Tra rinnovamento e memoria: la mostra itinerante della Collezione Farnesina

L’arte contemporanea italiana approda in Asia con una mostra che racconta due secoli di storia attraverso le opere dei suoi grandi artisti 

Enzo Cucchi, Gesù, 2000. Courtesy l’artista e Galleria Mazzoli. Foto © Rolando Paolo Guerzoni 

A cura di Achille Bonito OlivaLa Grande Visione Italiana. Collezione Farnesina è un progetto di mostra itinerante che – da febbraio a ottobre 2023 – porterà a Singapore, Tokyo, New Delhi e Seoul le opere di artisti e artiste che hanno impersonificato l’identità dell’arte italiana nel XX e XXI secolo. La Collezione Farnesina nasce alla fine degli anni Novanta dal desiderio dell’allora Segretario Generale Umberto Vattani di promuovere all’estero il fervore della cultura italiana contemporanea e allontanare il pregiudizio di essere un paese subordinato alla sua eredità classica, rinascimentale e barocca. Allo stesso tempo, uno degli scopi della collezione era quello di rendere l’arte contemporanea uno strumento vitale di diplomazia culturale che, partendo dagli spazi non convenzionali del Ministero degli Affari Esteri, si diramasse in tutti gli Istituti di Cultura sparsi nel mondo per raccontare l’Italia di oggi e creare un dialogo interculturale.

Daniele Puppi, London Calling, 2015-2014 (versione verde) 

Seguendo un criterio tematico e non cronologico, la mostra attraversa il tempo dalle Avanguardie storiche all’odierno avvento del digitale. Dal Futurismo di Umberto Boccioni alla Metafisica, dall’Arte Povera di Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Gilberto Zorio, Pino Pascali, Mario Merz e Mario Ceroli fino alla Transavanguardia di Enzo Cucchi, Paladino, De Maria, Chia e Clemente. Dall’Astrazione informale di Alberto Burri, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Mimmo Rotella, alle istallazioni sonore di Daniele Puppi, le ricerche di Luigi Ontani, Giuseppe Gallo, Delice Levini, Loris Cecchini, Sarah Cicarì, Domenico Bianchi, Pietro Ruffo, Fabrizio Plessi, Marco Tirelli, Matteo Basilé, Vanessa Beecroft. Da qui emergono visioni che spaziano dalla storia alla geografia, da una sensibilità novecentesca alla spinta verso la modernità, dall’intimismo al confronto, dalle emergenze ambientali alle migrazioni e le nuove povertà sino al dialogo e l’incontro. 

Carla Accardi, Gioco rosso, 2007. Collezione Paola Marino. Foto © Massimiliano Ruta 

Le settantadue opere scelte da Bonito Oliva raccontano l’articolazione di una storia dell’arte che esalta il valore della memoria della propria tradizione e ne testimonia la permanenza, la ricchezza tematica nella ricerca di nuove forme in cui si mantiene un equilibrio tra continuità e rottura così come una capacità di immaginare un futuro possibile e realizzabile. Come scrive il curatore «la storia non è brutale contenuto, ma citazione di un linguaggio che è anche spettro di una condizione alienante e di sopraffazione. L’arte in realtà è una domanda sul mondo e frutto di un dialogo con il proprio tempo. In questo senso la collezione della Farnesina è frutto di una strategia che poggia sul dialogo e non sulla celebrazione delle cose». Uno sguardo al passato proiettato verso il futuro in cui l’arte diventa strumento politico e di diplomazia culturale dove i confini mentali dell’individuo si estendono per abbracciare una storia condivisa. In questo modo, l’opera del singolo artista diventa la possibilità di scoprire i cambiamenti sociali, politici e filosofici delle diverse tendenze che hanno caratterizzato i focosi decenni del XX e del XXI secolo, anche grazie alla narrativa che scaturisce dalla collettività delle opere in mostra che servono come specchi antropologici di una cultura che si racconta attraverso l’immagine.

Vanessa Beecroft, Untitled, 1996. Collezione privata. Foto © Lilian Istrati 

«I viaggi di queste opere sono importanti per chi le ha create ma anche per le ambasciate all’estero perché esse offrono la preziosa occasione di organizzare incontri con accademie, università centri di ricerca, istituzioni culturali, residenze di artisti, scambi di idee e tavole rotonde», aggiunge Vattani. Rispetto al percorso artistico italiano raccontato in mostra sarebbe molto interessante capire come le rispettive esperienze storico-culturali di paesi con tradizioni millenarie apparente lontane si possano relazionare al lavoro e al messaggio che questi artisti e artiste trasmettono con le loro opere. Conclude Bonito Oliva affermando che «l’arte italiana, documentata dalla collezione della Farnesina, conferma la propria identità che poggia sulla ricerca di una forma capace non solo di documentare la realtà del proprio tempo ma anche di rappresentare un possibile futuro attraverso l’immagine». In un mondo sempre più interconnesso, vedo in questo progetto l’occasione per invitare paesi stranieri a presentare loro volta in Italia la collezione simbolo del proprio panorama artistico per capire come si possano trovare punti di incontro che ispirino a conoscere e approfondire le diversità, all’insegna della crescita personale e la costruzione di un senso collettivo internazionale che si serva della sensibilità creativa degli artisti per creare nuove brillanti possibilità di collaborazione per il futuro. 

Afro, Arena 74, 1974. Collezione privata. Foto © Archivio Afro 

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