Grande affluenza per l’opening della mostra d’arte digitale NOT Built in a Day, tenutosi il 25 gennaio, presso la Maison Bosi. L’esposizione, curata da Serena Tabacchi e realizzata in partnership con l’azienda Cinello, propone una selezione di opere d’arte native digitali di 14 artisti italiani e internazionali, che potranno essere collezionate sotto forma di DAW® (Digital Artwork), una tecnologia innovativa e brevettata a livello mondiale che garantisce e certifica l’unicità di un file digitale. Gli artisti hanno scelto di realizzare dei DAW® per tutelare le loro creazioni, garantendo così anche il collezionista da eventuali copie non autorizzate o furti. I lavori proposti sono phygital, ossia concepite digitalmente ma esposte fisicamente, completamente inediti e strizzano l’occhio all’arte pop, al design e alla pittura ma in una veste nuova, a tratti onirica ed esclusivamente digitale. Ogni opera è accompagnata da un certificato di autenticità, memorizzata in un dispositivo hardware protetto da brevetto tramite crittografia che ne garantisce l’unicità ed esposta in un monitor sul quale è possibile fruirle de visu.
Agli artisti è stato chiesto di realizzare un progetto che avesse come protagonista una riflessione, in termini sia filosofici che estetici, su Roma, città eterna che sopravvive da secoli e sul richiamo che quest’ultima ha dato all’evoluzione del digitale. Come spiega la curatrice: «Il titolo ci porta a riflettere sul significato di eterno e sulla nostra innata tensione verso il futuro. Così come le nuove tecnologie hanno introdotto il concetto di provenienza tracciabile, immutabilità e unicità certificata di un file altrimenti riproducibili all’infinito, la storia della città di Roma ci riporta a questo sentimento collettivo di costruzione, mattone dopo mattone, blocco dopo blocco, fino ad arrivare ad una costruzione nel tempo di dati che formeranno le basi di possibili scenari futuri per l’arte».
Tra gli artisti in mostra vi sono Vittorio Bonapace, Simone Vezzani, Fabiano Speziari e Danilo Falà, Max Papeschi, Laurina Paperina e Boreal Sebastian Arburola. Inoltre, è possibile ammirare Untitled 1988, di Keith Haring, esempio di opera frazionalizzata grazie ad ArtSquare.io, startup italiana con base a Londra attraverso la quale è possibile acquistare e scambiare shares di opere d’arte.
Nei giorni dell’esposizome, fino al 16 febbraio, sarà possibile partecipare a workshop e incontri con gli artisti e la curatrice insieme ad esperti del settore, allo scopo di far conoscere il digitale e le sue applicazioni artistiche, capirne insieme la sua tutela, collezionismo e fruizione.