Photo&Food. Da Eataly Art House oltre ottant’anni di storia tra arte e tavola

Il cibo nelle fotografie Magnum dagli anni Quaranta a oggi. Il ruolo sociale del cibo è protagonista di una storia per immagini firmata da 29 fotografi internazionali

«Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo», diceva Oscar Wilde e E.ART.H. Eataly Art House lo ha preso in parola, infatti con Photo&Food, il cibo nelle fotografie Magnum dagli anni Quaranta a oggi sono esposte tra le immagini più simboliche di oltre ottant’anni di storia tra arte e tavola. Visitabile fino al 17 settembre questa collettiva, a cura di Walter Guadagnini, è dedicata al cibo e alla sua rappresentazione nella fotografia in collaborazione con Costanza Vilizzi e Magnum Photos. Una proposta ad hoc, pensata appositamente per gli spazi dell’Art House, al primo piano di Eataly Verona e rende gli alimenti, la tradizione e il ruolo sociale del cibo protagonisti di un percorso unico con 125 immagini firmate da 29 fotografi internazionali.

Philippe Halsman, Marilyn Monroe, USA, 1952 © Philippe Halsman/Magnum Photos

Divisa in cinque sezioni e organizzata secondo un criterio sia cronologico che tematico, l’esposizione considera il cibo nella sua connotazione sociale, economica e simbolica, evidenziando l’inestricabile legame tra la vita dell’uomo e tutte quelle attività legate agli alimenti che appartengono a una sfera naturale e soprattutto culturale. Il primo passo è con le immagini in bianco e nero della sezione “Dalla guerra al Boom”, a raccontarci quel delicato e difficile momento storico sono le opere di Werner Bischof, Elliott Erwitt, Inge Morath, Martin Parr, George Rodger e David Seymour. Un periodo drammatico, la Seconda guerra mondiale, in cui nutrirsi era una preoccupazione quotidiana per la maggior parte della popolazione europea, una vera lotta per milioni di persone dove il cibo era soprattutto sopravvivenza e un ritorno alla normalità, anche se spesso solo apparente. Si prosegue con gli anni Cinquanta e Sessanta: un’altra società e un diverso modo di rapportarsi al cibo. Esplode la convivialità, si immortalano grandi tavolate, il cibo inizia a essere spettacolo e proprio i grandi protagonisti della scena culturale e politica interpretano al meglio questo ruolo. Non a caso nella sezione “Il cibo delle star” con gli scatti di René Burri, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Ara Güler, Thomas Hoepker, David Hurn, Elliott Landy, Peter Marlow, Martin Parr e David Seymour, si incontrano gli sguardi di Marilyn Monroe, Ronald Reagan, Alfred Hitchcock e Muhammad Ali, testimoni del nuovo rapporto che la società ha con la tavola. Anche nelle ricerche artistiche, dal surrealismo alla pop art, il cibo ha giocato un importante ruolo estetico e sociale, il fotografo Philippe Halsman valorizza le composizioni surrealiste di Salvador Dalí, presente anche l’omaggio alla celebre Campbell’s Soup di Andy Warhol, nella quale l’artista si specchia nella più celebre delle sue fonti di ispirazione, simbolo indiscusso della cultura pop.

Proseguendo nella terza sezione, intitolata significativamente “Dal produttore al consumatore”, le immagini sono legate alla filiera alimentare e a tutti quei processi che trasformano un prodotto della natura in merce fino al consumo finale. Eve Arnold, Alex Majoli, Martin Parr, Paolo Pellegrin, Ferdinando Scianna, Alex Webb sono gli autori di opere provenienti da ogni parte del mondo che lasciano emergere l’aspetto più specificamente sociale, economico ma anche politico del cibo, in un affascinante incrocio tra la tradizione di determinate culture e la contemporaneità dei meccanismi di distribuzione di massa. Il quarto step è dedicato alle nuove forme di produzione e consumo: “Cibo estremo”. La mostra compie un viaggio tra attrazione e incredulità, in un mondo da un lato permeato dalla tecnologia, dall’altro desideroso di riscoprire ritmi e modi di vita del passato, per recuperare una necessaria durabilità. Analizzando l’ambito della produzione alimentare, si va dalla coltivazione intensiva degli avocado, negli scatti di Zied Ben Romdhane, al tema degli organismi geneticamente modificati del progetto di Jonas Bendiksen, per arrivare alle opere di Alex Webb legate alle colture idroponiche. Si arriva poi al consumo, trattando in primis il tema dell’eccesso di plastica utilizzata per i packaging alimentari, al centro della ricerca di Cristina De Middel e con le fotografie di Martin Parr tocchiamo il consumismo del junk food. A fare da contraltare alle tendenze iper-produttive, negli scatti dalla serie Living the Good Life in VRMDZA di Jérôme Sessini si mette in luce il desiderio di riscoprire ritmi e modi di vita del passato.

Martin Parr, New Brighton, England, 1983-1985 © Martin Parr/Magnum Photos

La mostra si chiude su un tema da sempre legato a tutte le fasi del rapporto tra l’uomo e il cibo, dalla raccolta alla coltivazione sino al consumo, ovvero l’aspetto sacrale, presente in ogni cultura e ogni forma religiosa. “La tavola sacra”, grazie alle immagini di Abbas, Olivia Arthur, Jonas Bendiksen, Leonard Freed, Nanna Heitmann, Guy Le Querrec, Raghu Rai, Ferdinando Scianna, ci porta in una dimensione simbolica, percorrendo i diversi continenti per partecipare a riti che l’uomo segue dalla notte dei tempi nel tracciare la propria relazione con il cibo. Un lungo viaggio visuale, ricco di sorprese, punteggiato di immagini spesso giocose, talvolta drammatiche, mai banali, che sempre pongono in relazione l’esperienza umana con i prodotti della natura e con la loro elaborazione. In un contesto come quello di Eataly Verona queste riflessioni assumono naturalmente un valore ancora più significativo, sottolineando la molteplicità di sfaccettature che rendono il cibo un elemento complesso e ricco di significati, tradizioni e possibilità dove l’arte è sempre protagonista quale mezzo di intermediazione tra la società che si evolve e il futuro che ne richiede memoria. 

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