Frammenti da lontano, Modena guarda la Capitale. Intervista a Giuliana Benassi e Francesco Mazzoli

La Galleria Mazzoli di Modena presenta la nuova esposizione che raccoglie alcuni stralci della poetica contemporanea di Roma attraverso un racconto per immagini che analizza l’ordinario come generatore di straordinarietà

Il fiuto verso la novità più accattivante del momento è stato da sempre marchio di fabbrica della Galleria Mazzoli, quasi un fattore ereditario che, di generazione in generazione, non ha mai abbandonato i membri della famiglia che ancora oggi è a capo dell’impresa artistica. Come Emilio Mazzoli puntò tutto sulla graffiante personalità di Jean Michel Basquiat che proprio nella galleria inaugurò la sua prima personale il 23 maggio del 1981, suscitando critiche e polemiche che si sono poi sciolte nell’indubitabile qualità di un artista inevitabilmente destinato a passare alla storia, è oggi l’erede Francesco Mazzoli a non abbandonare mai il desiderio di ricercare sguardi inediti. 
L’dea di un’esposizione che racconti la Roma più autentica e attuale viene nel concreto portata alla luce dalla curatrice Giuliana Benassi e dagli artisti Giovanni de Cataldo, Alessandro Giannì, Luca Grimaldi, Diego Miguel Mirabella, Lulù Nuti, Adelisa Selimbašić e Gabriele Silli.
In Frammenti da lontano, disponibile per pubblico nello spazio modenese fino al 22 aprile, lo sguardo anticonvenzionale dedicato alla Capitale si pone la sfida di ricostruire, attraverso piccoli squarci, la lettura di una poetica odierna che rifugge la tentazione di ammantellarsi di un manifesto come il vecchio secolo ci ha invece abituato. Le avanguardie e le correnti sono concetti quanto mai lontani da un tempo come il nostro. Non sta nell’individuazione di un minimo comune denominatore la strada per scorgere ciò che è peculiare in una volontaria e indipendente pluralità.

Frammenti da lontano, 2023, exhibition view, Galleria Mazzoli, Modena. Photo Studioph

Abbiamo chiesto a Francesco Mazzoli perché guardare verso Roma e perché oggi la necessità di estendere lo sguardo verso la capitale è importante:  

Da cosa emerge l’esigenza di raccontare un “frammento” della proposta artistica della Capitale nella sua galleria a Modena?
FM: «L’idea nasce nel 2021 mentre stavamo preparando una collettiva di giovani americani che lavorano a New York, appartenenti alla generazione nata alla fine degli anni ’80. Un aspetto interessante che emergeva dalle loro opere era il rapporto critico verso la città e la società sviluppatasi dopo la rivoluzione digitale e finanziaria. Mi stimolava quindi la possibilità di mettere a confronto la risposta artistica della stessa generazione in una città italiana altrettanto complessa come Roma».

Come commenta lo stato di salute della scena artistica romana attuale? 
FM: «Stimolante, molto più che nel passato recente. È una città che sta tentando di riprendersi una posizione a livello internazionale e gli artisti più interessanti si muovono in questo senso. Cercano di uscire dall’autoreferenzialità presente in molti aspetti della Capitale».

L’impegno della sua famiglia si estende alle arti visive fino al settore editoriale. Dove si rintraccia il punto di incontro tra questi due mondi nella missione della Galleria Mazzoli ?
FM: «Il punto di incontro rimane sempre quello culturale. I libri sono ancora lo strumento primario per l’approfondimento critico e storico. È vero che la diffusione di immagini e informazioni avviene principalmente in modo digitale, ma il libro continua ad essere necessario per chi studia e ricerca, oltre che contribuire, con la sua fissità, a mettere ordine nel caos della rete». 

Frammenti da lontano, 2023, exhibition view, Galleria Mazzoli, Modena. Photo Studioph

Giuliana Benassi ci accompagna dentro il suo progetto curatoriale, ponendo in evidenza le peculiarità degli artisti da lei selezionati per concretizzare un’idea rimasta in fase di gestazione più di un anno. 

