Il Personale è Politico | Il Politico è Personale, una mostra sulla partecipazione a Verona Fiere

A febbraio, in occasione del XXI Congresso dello Spi Cgil, è stata presentata un'iniziativa dedicata all'arte a cura di Tiziano Tancredi

Dal 21 al 24 febbraio ha preso vita negli spazi della Fiera di Verona, in occasione del XXI Congresso dello Spi (Sindacato Pensionati Italiani) Cgil, la mostra “Il Personale è Politico| Il Politico è Personale” a cura di Tiziano Tancredi. I protagonisti della collettiva sono quattro artisti: Collettivo FX, Federica Di Pietrantonio, Guerrilla Spam, Verdiana Bove.

Le giornate si susseguono in un alternarsi di più momenti: da un lato il rito delle plenarie con voto palese (per alzata di mano) e con voto segreto (attraverso le urne), per eleggere i vari rappresentanti a più livelli; dall’altro interventi politici ed altri più leggeri volti al confronto intergenerazionale. Tanti i temi toccati da Mina Cilloni e dal segretario Ivan Pedretti, tra cui l’importanza della “partecipazione”. Proprio di fronte al crescente individualismo e alla forte disaffezione politica, lo Spi Cgil si offre come esempio di grande organizzazione in cui si concretizza la democrazia partecipativa.

“La libertà è partecipazione” recita la celebre canzone di Giorgio Gaber, e chi non ricorda l’espressione di Aristotele nella Politica: “l’uomo è per natura un animale sociale”? ζῷον sta per “essere vivente”, rappresenta la sfera personale, πολιτικòν pone l’accento sulla socialità dell’uomo, sul suo essere cittadino e quindi parte di una sfera politica. Dunque per realizzarsi come individui, per conquistare la propria libertà, la propria felicità personale è necessario “partecipare” della vita collettiva. Pericle nel discorso agli ateniesi del 431 a.C. disse: “un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private”.

La mostra a cura di Tiziano Tancredi si inserisce in maniera efficace all’interno di questo dialogo tra il “generale” e il “particolare”, tra comunità e singolo, andando a declinare artisticamente il concetto di complessità, parola che figura come uno dei sottotitoli del Congresso. Il titolo presenta il celebre slogan femminista degli anni ’70 coniato da Carol Hanisch Il Personale è Politico, accompagnato dal suo rovesciamento sintattico ma non di senso, Il Politico è Personale. L’allestimento è del tutto originale, lo spazio espositivo è stato progettato architettonicamente dal curatore stesso in forma di “S” squadrata. Il curatore ha scelto quattro artisti e artiste che possano accompagnare il visitatore in questo percorso alla scoperta di due sfere solo apparentemente separate.

L’Ingresso all’esposizione ha un carattere punk: da un lato si intravedono due casse di legno di Collettivo  FX, dall’altro un poster attaccato con dei chiodi al muro di Guerrilla Spam. Entrambi i collettivi (nati nel 2010) si occupano di arte pubblica, tra muralismo, poster art e azioni. Attraverso la pittura e il disegno, workshop e attività collettive in diverse realtà sociali legano strettamente il loro racconto al territorio in cui agiscono e alla popolazione che lo abita, creando delle operazioni che instillano idee di cambiamento, favoriscono un approccio critico nei confronti della realtà, scuotono il tessuto sociale. Qui, per la mostra veronese, Collettivo FX – nato a Reggio Emilia ed attivo in tutto il mondo, composto da un artista e altri coworkers provenienti da diversi ambiti disciplinari – ha creato un’opera community specific realizzata ad hoc per lo Spi Cgil (infatti questo manufatto assieme ad altri selezionati all’interno della mostra diventerà parte della collezione dello Spi Cgil). Si tratta di un ampio fregio, lungo 7 metri e composto da quadri 50×50 cm, in cui è rappresentata una grande manifestazione. Si scorgono volti e cartelli con scritte differenti, tratti da foto d’archivio della Cgil che descrivono i diversi cortei avvenuti nel corso del tempo, a partire dagli anni ’60 fino ad oggi. Le espressioni sono caricaturali e d’effetto, il tratto è deciso e con passaggi tonali poco graduali, tipico delle pitture murali, pensate per essere guardate da lontano. Racconta l’idea di una grande e variegata umanità in movimento e in cambiamento, che lotta per i propri diritti e valori, ma con un accento giocoso e autoironico. Lo sguardo curioso dello spettatore si sofferma volentieri su alcuni elementi distintivi delle diverse epoche.

