È al Madre di Napoli che viene ospitata la prima retrospettiva italiana su Jimmie Durham, artista poliedrico e ironico. Una mostra composta da 150 opere in continuo dialogo tra loro, articolata lungo tutto il terzo piano del museo. L’immagine che traspare è quella di un artista complesso che, di primo acchito, ci appare in una forma spezzettata per poi ricomporsi in mente alla fine della mostra come un grande arazzo.
Le opere messe in mostra raccontano tutti gli aspetti dell’artista e i temi sui quali ha lavorato. Essenziale infatti è l’idea politica e culturale di Durham legata all’Occidente e all’Asia che viene magistralmente raccontata attraverso i suoi lavori facendo sì che questo faccia da filo conduttore. Osservando le opere appare chiaro il concetto di Eurasia sul quale Durham ha lavorato tantissimo raccontando con sculture, poesie, testi, disegni e performance l’invadenza dell’occidente e il legame tra quest’ultimo e l’oriente battezzando l’Europa, Eurasia. Il lavoro di Durham è stato per tutta la vita incentrato sulla decodificazione e decostruzione di immagini e simboli che compongono il linguaggio dei sistemi dominanti come accade nell’opera totale Museum of european normality ideata e creata grazie alla collaborazione con l’artista Maria Theresa Alves, fatta di video, fotografie, fumetti, mappe, riviste e testi di studio che mettono in mostra i processi di normalizzazione delle narrazioni fatte sull’identità europea a discapito di altre. A ciò, come si può facilmente intendere, si unisce una profonda critica sociale ma anche un grande senso dell’umorismo il quale permea la maggior parte delle opere dell’artista soprattutto quelle basate sulle critiche alle questioni di genere e all’arte stessa come accade nei lavori Self portrait with traditional scottish kwilt, Euroman, In the beginning was the word e Anti-Brancusi in cui con ironia contesta patriottismo, maschilismo, religione e arte. Inoltre, l’artista presenta anche un profondo interesse per la scienza. Esemplificativa è la frase messa in mostra e in calce alle opere d’argomento scientifico: «Il mio lavoro è basato su un’idea di scienza come curiosità, come un nuovo modo di vedere le cose, indagarle senza preconcetto per arrivare al cambiamento e all’innovazione. Questo è ciò che la scienza significa per me: una serie di idee predefinite, un’accettazione di scoperta, un’inaspettata visione della realtà. Questa percezione di ricerca scientifica è importante per me».
Jimmie Durham: humanity i s not a completed project
a cura di Kathryn Weir
fino al 10 aprile 2023
Museo MADRE – Via Luigi Settembrini, 79, Napoli