In che maniera credi che gli artisti che hai selezionato riescano a riflettere l’attuale proposta della scena artistica romana ?
GB: «A mio parere questi artisti riescono a riflettere la Roma di oggi come potrebbe farlo uno specchio rotto. Mettiamo da parte la scaramanzia. Intendo dire che sanno raccontarla in maniera frammentaria. Sono artisti sinceri, guardano e raccontano la realtà e come fossero delle sonde che da diverse prospettive la osservano ne danno una mappatura. Sono artisti che presentano una visione molto radicale, fuori dalla moda. Quello che vedo in questi artisti è qualcosa di nuovo e coraggioso, senza mai avere paura di sperimentare».

Ognuno degli artisti selezionati ha una propria singolare riconoscibilità ed è rara una coerenza tra le loro rispettive ricerche. Come sei riuscita ad attivare un dialogo tra proposte tanto divergenti ?
GB: «Bisogna proprio puntare all’incoerenza, ribaltare i canoni che hanno appiattito la messa in scena dell’arte. Occorre tirare fuori i punti deboli che magari in alcuni casi riescono a diventare punti di forza. Questo è ciò che penso degli artisti e che penso anche di Roma. Questa è una città difficile, ingrata, piena di difetti che partono dal quotidiano e arrivano alla distruzione della finalità del lavoro. A Roma si fatica molto ma è difficile costruire qualcosa di duraturo. Al tempo stesso, anche in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, le sue complessità ti portano ad aguzzare l’intelligenza, imparare a fare lo slalom tra le avversità. Qui non c’è coerenza, non si cerca quella. Vogliamo far venire fuori gli aspetti più pungenti di alcuni linguaggi».

Frammenti da lontano, 2023, exhibition view, Galleria Mazzoli, Modena. Photo Studioph

Pensi che gli artisti in mostra portino avanti delle ricerche in controtendenza rispetto agli interessi più diffusi sl giorno d’oggi? 
GB: «Gli artisti in questa mostra raccontano la trasformazione della materia  in molte forme. La materia ha a che fare con l’umano. Ammetto di non avere particolare interesse per la tecnologia. Penso che la caducità delle cose le renda interessanti. Trovo questa particolarità nel lavoro di tutti gli. Artisti che ho chiamato per questa mostra: per esempio la caducità della carne nelle opere di Adelisa Selimbašić; in Alessandro Giannì incontro invece la caducità dell’immagine: lui pensa a questo futuro nel quale si chiede se l’immagine sopravviverà e se lo farai in quale modo allora verra recepita. Questo è un immaginario che va oltre l’apocalittico, ciò che resta è quello che sfugge alla caducità della memoria. La tecnologia ci aiuta a trasportare il ricordo attraverso il tempo ma ne cambia inevitabilmente il contenuto perché cambia il mezzo attraverso cui la memoria viene esperita. In Luca Grimaldi, che in questa mostra si è cimentato sul tema pittorico del paesaggio, trovo invece una resistenza alla caducità nel soggetto da cui lui stesso prende ispirazione. Il paesaggio è da sempre il tema pittorico per eccellenza e dopo secoli ancora non perde la sua freschezza».

Frammenti da lontano, 2023, exhibition view, Galleria Mazzoli, Modena. Photo Studioph

Riconosci nella scena contemporanea un’esigenza di individualità e insofferenza all’incasellamento in categorie. Che valore ha quindi oggi una mostra collettiva?
GB:«Una mostra collettiva fuori Roma ha senso perché attiva tanti punti di energia differenti: per me sono punti di energia anche gli artisti, uso questo linguaggio che può sembrare esoterico ma io non pratico esoterismo. Negli studi degli artisti però è innegabile che si possa davvero essere investiti di questa forza e lavorando con loro sono la prima ad esserne colpita e che se ne arricchisce. In questo caso raccogliere queste energie diverse ha potuto dare luogo a una rappresentazione della realtà che è corale. La trasmissione del sapere e la diffusione delle idee avviene comunque, anche se non ci si sente accomunati da nessun manifesto e sotto il nome di nessuna corrente. La mostra prende forma da uno scritto, pubblicato nel catalogo della mostra. Gli artisti sono i personaggi di un racconto che li vede protesi, ognuno nella sua giornata tipo, verso un appuntamento comune. Sono l’incontro e il confronto al centro di questa mostra».

Info: www.galleriamazzoli.com

Frammenti da lontano
Giovanni de Cataldo, Alessandro Giannì, Luca Grimaldi, Diego Miguel Mirabella, Lulù Nuti, Adelisa Selimbašić e Gabriele Silli
a cura di Giuliana Benassi
fino al 22 aprile
Galleria Mazzoli – Via Nazario Sauro 62, Modena