Dall’altro lato del corridoio scorgiamo il poster intitolato “Saltare lo spazio” dei Guerrilla Spam, collettivo nato a Firenze – come spontanea azione non autorizzata di attacchinaggio negli spazi urbani – e poi trasferitosi a Torino. Anche qui ritroviamo l’utilizzo del bianco e nero, ma questa volta definito attraverso un disegno grafico e una composizione essenziale e volutamente schematica. Lo stile è ispirato all’arte rupestre, a quella africana subsahariana e al linguaggio contemporaneo delle emoji. Realizzata nel 2021 per essere posizionata all’ingresso della metro Cavour a Roma, l’opera fa riflettere sull’importanza di riappropriarci dello spazio pubblico e sentirlo come nostro. Nel percorso sinuoso della mostra, poco dopo incontriamo un’altra opera dei Guerrilla Spam: “Trittico alla mia nazione”. Opera pregiata, un olio su tavola, che si differenzia dal poster appena visto, più prosaico. Esposta su un piedistallo, l’opera riporta le stesse dimensioni e la stessa immagine esterna del “Trittico delle Delizie” di Hieronymus Bosch. Sulle ante, nella creazione del mondo rappresentata dai Guerrilla Spam però non c’è più un globo terrestre naturale, ma uno prettamente industriale, costellato di grattacieli e ciminiere fumanti, che viene acceso con un telecomando come fosse un’apparizione effimera. Gli artisti attualizzano la poesia di Pasolini “Alla mia nazione”, scritta nel 1961 come critica all’Italia di quel periodo storico, e la calano negli anni 2000. Ai lati due onde stanno per inghiottire la terra, al centro, tra lo stivale italiano e il palazzo della civiltà che cadono a picco nel cupo mare, uno scenario apocalittico: la terra rimasta a galla sembra infestata da creature maligne e corpi orripilanti di insetti e animali marini. Sono personaggi simbolici, metafore della violenza, della guerra, dell’avidità umana, dell’influenza ipnotica che hanno sulla massa i brand e i social network. Di fronte a questa situazione un uomo impugna nella mano destra una bandiera con su scritto “rivolta”, ma ha il volto coperto da un drappo e nell’altra mano tiene una tazzina di caffè – immagine dell’intellettuale che vuole fare politica comodamente dal proprio salotto. Lo stile del collettivo – sempre caratterizzato da un approccio simbolico e da un interesse socio-politico – nel 2016 (data del Trittico) è particolarmente influenzato dalla pittura fiamminga, predilige però una lettura grottesca e noire della stessa, che guarda a Dürer, Goya e Otto Dix.

Il Personale è Politico | Il Politico è Personale, exhibition view: Verdiana Bove, da sx: Stagione rossaBuio rosso, Stanza d’Inverno, 2023. Photo Flavia Rossi

