto inospitali, viene travolta da uno tsunami di sentimenti, tra collera e rancore, che la famiglia del suo (purtroppo) ex amico nutre verso di lui. Una rabbia mai sopita.

Trama avvincente e introspettiva, quella che Kriek – “nemo propheta in patria?”, non è il suo caso, considerando che in Olanda è super popolare per due serie a fumetti: Gutsman un anti-eroe le cui peripezie sono mute e Tigra, una casalinga che indossa un costume del mammifero – elargisce a piene mani e senza ritrarsi in questo graphic novel che ha alle spalle un approfondito lavoro di ricerca (a settembre 2015, l’autore ha partecipato alla mostra collettiva “Stripverhalen: visioni dai Paesi Bassi”, tra firme storiche e realtà in rampa di lancio, del Treviso comic book festival). Esplicitando, senza fornire alibi di sorta, tutta la complessità della società islandese medioevale.

Info: www.erisedizioni.org

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