Dal dollaro al francobollo, poesia visiva per un collezionismo da cui è difficile affrancarsi

Storie di francobolli d'autore, raccontate anche attraverso le parole di Piotr Hanzelewicz e di Martina Stucchi

courtesy immagine Daniele Tozzi

Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità

Da cosa nasce cosa, da collezione nasce collezione.

Ci sono banconote americane, che partendo da un’idea di Andy Warhol distribuisco da anni tra gli artisti affinché le trasformino in opere d’arte, denominate “First Day of Issue”, in quanto sono “affrancate” con francobollo e timbro postale con la data del primo giorno di emissione. In alcuni paesi, come Germania, Austria e Ungheria, i francobolli venivano incollati sulle banconote per aumentarne il valore economico durante i periodi di inflazione, banconote che così diventavano “stamp – notes”.

Da qui ho iniziato una ricerca per vedere se tra gli artisti che fanno parte della mia collezione di dollari qualcuno avesse lavorato sul francobollo, scoprendo un “piccolo” mondo, a dimensione di francobollo.

Andy Warhol
Andy Warhol

A partire da Andy Warhol che ha firmato foglietti filatelici (alle volte fotocopiati) nonché realizzato opere dedicate ai francobolli americani, fino ad arrivare a Banksy e altri artisti inglesi, quali Hayden Kays, Lewis Bannister, James Cauty e Darren Cullen, che hanno “mascherato” in vario modo la Regina Elisabetta realizzando vere e proprie opere filateliche.

E in Italia Lamberto Pignotti, artista e poeta visivo, racconta di non essere “(..) un collezionista, ma un raccoglitore. Quando ero piccolo, instradato da mio padre, avevo cominciato a mettere da parte un francobollo per ogni Stato, ma la cosa è finita presto. Dei francobolli mi attirano le dimensioni, questo modo di sintetizzare in poco spazio una serie di elementi. Qualcuno ha definito i miei «francobolli» come «minuscografia»; diventano poesia visiva”[1].


Dalla poesia visiva a una poesia ispirata dalla mia collezione, scritta da un’amica incontrata per caso, proprio perché dovevamo incontrarci.

Francobolli
Strumenti
Simboli
Ricordi
Di memorie
Di viaggi
Di confidenze
Viaggiano
Su carta
Lettere
Parole
Portano
Emozioni
Gioia
Rabbia
Tristezza
Coraggio
Un abbraccio
Trasmettono vita

(Martina Stucchi)


E un testo scritto da Piotr Hanzelewicz, artista amico di penna (e di dollari).

Sta finendo l’inchiostro

Ricordo in maniera un po’ confusa un racconto riportato da un filosofo contemporaneo, Slavoj Žižek, che si riferiva ad un aneddoto avvenuto in Germania Est durante il periodo della guerra fredda. Si trattava di un codice capace di trasmettere indisturbato (e non visto dalla Stasi) delle informazioni indirizzate al “mondo libero”. Il codice prevedeva l’utilizzo di un inchiostro rosso nel caso in cui tutto ciò che veniva scritto nella lettera fosse in realtà falso. La prima lettera era scritta interamente in inchiostro nero con una postilla finale in cui si diceva che non era stato possibile trovare delle penne con inchiostro rosso.

L’aneddoto, di un certo rilievo per i problemi di logica, di un qualche valore storico, di quasi nullo valore crittografico, nasconde un duplice aspetto che mi interessa: da un lato il codice, dall’altro l’errore.

Banksy

Conservo ancora con una certa sacralità le lettere d’amore che ho ricevuto in passato.

Sono molti anni che non le sfoglio più poiché appartengono ad altre vite che ho vissuto. Chissà se qualcuna di loro è stata scritta senza avere accesso all’inchiostro rosso…

Cos’è che viaggia per tutto il mondo rimanendo in un angolo?

In tutto il blocco sovietico, dedicarsi alla filatelia era un’attività a basso rischio, buona per tutte le tasche: per iniziare non serviva un grande capitale. Bastava avere un amico di penna in un paese “fratello”… si cominciava così, con le zone più vicine e chissà, scoprire se qualcuno abitava un po’ più lontano… anche se questo cominciava a essere rischioso…

Il postino lo si attendeva con sentimenti misti tra desiderio, curiosità ed aspettative. In qualche modo le missive, prima di raggiungere la propria destinazione, alimentavano tutte le proiezioni dei loro destinatari. E per i più piccoli c’erano i francobolli, immagini piccole che aprivano ad immaginari grandi. Naturalmente questo non valeva solo ad est della cortina di ferro.

Hayden Kays

Nel 1934 James M. Cain scrive un romanzo (Il postino suona sempre due volte) che fa riferimento all’abitudine dei postini irlandesi durante la Grande Depressione, di bussare due volte sull’uscio in modo da dichiarare con quel “codice” che si trattava del recapito postale. Tale segnale di riconoscimento sembra quasi richiamare la fine della prima parte de Lo straniero di Albert Camus (“E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura”). Non a caso, il titolo del romanzo di Cain (trasposto più volte al cinema), fa riferimento al destino che torna a riscuotere il suo conto. Da ragazzino, avendo sempre privilegiato la narrazione alla verità e sapendo per sommi capi che si trattasse di una storia di amore, passione e tradimento, pensavo che Il postino suona sempre due volte parlasse della relazione tra una donna che attende in casa le lettere del marito lontano e sostituisse poi al marito il postino, in una sorta di relazione in contumacia o per procura.

