A Piazza Cavour l’opera che invita a riflettere sugli orrori della guerra

A un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, Gianfranco Meggiato realizza una scultura simbolo del ricongiungimento tra i popoli

A un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, Piazza Cavour a Roma ospita l’installazione, curata da Alessandro RomaniniL’incontro. Simbolo di Pace, realizzata dallo scultore veneziano Gianfranco Meggiato, il cui scopo è un invito alla riflessione. L’iniziativa è stata promossa da BAM di Giulia Abate e Maria Isabella Barone, al loro secondo progetto di arte pubblica dopo The Lobster Empire di Philip Colbert, ospitato a Via Veneto. Con questo progetto BAM rinnova il suo compito e si fa punto di incontro tra l’arte e la bellezza della città di Roma. Il progetto, realizzato con il patrocinio del Municipio Roma I Centro, si avvale della curatela di Rocco Guglielmo e Alessandro Romanini.

L’opera, allestita di fronte al Palazzo di Giustizia, sede della corte Suprema di Cassazione, simboleggia una trincea, una fortificazione militare, realizzata con sacchi di juta su cui l’artista ha scritto riflessioni e pensieri di pace di alcuni dei più importanti personaggi del Novecento. Al centro, una scultura in lega di alluminio marino, intitolata L’Incontro, una Musa silente la quale rappresenta l’importanza del ricongiungimento tra i popoli e la conquista della libertà.
L’inaugurazione del 24 febbraio, giorno esatto dello scoppio della guerra, ha visto anche l’apertura nella Galleria Mucciaccia della mostra Muse Silenti, in cui sono presentate una selezione di sculture realizzate da Meggiato, tra cui il modello scultoreo dell’istallazione di Piazza Cavour. Lo scultore si è lasciato ispirare dai grandi maestri del Novecento: da Brancusi per la sua ricerca dell’essenzialità a Moore per il rapporto interno-esterno delle sue maternità, fino a Calder per l’apertura allo spazio delle sue opere. Lo spazio entra nelle opere di Meggiato e il vuoto diviene importante quanto il pieno. L’artista modella le sue sculture ispirandosi al tessuto biomorfo e al labirinto, che simboleggia il tortuoso percorso dell’uomo teso a trovare sé stesso e a svelare la propria preziosa sfera interiore. Lo scultore inventa il concetto di “introscultura”, in cui lo sguardo dell’osservatore viene attirato verso l’interiorità dell’opera, non limitandosi alle sole superfici esterne. La sfera lucida centrale, spesso presente nelle opere di Meggiato, rimanda alla parte più recondita dell’ uomo nella quale si specchiano, come un accumularsi di esperienze, tutti i reticoli intricati dei labirinti interiori delle sue sculture. Come a dire che i momenti più complicati della vita, in realtà, possono essere i più importanti, perché spesso sono proprio le crisi che portano ad acquisire consapevolezza.

Come sottolinea l’artista: «In questo particolare momento storico, pieno di contrasti e di tensioni, proporre il tema dell’incontro e del dialogo tra diversi, assume un alto significato simbolico. Il tema delle Muse Silenti, mai come ora, con una guerra in corso nel cuore dell’Europa, diventa un simbolo di sconvolgente attualità a difesa dei nostri valori e della nostra cultura dalla barbarie della guerra». L’installazione realizzata per Piazza Cavour, con i suoi sacchi di juta destinati ad un rapido disfacimento, vuole simbolicamente porre l’accento sul tema della caducità della natura umana, con la sua naturale tendenza al fallimento. La Musa posta al centro della barricata, guida i popoli verso la libertà. È un messaggio di speranza dello di Meggiato, ma un monito a procedere con rapidità verso la pace. Il curatore Romanini sottolinea come l’artista – che dal 2017 tratta temi scientifici e sociali tramite la messa in opera di grandi installazioni pubbliche con opere monumentali nelle piazze di diverse città del mondo – indaghi i temi centrali dell’esistenza e della contingenza, attraverso una forma di elaborazione di pensiero in forma plastica, che parlano dell’uomo e dell’esistenza. Opere scultoree, installazioni che svolgono il ruolo di dispositivi per costringere l’osservatore a un coinvolgimento attivo, una stimolazione alla riflessione, mediata da una dinamica legata al genius loci, come nel caso di questo episodio romano. Un’opera che rappresenta anche una riflessione metalinguistica, una forma espressiva che mentre si dipana riflette anche su stessa, sul linguaggio e quindi sul ruolo dell’arte e dell’artista in questa specifica congiuntura storica.

L’assessora municipale alla Cultura, Giulia Silvia spera che quest’opera faccia riflettere non solo sulla guerra tra Russia e Ucraina, ma su tutte le guerre: «L’opera di Meggiato vuole rappresentare un abbraccio collettivo e il significato profondo della sua installazione è che bisogna superare le proprie trincee interiori e le proprie solitudini per ritrovarsi in un grande abbraccio corale. Questa installazione è importante anche per il centro storico di Roma, che ha la necessità di ritrovare la sua contemporaneità. E per questo motivo il primo Municipio vuole muoversi nella direzione di portare l’arte contemporanea, nelle vie, nelle piazze, per farla diventare davvero pop collegandola con l’attualità, con quelle tematiche con cui tutti noi, nel bene e nel male, ci troviamo a dover fare i conti quotidianamente».