Il Governo intende recepire la direttiva Ue per la riduzione dell’IVA ma sono ancora tanti i dubbi e ambiguità sul tema fiscale. Ecco cosa ne pensano gli esperti del settore
Dal giugno 2022 Andrea Sirio Ortolani, titolare della galleria Osart di Milano, è presidente di ANGAMC (l’Associazione Nazionale delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea). L’Associazione, che ha un nutrito Consiglio e svariati delegati territoriali, di recente si è maggiormente aperta al comparto del contemporaneo e si propone come interlocutore presso le Istituzioni di riferimento per il mercato dell’arte. ANGAMC è, dunque, un soggetto attivo che, per ovvie ragioni, guarda anche con attenzione al regime fiscale. Anche Ortolani ci dice la sua sulla recente ordinanza della Cassazione in materia di IVA.

Come giudichi la recente ordinanza della Corte di Cassazione che distingue tra collezionista e mercante?
«L’ordinanza della Cassazione è semplicemente una base per avviare un progetto più articolato e più puntuale. Molte cose sono imprecise, una per tutte: l’idea che il collezionista presti opere al museo perché così aumenta il valore delle opere è semplicemente insostenibile. Si tratta di un comportamento virtuoso, di un’attività a favore del bene pubblico che va invece sostenuta e non perseguitata. Senza valutare, poi, la realtà in cui si trova il mercato italiano, che è il problema più serio».
A che cosa ti riferisci?
«Il nostro mercato dell’arte è in grande sofferenza. Sebbene le aste dettino legge, anche il mercato secondario è in affanno. Godono di ottima salute solo le grandi gallerie che hanno accesso alle grandi fiere internazionali, dove possono allargare la propria platea di collezionisti e confermarsi nel mainstream del mercato. Ma per tutto il resto va male e non si prevedono tempi sereni».
Come ANGAMC avete formulato delle proposte a riguardo?
«Sì, ma ci interessa avere una visione di insieme perché non dobbiamo parlare solo di mercato. Quando diciamo che questo è in sofferenza, pensiamo anzitutto a quella base fondamentale che non stiamo difendendo: gli artisti che sono i primi ad essere esposti perché non hanno alle spalle un sistema che li sostiene. I giovani di talento, se possono, vanno all’estero, ma anche le nostre figure storiche che, dopo aver fatto Biennali e grandi mostre, altrove avrebbero alte quotazioni, non riescono ad emergere, a meno che non li prenda una galleria straniera. In breve, stiamo depauperando il nostro patrimonio, a cominciare dai giovani artisti per proseguire con le gallerie italiane che si trasferiscono all’estero in un circolo vizioso che rischia di mandare in default l’intero sistema».

E nello specifico dell’IVA, della tassazione sull’import export che cosa proponete?
«Stiamo lavorando a un processo di riordino complessivo di tutta la materia, che faccia anzitutto chiarezza giuridica. Bisogna tassare le plusvalenze realizzate sulle opere rivendute entro i tre/cinque anni. Si tratta di una norma simile a quella per le case, perché è un simile comportamento che distingue il collezionista dal mercante e se il collezionista sa che può rivendere entro i cinque anni senza essere tassato, sta più tranquillo. Altra possibilità è l’adozione del modello francese per cui l’aliquota sulla plusvalenza si estingue in 12 anni. C’è poi il tema della tassazione sulle importazioni che da noi è al 10% contro un 6 % della Francia e il 5,5% del Belgio. È un balzello che sfavorisce anche l’erario italiano, ma che soprattutto penalizza il gallerista, il quale per la sua attività deve comprare molto e se ogni volta deve aggiungere il 10% alla singola opera, moltiplicando quindi questa tassa magari per un tot ingente di transazioni, il danno economico è evidente».
Vedi qualche spiraglio di ottimismo?
«Mi pare di sì, mi sembra ci sia un’apertura a livello ministeriale e in parlamento e l’obiettivo è di allinearci alle norme europee. Ma con chiarezza. Già sarebbe un passo avanti».

Nel 2008 Andrea Sirio Ortolani fonda la galleria milanese Osart. Laureato presso l’Università Bocconi di Milano in Economia delle Istituzioni e dei Mercati finanziari, prima di diventare presidente di AGAMC, ricopre il ruolo di consigliere nazionale per la stessa Associazione, con deleghe specifiche per i rapporti con la SIAE e il Gruppo Apollo. A queste competenze aggiunge il fatto di essere “figlio d’arte”. Sia la madre, Daniela Palazzoli, che il padre, Tiziano Ortolani, hanno militato nella storia dell’arte, mentre il nonno, Peppino Palazzoli, negli anni Cinquanta aveva aperto a Milano la Galleria Blu.
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