Christmas time: la National Gallery di Londra svela il presepe di Piero della Francesca appena restaurato

Per anni creduto incompiuto, la Natività torna dopo un restauro di 15 mesi, sciogliendo il mistero: il dipinto raffigura la visione di Santa Brigida di Svezia


Per anni creduto incompiuto, grazie all’ultimo restauro, la Natività di Piero della Francesca, ha sciolto un mistero di lunga data: non si trattava di un non finito ma, secondo la National Gallery di Londra, l’immagine rappresenta una versione profonda e commovente della nascita di Cristo, vista attraverso gli occhi della santa e mistica del XIV secolo Brigida di Svezia.
Il dipinto è appena tornato in mostra a Londra, dopo oltre 15 mesi di meticoloso trattamento conservativo nei laboratori museali.

La storia del dipinto e dei suoi avventori è lunga e piena di misunderstanding. Tanto per cominciare, non è una piccola pala d’altare come si pensava una volta. Documenti del 1500 rivelano che il dipinto (124,4 cm x 122,6 cm) fosse appeso nella camera da letto del palazzo di famiglia di Piero come opera devozionale per la contemplazione privata. Nel 1515, al centro di una disputa familiare, fu valutato molto bene e non descritto come incompleto, mentre altri due quadri furono specificati come incompiuti. La Natività rimase in famiglia fino al 1825, quando fu inviata a un parente fiorentino, già in cattivo stato e reduce da qualche ridipintura.
Quando la National Gallery lo acquistò, nel 1874, il pannello di legno era rotto, il dipinto macchiato e i pastori avevano subito una pulizia così abrasiva che le loro immagini erano state consumate fino al disegno sottostante. Tuttavia, il museo allora pagò una cifra enorme per il dipinto (£ 2.415, quasi il doppio di quanto ha pagato contemporaneamente per Marte e Venere di Botticelli). Durante il restauro del 1884, la galleria rimase scioccata dalle condizioni sottostanti e dallo stato danneggiato del pannello di pioppo, un successivo restauro del 1950 fu troppo interventista e il dipinto si rivelò anche estremamente fragile. Mentre il lavoro del 1950 ha tentato di affrontare le maggiori perdite di vernice, non ha fatto molto per correggere la precedente pulizia eccessiva, in cui, in particolare, le teste dei pastori erano state quasi completamente rimosse.

Jill Dunkerton, restauratrice senior della National Gallery, ha ora avuto il compito immensamente impegnativo di restaurare il quadro. Uno dei ritrovamenti più piacevoli e sorprendenti del restauro è avvenuto in una delle zone forse meno notevoli del dipinto: le piccole pietre grigie della struttura stabile dietro le figure. Qui, il ritocco della vernice abrasa ha rivelato una macchia di pietre più chiare in un’area, portando lo spettatore a rendersi conto che c’è, in effetti, un raggio di luce, parte dell’interpretazione individuale e molto originale di Piero di un elemento importante di Santa Brigida visione: raggiante attraverso un buco nel tetto di paglia della stalla. È questo che indica il pastorello, insegnandoci a testimoniare noi stessi la luce. La mancanza di ombre proiettate nell’immagine – inizialmente interpretata come incompiutezza dell’immagine – può essere interpretata ora come amplificazione di questo aspetto visionario. I pastori stessi non erano affatto incompiuti, solo «orribilmente abrasi per l’eccessiva pulizia – dice Dunkerton – fortunatamente il bellissimo disegno sottostante di Piero sopravvive ancora». Ora le figure, nei loro pigmenti terreni, si allontanano proprio come dovrebbero. Il resto delle altre perdite sono state corrette con pennelli molto piccoli e precisi, e la vernice si è accumulata lentamente, in contrasto con gli interventi del passato.

La grazia e l’eloquenza delle figure, la ricca morbidezza e luminosità dei colori, equilibrio e armonia, spiritualità e potere narrativo, vengono adesso pienamente fuori dal dipinto. La Vergine è umilmente inginocchiata su un promontorio roccioso, in adorazione del Cristo bambino, che giace nudo a terra davanti a lei. Le sue braccia si protendono verso di lei, come nella visione di Santa Brigida, mentre gli angeli forniscono un accompagnamento musicale polifonico. Dietro di loro, il terreno scende per guidare lo sguardo attraverso il tortuoso paesaggio umbro del San Sepolcro natale di Piero. Due pastori, l’anziano Giuseppe e un bue e un asino testimoniano questa visione. Ed è a questa qualità visionaria che è stata data una nuova dimensione rivelatrice. La più grande rivelazione, per Dunkerton, è stata notare attraverso quest’intervento, quanto l’intero quadro si sia unito, rivelando ancora una volta il magistrale gioco di luce, colore e spazio. Perfino la gazza, appollaiata sul tetto della stalla, è fondamentale per ancorare la composizione. Alla fine, è arrivata a capire che il quadro deve essere appeso all’altezza delle spalle, come sarebbe stato nella camera da letto del palazzo. Ciò consente miracolosamente all’intero paesaggio, dal suo primo piano scarno e inclinato al suo lontano paesaggio umanizzato, di occupare uno spazio pittorico e psicologico enorme.

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