Applausi di incoraggiamento per Miart 2023: le prime impressioni 

Pronta per la sua terza edizione diretta da Nicola Ricciardi, la fiera milanese punta a confermarsi una fiera di alto livello sia sul piano italiano sia su quello internazionale.

La metafora musicale del crescendo, scelta come titolo per l’edizione 2023 della fiera milanese diretta da Nicola Ricciardi, suona come uno statement molto deciso. L’ambizione di alzare ancora l’asticella è il primo segnale che Miart ha voluto inviare in queste settimane di preparativi, in cui l’intera città di Milano si è mobilitata per attivare un sistema virtuoso e ramificato su tutto il territorio urbano. La sfida si fa sempre più impegnativa: dopo l’edizione 2022, in cui si è potuto notare un netto cambio di rotta rispetto all’annata precedente, Miart vuole riconfermare le qualità di un’organizzazione aperta alla collaborazione con player pubblici e privati, puntando a evidenziare le potenzialità di un appuntamento fieristico sempre più atteso tra il pubblico appassionato, il mondo del collezionismo e gli addetti ai lavori. 
Da evidenziare in particolare la sezione dedicata agli emergenti, responsabilità di Attilia Fattori Franchini, curatrice e scrittrice indipendente attiva a Vienna a cui è stata affidata dal 2017 la sezione dedicata all’approfondimento dei migliori spazi nascenti del sistema internazionale. Sono 18 le giovani gallerie che quest’anno entrano in fiera. Non c’è dubbio sul fatto che sia la pittura il trend preferito da questa prima serie di espositori che portano all’occhio dei visitatori un’ampia proposta in bilico tra astratto e figurativo. 

Lo spazio dedicato alla pittura non toglie comunque ossigeno agli altri medium: da notare in particolare nella sezione Emergent lo stand della galleria piacentina Una, che presenta gli scanzonati ma taglienti lavori di Stefano Calligaro, Josep Maynou e Italo Zuffi. Insieme a Una, riesce a dimostrarsi intrigante anche il concept sviluppato dalla portoghese Uma Lulik, che porta a Milano il solo show di Fàbio Colaço, una vera e graffiante critica al dio denaro; scelta intrigante dato il contesto in cui la galleria sceglie di mostrarsi ma che comunque riesce a intrattenere lo sguardo già trepidante per l’imminente arrivo delle proposte senior. 

Oltre alla già ampiamente sperimentata sezione Decades, a cui è sempre piacevole poter dedicare qualche momento per guardare al passato e alla grande arte dei maestri del secolo scorso, la proposta di Miart 2023 per ciò che concerne la sezione Established non delude. Il visitatore ha a disposizione un’ampia selezione di coraggiosi stand che sgomitano per poter carpire l’attenzione di un pubblico davvero vasto fin dalle prime ore di apertura. 

I commenti sono ancora timidi e i galleristi preferiscono far trascorrere la prima giornata, dedicata esclusivamente agli addetti ai lavori, placidamente. L’ordine regna sovrano anche a fine giornata, in cui molti dei bollini rossi che segneranno l’avvenuta vendita, ancora attendono per essere attaccati al fianco dei lavori in mostra. La qualità comunque non manca: intriganti i lavori esposti dalla galleria di Pistoia Spazio A, che tira fuori dal mazzo ancora una volta i lavori del georgiano Andre Erazde. Da evidenziare anche lo stand della milanese N Contemporary che gioca in casa e propone una ghiotta selezione di lavori di Ruth Beraha, la cui recente vittoria nell’edizione 2022 del Premio Conai non è dato da dimenticare. 

Miart non fa segreto della sua predisposizione nel presentarsi come un’occasione chiave per gli artisti più giovani, a cui viene concessa in questa cornice un’alta visibilità – che se ben sfruttata e affiancata da una buona dose di fortuna – può dare luogo a nuove opportunità professionali. Le nuove generazioni hanno però un importante ruolo profetico nella definizione delle qualità e delle caratteristiche che nell’attuale momento storico vengono a manifestarsi. Nel contesto fieristico la complessità della contemporaneo si scontra inevitabilmente con le esigenze di mercato che non possono essere considerate superficialmente. 

Miart pone in buon equilibrio queste due nature: la serie di iniziative volte a lanciare le proposte young come la Fondazione Henraux Sculpture Commission che prevede la committenza di un’opera in marmo destinata a essere esposta per un anno all’interno del Museo del 900, oppure come il fondo di acquisizione di Fondazione Fiera Milano, che mette in campo 100.000 euro per costituire l’importante nucleo della collezione Fiera.
Il traguardo è ancora lontano: la conclusione del weekend fieristico e la ricca art week milanese sono ancora lontani. Il tempo del bilancio può aspettare. L’aria è effervescente e oggi resta da godere del brio della ricerca e della potenziale scoperta. La negatività resta lontana, seppur mantenendo piantati a terra i piedi e conservando la concentrazione sugli obiettivi stabiliti. 

Info: www.miart.it