La mostra di Gao Bo inaugura lo spazio veneziano di IN’EI

La galleria, specializzata da anni in arte e design dell’Asia Orientale, apre a Venezia con un progetto che dialoga con il mondo europeo

GAO BO 高波 OFFERTA Venezia-Himalaya, 2023, exhibition view, IN’EI, Venezia. Photo Francesco Niccolai. Courtesy Galleria IN’EI

Apre a Venezia nel sestiere San Polo, IN’EI, una galleria con una nuova prospettiva per promuovere l’arte contemporanea. Uno spazio ameno che si affaccia sul Canal Grande dedicato ad artisti e opere da Cina, Giappone e Corea. Gao Bo, con la sua prima personale in Italia, è l’interprete tra i più rappresentativi del leitmotiv della location: «L’intenzione è quella di lavorare con pochi e selezionati nomi su cui si è deciso di investire – dicono Hélène Dubois fondatrice della galleria con Patrice Dumand, conoscitori ed esperti del mondo asiatico – innescando percorsi a lungo termine con artisti affermati ed emergenti, valorizzando gli autori e producendo lavori ad hoc specificamente concepiti per noi. Il nostro obiettivo è una proposta che comprenda e metta insieme arte e design. Con questa prima mostra vogliamo accogliere un pubblico di appassionati e presentare opere e pensieri profondamente radicati nella cultura asiatica, ma anche rivelare una specifica sensibilità e proporre un’interpretazione dei rapporti tra diversi bacini culturali».
Fotografo e performer cinese naturalizzato francese, Gao Bo è nato nella provincia di Sichuan, in Cina, nel 1964 e dal 1990 vive tra la Francia e la Cina. Nel 1983 si è diplomato all’Istituto di Belle arti di Sichuan, Chongquing, e nel 1987 si è laureato all’Istituto di Belle Arti dell’Università Tsinghua a Pechino. Nel 2003 inizia anche la sua attività come architetto creando un suo studio battezzato BoArchi. È stato Professeur Invité al Fresnoy Studio National des Arts Contemporains e dopo un periodo passato alla Cité Internationale des Arts a Parigi, si trasferisce a Vernon, in Normandia. Nel 2019 ha ricevuto l’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.

GAO BO 高波 OFFERTA Venezia-Himalaya, 2023, exhibition view, IN’EI, Venezia. Photo Francesco Niccolai. Courtesy Galleria IN’EI

Fino al 24 aprile la mostra GAO BO 高波 OFFERTA Venezia-Himalaya, curata da Pietro Gaglianò, ci racconta un percorso eccezionale, decennale, un ritorno nel panorama culturale internazionale dopo una lunga pausa. L’opera principale della mostra, che ha dato vita al progetto, Mandala offering, Tibet, è un’installazione ambientale composta da 1000 pietre, numero che nella cultura tibetana definisce l’infinito, di diretta ispirazione alle pietre marniy, elemento devozionale della spiritualità buddista tibetana. Su ogni pietra, Gao Bo ha impresso i ritratti fotografici di donne e uomini, giovani e anziani, e una serie di numeri che rimandano alla disumana pratica della numerazione dei prigionieri, atto di spersonalizzazione praticato da tutti i regimi. Tra i ritratti un omaggio al poeta tibetano recentemente scomparso Lu Beng Ci Ten.
Mandala offering, Tibet, realizzata nel 2012 e oggi reinterpretata, nasce dal forte legame dell’artista con la cultura tibetana ed è un’offerta alle persone rappresentate e a tutto il loro popolo, ma anche una riflessione sulla vita, sulla morte, sulla memoria e sulla relatività del tempo, una mostra fortemente desiderata anche dall’artista stesso in questo particolare e delicato momento storico. Per sottolineare il messaggio Gao Bo ha creato un neon con la scrittura non verbale a cui ha dato vita: “Il n’ypas de langue qui ne soit pas dangereuse” (Non c’è una lingua che non sia pericolosa), una frase che definisce l’intera visione dell’artista. Serviva una lingua ex-novo, vergine, che non fosse stata usata per violenze, per abusi e sopraffazioni.

«Per ogni opera che realizzo – spiega l’artista – cerco di dare non più di uno o due messaggi che nascondo nel lavoro stesso, perché non voglio che sia un’imposizione al pubblico, per questo la scrittura inventata é per tutti o per nessuno». Le pietre sono come una vera offerta, infatti, nelle intenzioni dell’artista l’opera completerà il suo viaggio solo quando verrà acquistata da qualcuno che la riporterà in Tibet. Un “ritorno” che verrà documentato in un documentario girato da Gao Bo insieme al collezionista, che chiuderà un ciclo e, come una sorta di “liberazione”, aprirà una nuova fase. Presenti altre opere a completare il fil rouge dell’esposizione come Duality Portrait, lavoro proveniente dalla stessa area di ricerca che da molti anni lo vede impegnato in un intenso, empatico e a volte dolente dialogo con la cultura tibetana ed è parte di una serie che affianca volti e maschere. Il ritratto, cuore pulsante del rapporto che l’artista ha edificato con le donne e gli uomini del Tibet, viene usato come medium per la tessitura di una storia collettiva in cui i volti escono dall’anonimato della moltitudine e vivono una originale simbiosi come soggettività precisa e come simbolo di una vasta comunità. Mentre l’inedito lavoro A Thousand Silent Prayers, è invece un portfolio in uno speciale cofanetto a tiratura limitata (25 copie) firmato dall’artista, con dieci incisioni realizzate dalle fotografie di Mandala offering.