Passiamo ora all’orizzonte semantico più intimo di Verdiana Bove e Federica Di Pietrantonio, due giovani artiste romane (classe 1996) che fanno parte di due spazi indipendenti della periferia della Città Eterna: Condotto 48 (Torre Angela) e Spazio in Situ (Tor Bella Monaca). Con Federica Di Pietrantonio entriamo nel mondo del virtuale. L’artista è attualmente a Manchester per svolgere una residenza di tre mesi presso SODA – School of Digital Arts. È interessata all’estetica dei videogiochi, facendo di un intrattenimento un luogo di ricerca. Per questa esposizione Di Pietrantonio presenta diversi suoi lavori recenti incentrati sul tema del “bagno” in una determinata accezione. “My bathroom is a public space” (2019) è l’opera in mostra più rappresentativa di questa sua nuova ricerca. Sulla scena, delineata con pennellate grafiche che riproducono perfettamente l’estetica digitale, compaiono due personaggi, o forse lo stesso in due momenti differenti, che si muovono all’interno di uno spazio domestico in cui, come nel videogioco The Sims, le pareti si abbassano e così è possibile vedere i corpi a metà tra una sezione e l’altra della casa (la camera da letto, il bagno al centro, la cucina vista da dietro). Il personaggio, totem dell’artista, si trova nel bagno, ma contemporaneamente abita tutta la casa. Il bagno risulta essere metafora del luogo domestico ed intimo per eccellenza. Probabilmente si guarda allo specchio, immagine significativa dell’incontro con noi stessi che sperimentiamo attraverso il riflesso: è così che scopriamo la nostra fisicità e letteralmente ci guardiamo dentro. Da qui la coscienza di sé, che ci porta ad agire anche nella collettività, nel pubblico, nel politico. Dunque “Il mio bagno è uno spazio pubblico”. La scoperta di chi siamo veramente, i nostri gesti quotidiani, i nostri intimi pensieri sono la premessa per ogni possibile azione politica, per ogni cambiamento collettivo. Il percorso di mostra va gradualmente concludendosi come a sfumare con le ultime opere esposte di Verdiana Bove. L’artista ama la poesia, e lavora specialmente sul tema della memoria e del ricordo. Attraverso la scelta di alcuni scatti fotografici nuovi (da lei stessa eseguiti) o del passato personale e familiare, si pone a contatto con sensazioni e sentimenti da lei vissuti in prima persona. Definisce la sua pittura una “nostalgia felice”. I suoi quadri rappresentano momenti che transitano tra passato e presente, ricordo, visione o desiderio. Il colore è stratificato, come lo sono i ricordi, e si espande in velature su velature, dove acrilico e olio si affiancano; l’olio lascia porosità e concrezioni. Ci soffermiamo sulle opere realizzate espressamente per questa mostra. “Stagione rossa”, “Buio rosso”, “Stanza d’inverno” compongono un trittico che narra la storia di una relazione affettiva, ciascuna tela ne individua una fase transitoria. “Stagione rossa” presenta l’immagine di due innamorati che si sorridono (le linee ci riportano al close-up di una fotografia). Le figure risultano però appiattite, grazie all’uso forte del giallo e del rosso. La stagione rossa dunque rappresenta l’illusione, il consumato lieto fine fiabesco o cinematografico che però non ha alle spalle la struttura e la complessità che un rapporto di coppia comprende.

Ritratto degli artisti e del curatore della mostra, Il Personale è Politico | Il Politico è Personale: Collettivo FX | Federica Di Pietrantonio | Guerrilla Spam | Verdiana Bove, a cura di Tiziano Tancredi, XXI congresso nazionale Spi-Cgil, 21-24 febbraio 2023, Fiera di Verona. Photo Flavia Rossi

Nel secondo quadro la campitura rossa viene invasa dal blu, probabilmente la profondità data dalle difficoltà, dalle incomprensioni, o semplicemente dal tempo. Nell’ultimo quadro viene rappresentato l’esito infelice di una relazione: un rapporto cercato, vissuto e poi infine mancato. Alla base della tela rimane un volto, quasi un autoritratto dell’artista, che si intravede sulla superficie di una vasta area marroncina, la terra, che a metà quadro si trasforma in uno sconfinato cielo (come spesso accade nelle opere di Bove). Un luogo freddo, invernale, e chiuso come una stanza: si tratta della solitudine. Nelle ultime due opere che seguono (Stagione sola I, Stagione sola II), viene indagata la solitudine non come momento malinconico, bensì come luogo di rinascita: la donna rappresentata riemerge finalmente sulla superficie di un mare scuro che la chiudeva. Si tratta di quella consapevolezza di sé che è atto personale prodromo di una connessione nuova col l’”altro”, con la collettività. É quel guardarsi allo specchio, quel guardarsi dentro – descritto efficacemente in un’altra opera di Di Pietrantonio che troviamo affianco – che ci permette di autodeterminarci, e dunque finalmente di entrare anche nella sfera politica.