A cinquant’anni da una sua piccola personale, torna a Bologna la pittura di Patrick Procktor, tra i protagonisti del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta. Il 3 dicembre inaugura infatti a Palazzo Bentivoglio la mostra Patrick Procktor. A view from a window, a cura di Tommaso Pasquali, con l’allestimento di Davide Trabucco.
Il percorso monografico si sviluppa a partire da un nucleo di opere della collezione permanente di Palazzo Bentivoglio: una selezione di una sessantina di lavori, fra dipinti, acquerelli e disegni, datati dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta, una ricerca ostinatamente figurativa, connotata da grande indipendenza, per quanto del tutto calata nel suo tempo: una porzione di mondo, come quella – appunto – visibile ad apertura di finestra.
Nel campo della figurazione, Procktor tracciò un suo personale percorso, dagli esordi sperimentali, sulla scorta di Bacon e Vaughan, alle reciproche influenze con David Hockney, fino a giungere presto a uno stile ben riconoscibile. In pittura e soprattutto nell’acquerello, l’artista è stato in grado di caricare di tensioni nuove e personali i generi tradizionali del ritratto e del paesaggio, calandoli nell’autobiografia e mettendoli in discussione, in un costante gioco ironico tra profondità della rappresentazione e valori di superficie.
Nella prima sala sono esposte opere che raccontano la Londra degli anni Sessanta e Settanta, i ritratti degli amici come lo stilista Ossie Clark, l’interior designer Christopher Gibbs e il regista Derek Jarman, e quelli di committenti più istituzionali come Lord Montague o il conte Amherst, e quelli ancora dei figli adottivi. All’ingresso, una struttura a gabbia di Davide Trabucco ospita un acquerello di Procktor, che raffigura una coppia di vasi di Picasso ritratti in casa dell’amico Cecil Beaton, accostandolo agli stessi due vasi di Picasso provenienti dalla collezione di Palazzo Bentivoglio. In una saletta laterale, uno schermo mostrerà invece due scene tratte da A Bigger Splash (1973) che vedono protagonisti Hockney e Procktor, una breve apparizione di Jarman nei panni di Procktor nel film di Stephen Frears Prick Up Your Ears (1987) e un estratto dal documentario sull’artista del 1988 My Britain.
Alla produzione su tela è interamente dedicata la seconda sala della mostra, dove l’evoluzione dell’artista ci porta dal baconiano Lovers (1963), di collezione privata italiana, fino a Vedette Pont Neuf, Paris del 1989, passando per l’iconico Gervase I (1968), il primo di una lunga serie di ritratti dedicati da Procktor al giovane amante Gervase Griffith, aspirante rocker e suo modello per due anni.
La lunga serie di opere della terza e ultima sala conduce infine ai primi anni Novanta. Insieme ad alcune opere londinesi, sono esposti per lo più acquerelli dedicati agli amici, anche italiani, e ai viaggi, con la presenza di grandi fogli dedicati a Venezia, città amata e frequentata, ma anche soggetto che Procktor tornò volentieri a sviluppare anche dalla sua casa di Manchester Street.