La strega si trasforma persino in vento è la prima personale in galleria di Giulia Mangoni, classe 1991, inaugurata a dicembre negli spazi romani di Operativa e aperta fino al prossimo 25 febbraio.
La mostra, curata da Beatrice Benella, presenta una produzione di nuove opere con cui l’artista italo-brasiliana indaga il folclore della Ciociaria, sua terra natale, coniugando le immagini della tradizione orale con quelle emerse dalla memoria collettiva e l’immaginario archivistico. L’artista sovverte i confini tra finzione e realtà, evocando nei suoi lavori un mondo naturale ricco di fenomeni magici e forze fantasmatiche che coesistono con il quotidiano. L’insieme di antiche storie popolari locali trovano manifestazione all’interno dei quadri dell’artista, dando vita a un racconto corale popolato da figure marginalizzate sotto le sembianze di fantasmi, animali incantati, gnomi e lupi mannari radunati in dipinti che ne enfatizzano i temi fantastici, rivelando così una straordinaria fedeltà all’assurdo.
L’arte intima e al contempo collettiva di Mangoni costruisce un universo di mitologie personali che oscilla tra il grottesco e il fantastico, costellato da creature bizzarre, un bestiario immaginario per l’esplorazione di mondi paralleli e narrazioni misteriose. L’intera narrazione della mostra è costruita su interventi che sottendono un’ambiguità spaziale e compositiva. Reinterpretando i miti antichi del meraviglioso, la figura-archetipo della strega assume all’interno del percorso espositivo un ruolo cruciale: essere ibrido e sfaccettato, figura umana evanescente, incarna il simbolo di un immaginario onirico in grado di reinventarsi attraverso la trasformazione e l’immaginazione.