The Age/L’Età. Emma Talbot e la mitologia dell’imminente

Dopo la mostra alla Whitechapel Gallery, le opere della vincitrice del Max Mara Art Prize for Women arrivano in Collezione Maramotti

Emma Talbot, The Age/L’Età, exhibition view, Collezione Maramotti. Ph. Dario Lasagni

“Entra in sintonia con la possibilità di una crescita empatica”. La frase, riportata a caratteri corsivi in Ruins, uno dei due pannelli di seta dipinti ad acrilico, presentati dall’artista britannica Emma Talbot negli spazi reggiani della Collezione Maramotti, racchiude con grande efficacia la metodologia filosofica, prima ancora che progettuale, dell’artista britannica, vincitrice, nel 2020, dell’ottava edizione del Max Mara Art Prize for Women. Con The Age/L’Età, mostra già allestita, dal 30 giugno fino al 4 settembre, alla Whitechapel Gallery di Londra e trasferita, fino al 19 febbraio 2023 al primo piano dello spazio voluto da Achille Maramotti, l’artista conclude il percorso di residenza di sei mesi in Italia, nel corso del quale ha avuto la possibilità di soggiornare a Reggio Emilia, Roma e nei dintorni di Catania, luoghi in cui non solo la deposizione di storia e di manufatti, ma anche l’adozione di metodologie operative innovative e attente a preservare gli equilibri naturali, hanno consentito all’archivio mentale di Talbot di arricchirsi e di generare nuove possibilità creative. 

Emma Talbot, The Lernean Hydra, 2022, acquerello e gouache su carta Khadi. Courtesy l’artista. Ph. Carlo Vannini

Innanzitutto, il progetto deve l’intitolazione all’età avanzata della donna scelta da Talbot come protagonista di una storia in due episodi (al sopracitato Ruins segue, parallelo e disposto in diagonale nella stanza, Volcanic Landscape) dipinti ad acrilico su due grandi teli rettangolari in seta, della grande scultura di The Age, collocata in prossimità di uno dei lati corti della stanza, e dei dodici studi ad acquerello e gouache, anch’essi in mostra. A offrire l’espediente iconografico per l’anziana figura è il capolavoro del 1905 di Gustav Klimt, Tre Età della Donna, custodito alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La striscia di Ruins parla di un’era ostile, una cultura di distruzione, aggressione e avidità: all’amaro di una constatazione simile, che collide con la grafia infantile, attenta a non sfondare oltre i limiti dello spazio concesso ai bambini, fa eco, tuttavia, un’ipotesi di soluzione. Il segreto, per Talbot, sta nel sintonizzarsi con la possibilità di una crescita empatica, di respirare all’unisono con gli altri esseri viventi, e, al di là di ogni vaga suggestione idealistica, si arricchisce di indicazioni pratiche: usa e valorizza le risorse rinnovabili, scrive, o altrimenti affronta l’ombra della morte.

Emma Talbot, dettaglio di Volcanic Landscape, 2022, acrilico su tela. Courtesy l’artista. Ph. Carlo Vannini

Analoga la temperatura emotiva di Volcanic Landscape: anche la seconda striscia, infatti, è contrassegnata da moniti che non sfociano mai in attacchi frontali, ma che mantengono i toni dell’invito gentile ad ascoltare i ritmidella natura. In entrambi i cicli la donna, che sulla base della rappresentazione klimtiana usa i suoi lunghi capelli per mettere una distanza tra sé e il mondo, è per Talbot l’eroe improbabile di un’avventura, riproposta anche nel video di The Trials, situata tra le macerie del prossimo futuro e indirizzata alla costruzione di un futuro impostato sull’idea di cura, di equilibrio. Una vicenda che, innescata da espedienti mitologici fondati sulla violenza sistematica – la storia di Ercole e delle dodici fatiche è stata approfondita dall’artista durante alcune visite al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – viene riconvertita in una missione il cui approccio è orientato alla condivisione. Dalle dodici fatiche di Ercole, dunque, ai dodici principi della permacultura – un metodo di progettazione agricola che, basandosi sull’osservazione del luogo, cerca di far convivere il soddisfacimento dei bisogni umani con il rispetto dell’ecosistema – con i quali l’artista ha avuto modo di familiarizzare nel corso del suo soggiorno in Sicilia, in un sito alle pendici dell’Etna. Il criterio di sostenibilità, infine, anima –  soprattutto nella selezione dei materiali – la grande scultura di The Age, dove le striature del corpo della donna, le rughe dell’età avanzata, sono realizzate in collaborazione con il reparto maglieria di Max Mara, mentre il portale, che allude tanto a una dimensione altra quanto all’idea di maternità, è il frutto della cooperazione con l’archivio di maglieria Modateca Deanna. 

Emma Talbot, dettaglio di Ruins, 2022, acrilico su tela. Courtesy l’artista. Ph. Carlo Vannini

Emma Talbot, The Age/L’Età
fino al 19 febbraio
Collezione Maramotti – via Fratelli Cervi,66, Reggio Emilia
info: www.collezionemaramotti.org

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