GAO BO 高波 OFFERTA Venezia-Himalaya, 2023, exhibition view, IN’EI, Venezia. Photo Francesco Niccolai. Courtesy Galleria IN’EI

Eccezionale è il libro d’artista TIBET 1985-1995. Una pubblicazione che offre un accesso privilegiato al lavoro di Gao Bo e al suo rapporto con la cultura himalayana attraverso le immagini scelte tra le diverse migliaia scattate in 35mm. Composto da due quaderni in edizione limitata e numerata (da 1 a 50), raccoglie 146 stampe già presenti in collezioni di prestigiosi musei e istituzioni di tutto il mondo.
«La sensibilità per la materia, il soggetto di molte delle opere e un sentimento speciale del tempo appartengono alla parte asiatica della educazione culturale di Gao Bo – sottolinea Pietro Gaglianò – il lessico adottato, le scelte linguistiche, l’inclinazione per la figura sono invece ascrivibili al mondo europeo. In tal modo, sperimentando convergenze inedite, tutte profondamente autentiche, l’osservazione del suo lavoro può dare una risposta a un’importante questione storica: le conseguenze culturali della colonizzazione europea sono ancora in corso e nel tempo presente è quanto mai importante affrancare l’espressione artistica tanto dalla condanna neocoloniale di localismo, di tipicità, di folklore quanto dalle tendenze dettate dai sistemi di mercato». In effetti l’artista è tra i massimi rappresentati di una vera fusione tra ponente e levante, tra culture apparentemente lontane eppure cosi vicine. Forse solo luoghi comuni e sguardi superficiali classificano ancora l’arte in base alla provenienza. «Si fa sempre un paragone tra Oriente e Occidente – sottolinea Gao Bo – io non mi faccio più questa domanda, così come il confronto tra arte contemporanea e classica, per me l’arte ha un senso totale». Non a caso l’artista trae ispirazione e fascino non solo nel suo percorso di studi asiatico e soprattutto dal Tibet ma dalle teorie di Marcel Duchamp e della tecnica e storia di Caravaggio. Luci, ombre, riflessi ma gli stessi soggetti “gli ultimi” sono emblematici nel rimarcare quanto le opere di Gao Bo rimandino ai straordinari lavori di Michelangelo Merisi. IN’EI, quindi rappresenta una vera realtà didattica, una galleria che non vuole seguire i soliti giochi di mercato ma si concentra su un lungo percorso di integrazione e comunicazione dedito a raccontare e valorizzare gli artisti in se ma da anche forte rilevanza al messaggio e all’obiettivo che si vuole perseguire.

GAO BO 高波 OFFERTA Venezia-Himalaya, 2023, exhibition view, IN’EI, Venezia. Photo Francesco Niccolai. Courtesy Galleria IN’EI

Le opere di Gao Bo sono state esposte ed acquisite da musei, istituzioni collezioni private in Cina, Francia ed altri paesi tra i quali si segnalano il Museo d’arte contemporanea di Fukuoka in Giappone e la Maison Européenne de la Photographie a Parigi. Altre personali da ricordare sono quelle alla galleria Vu a Parigi, al Festival Internazionale di fotografia ad Arles, al Rockbund Art Museum di Shanghai. Gao Bo ha ricevuto numerosi premi per la sua opera tra i quali il Prix d’Or al festival Visa per l’immagine di Perpignan nel 1989 ed il premio tedesco Unesco-Kommission nel 1998. È stato uno degli artefici della creazione del Festival Internazionale di Fotografia di Pingyao in Cina di cui ha assunto la co-direzione dal 2001 al 2005. In questo periodo si impegna profondamente nella missione di protezione dell’eredità culturale dell’area di Pingyao e provincia inserita nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Per IN’EI é solo l’inizio, conclusa questa esposizione, decisamente da visitare, partirà una seconda sempre dedicata a Gao Bo e alla scrittura e poi un ricco programma per tutto il 2023, come la mostra dell’architetta coreana Jin Hee Park, invitata al padiglione Corea della Biennale Architettura 2016 o dell’architetto giapponese Satoshi Itasaka, presente al padiglione Giappone della Biennale Architettura del 2023. 

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