Physis and rendering di Vincenzo Marsiglia: spazio tangibile, spazio virtuale

La ricerca di Marsiglia affronta il rapporto tra fisico e digitale, trasformando lo spazio a partire dal rendering di quello che l’occhio vede

Physis and rendering è la nuova personale di Vincenzo Marsiglia al VISIONAREA Art Space di Roma, a cura di Davide Silvioli con la collaborazione di Davide Sarchioni. La mostra è organizzata con il supporto della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele.

Vincenzo Marsiglia, Physis and rendering. Foto di Roberto Vignoli

L’artista concentra il suo ultimo lavoro sul rapporto tra la realtà tangibile e la realtà virtuale. Presenti le serie Fold, Modus, Star stone, Prospect, per poi proseguire con NFT e fotografie digitali eseguite con il dispositivo Hololens 2: visore di ultima generazione a realtà mista e aumentata, che Marsiglia sta sperimentando. «La mostra si chiama Physis and rendering perché si basa sul rapporto tra fisico e digitale. La parola “rendering” viene utilizzata perché vi è una renderizzazione di quello che l’occhio vede ed è lo spazio stesso che viene trasformato», racconta l’artista. 
Il percorso di Marsiglia si lega alla formulazione del suo codice distintivo, la stella a quattro punte, l’UE – Unità Marsiglia, che diventa quasi un “logo” del suo operato. L’ossessività della ripetizione di questo simbolo si è espressa attraverso stoffe, ceramica, pietra, vetro, carta, articolandosi secondo variazioni continue di ritmo e di forma. Essenziale il contatto che instaura tra ciò che si vede e ciò che si immagina grazie alla frequentazione di media digitali: monitor lcd, ledwall, visori, che si rinnovano di pari passo con le tecnologie che progrediscono. Dal punto di vista estetico il suo lavoro si può avvicinare all’Astrazione geometrica, il Minimalismo, l’arte Optical.

Vincenzo Marsiglia, Physis and rendering. Foto di Roberto Vignoli

Nella mostra, su alabastri, l’artista crea questo foro a quattro punte che mappa la forma del blocco materico e dalla forma stessa si genera la possibilità di vedere oltre la pietra, idea che può richiamare Lucio Fontana, ma che restituisce anche un effetto di trapasso di luce, perché l’alabastro si illumina grazie alla luce. Marsiglia utilizza l’Hololens 2 in due maniere: come registrazione di quello che vede, realizzando performance di un percorso che crea focalizzandosi su diversi punti, o realizzando uno scatto fotografico tramite il dispositivo. Quest’ultimo traguardo del suo percorso è stato presentato per la prima volta qui a Roma in questa mostra. L’Hololens 2, è un dispositivo che capisce esattamente dove stai guardando, così che adatta gli ologrammi al tuo sguardo in tempo reale. Su due spazi frontali sono presentate due serie di opere collegate composte entrambe da pellicola cronica: i cartoncini sono i progetti e la realizzazione sono i vetri posti di fronte. La pellicola di cronica è particolare perché cambia colore in base al tuo spostamento ma anche in base all’incidenza della luce. Marsiglia presenta poi gli NFT: acronimo di Not Fungibile Token, sono realizzati utilizzando lo stesso linguaggio di programmazione delle criptovalute, come Bitcoin o Ethereu. Tale acronimo significa che i token, un oggetto con un valore particolare, sono insostituibili, rappresentano la proprietà di un bene unico. In queste opere si realizza un rapporto tra lo spazio, il luogo, e questa sorta di scultura come fosse un origami in movimento: «Ho realizzato questo video con il sound che interferisce sul movimento dell’intera opera: non è la parte visiva che interviene sulla musica, ma è la musica che interviene sulla parte visiva e dà questo muoversi particolare di sfarfallamenti e di effetti optical», dice l’artista. Infine Marsiglia ha combinato NFT e ologrammi in una scultura 3D: «è una scultura fisica e allo stesso tempo non è tattile, ma ti dà possibilità di vedere il materiale», spiega. 

Vincenzo Marsiglia, Physis and rendering. Foto di Roberto Vignoli

«La peculiarità di Marsiglia – commenta Emanuele – risiede nell’individuare sempre nuove soluzioni per lavorare sulla realtà aumentata e sviluppare in modi innovativi la possibilità di interagire con lo spazio reale attraverso la tecnologia. L’interesse dell’artista si focalizza in particolare sul dialogo fisico/digitale, che è il mezzo per mettere in relazione la dimensione visionaria di chi fa arte con il mondo concreto e tangibile che ci circonda. La mostra Physis and rendering si qualifica dunque come un vero e proprio viaggio esperienziale, laddove il potere delle tecnologie è anche questo: far vivere esperienze nuove e creare inedite visioni». 

Vincenzo Marsiglia, Physis and rendering. Foto di Roberto Vignoli

Vincenzo Marsiglia, nato a Belvedere Marittimo (CS), classe ’72, ha studiato all’Istituto d’Arte di Imperia e all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Si è diplomato in pittura e ha iniziato la sua attività espositiva negli anni Novanta, con mostre personali e collettive in gallerie, musei e spazi pubblici, in Italia e all’estero. È docente presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED di Como e l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Ha esposto in diverse sedi prestigiose: alla Biennale d’Architettura di Venezia, alla Fondazione Dino Zoli di Forlì, alla Casa del Mantegna di Mantova, al Museo di Palazzo Collicola di Spoleto, al Museo del Presente di Rende. Ciò che stupisce è il sostanziale avvicinamento tra ciò che non conosciamo e ciò che conosciamo, che crea un cortocircuito visivo di grande impatto. Marsiglia dichiara: «Questa esperienza romana è stata molto importante perché ho avuto la possibilità di relazionarmi con la storia stessa, e soprattutto di approfondire l’uso dell’Hololens 2 nella città».

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