Lewis Bannister

Oltre ai codici, altro aspetto di cui mi piace parlare in questa sede, è, come dicevo, l’errore, inteso in questo caso (e quasi sempre) come atto fondativo di un’alterità. Prima dell’avvento di un sapere globalizzato facilmente accessibile, per scoprire la verità sulle cose, gli avvenimenti e le persone, c’erano testi specialistici ed atlanti.

Recentemente, consultando un’enciclopedia, mi è capitato di imbattermi in molti ritagli di giornale. Eh sì, perché i testi andavano continuamente aggiornati: gli scrittori vincevano i Nobel, oppure morivano, i governi cadevano, le espressioni della lingua subivano mutamenti “petalosi”[2]. Nel loro sempiterno progredire, le magnifiche sorti andavano aggiornate.

Sergi Barnils

Durante la sua presidenza, Giovanni Gronchi visita molte nazioni oltreoceano e nel 1961 è previsto il suo arrivo in Sudamerica. Per celebrare questo evento, il Poligrafico decide di dare alle stampe un francobollo commemorativo del valore di 205 lire. Il disegnatore incaricato consulta però l’atlante de Agostini del 1939 che non tiene conto della (allora) recente annessione da parte del Perù di una porzione di Amazzonia, con relativo contenzioso (ancora aperto in quegli anni) da parte dell’Ecuador.

Ad accorgersi dell’errore è l’ambasciatore peruviano a Roma ed informate le autorità italiane, il titolo viene immediatamente ritirato suscitando grandissimo interesse tra i collezionisti per quei 79.625 francobolli emessi tra il 3 ed il 6 aprile del 1961. Oggi il valore del “Gronchi Rosa” si aggira intorno ai 500 euro.

I postini oggi (r)esistono ancora, anche se portano per lo più bollette, documenti o atti. Sono stati surclassati dai corrieri e spesso sono costretti ad imitarne la funzione. Alle lettere si preferiscono sistemi più rapidi e veloci.

Si, la risposta alla domanda di prima è il francobollo. Viaggia per tutto il mondo e sta in un angolo. Accade ancora? Mi piace pensare di sì, che accada ancora oggi, con francobolli che raccontano la Storia e le storie, personaggi e avvenimenti, flora e fauna, sport e ufo(!) a volte con “fortunati” errori. Mi piace pensare che più che un anacronismo vintage siamo di fronte ad una sfida romantica verso il new realism prima che finisca di nuovo l’inchiostro rosso.

(Piotr Hanzelewicz – Febbraio 2023)

Piotr Hanzelewicz

E a proposito di errori e Gronchi Rosa, merita citare la collezione di 160 francobolli di geniale fantasia (definiti “falso – bolli”) realizzati negli Anni 90 dal trio Maurizio De Fazio, Lello Padiglione e Pierluca Sabatino, pubblicata nel fantastico volume “Granchi Rosa”, con tanto di conversazione con Alberto Bolaffi, di una famiglia di “Filatelisti dal 1890”, che spiega come “il vero collezionismo riguardi oggetti che nascono con una funzione precisa, diversa da quella collezionistica (…)”. Ma ci sono oggetti che fin dall’inizio sono destinati a essere collezionati, “(…) oggetti eccezionali, per la genialità di chi li fabbricava, oppure perché qualche circostanza che definirei catartica ne riscattava in partenza la natura”, continua Bolaffi, facendo un esempio filatelico: un pacco di “cosmogrammi” che Armstrong aveva con sé quando scese sulla luna, con “francobolli che avevano viaggiato fin sulla luna. Che ne dice: non le pare una circostanza sufficientemente catartica?”.

«È solo uno scherzo, non vogliamo fregare nessuno», dichiararono i tre autori di “Granchi Rosa”, ai quali furono contestate le ipotesi di reato di falsificazione di valori bollati e truffa, con inchiesta giudiziaria poi chiusa per non luogo a procedere. E a seguire un secondo libro, “Il postino suona sempre due volte”.

Un esempio della ironia che contraddistingue il mio modo di collezionare da cui, ahimè, non mi affrancherò mai.

Michelangelo Pistoletto

[1] https://www.vaccarinews.it/news/Lamberto_Pignotti__e_i_francobolli_diventano_poesia_visiva/9503

[2] Nel 2016 è stata sottoposta all’attenzione dell’Accademia della Crusca la parola “petaloso” utilizzata da uno studente di scuola primaria durante un tema. L’insegnante ha inviato la richiesta di esaminare la possibilità di inserire l’aggettivo – che indica la presenza di tanti petali – all’interno del vocabolario italiano e dopo un esame da parte di linguisti dell’Accademia è stata accettata. L’inserimento nel vocabolario italiano, però, è avvenuto solo a seguito della diffusione nell’uso comune del termine petaloso che è entrato a parte così dell’immaginario collettivo.

* Edoardo Marcenaro lavora da venticinque anni come giurista di impresa in società multinazionali e ha come hobby l’arte moderna, contemporanea e post-contemporanea. È collezionista e curatore di mostre, essendosi negli ultimi anni concentrato su opere realizzate su banconote americane rigorosamente originali, dai dollari che Andy Warhol firmava alla fine delle sue feste alla Factory, fino ad arrivare ai dollari distribuiti da Edoardo a tutti i suoi amici artisti per trasformarli in opere d’arte