Alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma ha aperto le porte alla nuova mostra “Amici o Pittori” di Marco Emmanuele. In quest’occasione saranno esposte 16 tele, tutte della medesima misura 50×40, esito di un progetto ben più complesso, realizzato con gli artisti Marco Affaitati, Paolo Assenza, Orazio Battaglia, Dario Carratta, Giulio Catelli, Valerio Di Fiore, Marco Eusepi, Krizia Galfo, Alessandro Giannì, Luca Grechi, Charlotte Janis, Emiliano Maggi, Andrea Mauti, Gianni Politi, Fabrizio Sartori e Caterina Silva.

Nel corso del 2022, infatti, i sedici pittori invitati da Marco Emmanuele si sono incontrati, a due a due, sperimentando una cosiddetta “pittura relazionale”. Ciascuna coppia di pittori ha dato vita ad una sessione nella quale uno dei due eseguiva la propria opera e l’altro la seguiva, utilizzando gli stessi pennelli e gli stessi colori. I ruoli tra i due venivano poi invertiti. Lo strumento per consentire al “secondo” artista di seguire l’opera del “primo” consiste in un originale macchinario, realizzato da Marco Emmanuele e da lui chiamato Drawing Machine #5.2. L’invenzione della macchina è legata alla sua formazione da architetto, da sempre affascinato dai pantografi utilizzati già dal 1600.
L’uso di un macchinario consente di fondere l’aspetto meccanico e vincolato del tratto pittorico con la manualità dell’artista chiamato ad utilizzarlo. Il tratto dell’artista “guida” e del suo “clone” vengono così a fondersi per il tramite di una macchina.
Oggetto di esposizione, nella mostra, non sono le opere, per così dire, “originali”, bensì solo quelle realizzate dal “secondo” guidato dalla macchina. La macchina funge da mediatrice in una sorta di simbiosi artistica nella quale l’opera ha un autore immediato (il ‘secondo’ artista) il quale ha materialmente eseguito l’opera esposta, ed uno mediato (‘il primo’ artista) alla creatività del quale l’opera stessa è riconducibile. L’opera esposta presenta i segni e gli errori dell’interpretazione dei gesti del proprio amico o pittore. Le tele esposte sono tutte parte di un’unica opera, diversi elementi di un progetto ideato da Marco Emmanuele che lo ha definito “un unico corpo con 17 teste”.

Il titolo della mostra è “Amici o pittori” e la ragione del titolo ce lo ho spiegato Marco Emmanuele. L’esperimento della dissociazione tra l’autore materiale di un’opera e del suo concepimento rappresenta un modo originale ed intenso di scoprire il ruolo dei legami umani nella creazione artistica. La mostra vuole dunque essere un’indagine sull’amicizia, sui rapporti tra arte e comunicazione. Il progetto esposto ci comunica un nuovo linguaggio, frutto di un rapporto, intermediato da una macchina, tra l’artista ideatore e l’artista chiamato a replicare la tela del compagno. Il “pensiero” del primo utilizza e guida il “gesto” del secondo. L’esposizione finisce con l’avere ad oggetto non solamente le tele, ma anche il tempo passato insieme per crearle; tempo in cui ogni coppia ha dimostrato la propria assoluta unicità, apportando alla propria copia errori e segni , come traccia di sé nel gesto di qualcun altro.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione di un libro edito da “Aniene”, piccola casa editrice romana, che, insieme alle immagini dei quadri esposti, riporta una serie di brevi conversazioni sull’amicizia e sulla pratica pittorica. In apertura del testo leggiamo due domande di Marco Emmanuele ai 16 artisti: una agli amici “siamo vivi poiché in quanto esseri evidenti di noi se ne accorgono gli altri?”, ed una ai pittori “Viene prima il pensiero o il gesto?”.
Proprio come nella sessione di pittura relazionale, ogni artista ha potuto scegliere di agire in risposta allo stimolo di Marco Emmanuele, di esporsi in modo unico ed individuale, mostrando le sue caratteristiche e il suo pensiero.