È morto Alberto Asor Rosa, storico della letteratura e grande saggista italiano

Protagonista del discorso culturale e politico dell’ultimo mezzo secolo, Asor Rosa è morto a Roma a 89 anni

Classe 1933, professore di Letteratura Italiana a La Sapienza di Roma, deputato del PCI, Alberto Asor Rosa è stato uno dei grandi studiosi della nostra letteratura e del rapporto tra letteratura e ideologie politiche. Allievo di Natalino Sapegno, Asor si era laureato discutendo con Sapegno e Ungaretti una tesi su Vasco Pratolini, tesi diventata poi un libro. Negli anni ha analizzato il mutamento antropologico degli ultimi decenni, il passaggio dal popolo alla massa, e il rapporto della sinistra intellettuale con il proletariato. Un interesse, quello del rapporto tra intellettuali e potere, che è rimasto costante nella sua vita. Per cinquantadue anni docente a La Sapienza, ha dedicato la sua ricerca alla storia della letteratura: da quella ideata negli anni Settanta per la Nuova Italia alla Storia europea della letteratura italiana (Einaudi, 2009), insieme alla direzione della Letteratura Italiana pubblicata in 20 volumi tra il 1982 e il 2000 e la collaborazione con la Letteratura italiana Laterza, diretta da Carlo Muscetta.

Pur essendo un italianista, subito dopo Scrittori e popolo scrisse un saggio su Thomas Mann. E a partire da L’ultimo paradosso(1985) si dedicò a saggistica, memorialistica e narrativa in maniera più libera. Ne L’alba di un mondo nuovo (2002) tornò alla sua storia familiare, con il padre impiegato delle ferrovie e la gioventù a piazza Tuscolo. Dopo L’alba scrisse Storie di animali e altri viventi (2005) tutto dedicato a personaggi non umani e di nuovo nel 2010, con Assunta e Alessandro, tornò a raccontare dei suoi genitori. Ci sono, ancora, due volumi di racconti. I racconti dell’errore (2013) e Amori sospesi (2017), in cui molte delle situazioni narrate hanno un fondo autobiografico. Nel 2019 è comparso da Einaudi un saggio su Machiavelli e l’Italia intitolato Resoconto di una disfatta.

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