“Dieci artisti curano le ferite di Roma”, questo l’intento della nuova mostra alla galleria De Luca, ideata e curata da Spazio Taverna, visitabile dal 24 febbraio.
In piazza Campitelli la galleria De Luca, per il secondo appuntamento dei DLProjects, apre le porte a 10 opere di 10 artisti differenti, di diverse generazioni e unici nel loro approccio all’arte. Ciascuno di essi è stato invitato a realizzare un’opera su un foglio bianco, con l’intento di ricucire una ferita storica della città. Nel particolare, ad ogni artista è stato assegnato un evento di rottura, in cui Roma ha tradito se stessa: questi eventi sono ancora parte dell’inconscio collettivo della città, nascosti sotto frenesia e confusione. Gli artisti selezionati sono Elisabetta Benassi, Giulio Bensasson, Enzo Cucchi, Silvia Giambrone, Rä di Martino, Lulù Nuti, Luigi Ontani, Pietro Ruffo, Gabriele Silli e Marco Tirelli. Gli eventi assegnati, invece, sono anch’essi vari e coprono la storia di Roma dall’uccisione di Giulio Cesare alla morte di Pier Paolo Pasolini ed Aldo Moro.
Marco Bassan, curatore di Spazio Taverna, ci ha così spiegato la nuova sinergia che la mostra vuole creare, tra artisti, storia, memoriae traumi: «Queste ferite di Roma risiedono ancora oggi nell’inconscio collettivo della città, mentre molti dei luoghi che sono stati teatro di questi tradimenti sono chiassosi e distratti. Per affrontare queste ferite è quindi necessario attivare una carica simbolica, cioè quella capacità immaginifica e visionaria tipica degli artisti contemporanei». In altre parole, ogni artista ha plasmato le sue pratiche artistiche per esprimersi su un foglio. Come ci hanno raccontato gli artisti stessi, la sfida è stata complessa e stimolante, tanto da un punto di vista concettuale quanto pratico e simbolico. Il risultato è straordinario, l’armonia della sala dove sono esposte le opere permette allo spettatore di immergersi nelle ferite della città. Ludovico Pratesi, direttore artistico di Spazio Taverna, ce lo racconta: «Per la prima volta è stato chiesto agli artisti di curare dieci ferite con un’immagine simbolica, e prontamente hanno risposto , ognuno con la propria sensibilità e secondo il linguaggio espressivo adattato alla pratica del disegno su carta».
La mostra accompagna il visitatore alla riscoperta di questi traumi, accogliendolo con riferimenti storici e biografici, permettendo a chiunque di comprendere la potenza del territorio romano, prima ancora di vivere l’esperienza delle opere d’arte. Ogni foglio, ormai non più bianco, coinvolge e scuote, riportando alla memoria una storia, fin troppe volte, nascosta e dimenticata. Alcune opere arrivano in modo dirompente ed istantaneo, altre, hanno bisogno di tempo e riflessione, ma tutte lasciano un segno nella nostra entità e coscienza.