Ha inaugurato a Palazzo delle Esposizioni la mostra Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978, progetto espositivo promosso da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo, a cura di Daniela Lancioni.
Nel contesto di Mostre in mostra, ciclo con il quale il Palazzo delle Esposizioni propone la ricostruzione di alcune tra le più significative vicende espositive che hanno caratterizzato il panorama artistico romano a partire dal secondo Novecento, la mostra ripropone ai visitatori l’omonima esposizione inaugurata alla storica Galleria dell’Oca di Roma il 15 marzo del 1978, frutto della collaborazione tra Luisa Laureati Briganti, fondatrice della galleria, e i galleristi Luciano Pistoi e Gian Enzo Sperone.
All’epoca la mostra presentava una scelta allestitiva del tutto inusuale per il proprio tempo: accanto ai lavori di Merz, principale esponente dell’Arte Povera, i principali pittori italiani del Novecento, abbattendo le barriere stilistiche, cronologiche e ideologiche, facendo convivere la Neoavanguardia – che in nome di un rapporto autentico con il mondo aveva rinunciato alla pittura – con i più celebri pittori italiani della prima metà del XX secolo.
Riproporre oggi quella mostra significa ragionare sulla cultura recente, in particolare sull’allentarsi delle rigide etichette e “compartimentazioni” che segnarono gli anni Settanta e sul fenomeno definito, in maniera inadeguata, del “ritorno alla pittura”. Le tre opere di Mario Merz esposte nel 1978 alla Galleria dell’Oca sono in mostra al Palazzo delle Esposizioni insieme ad un’altra che venne presentata contemporaneamente nella sede romana della galleria di Gian Enzo Sperone. Nel loro insieme questi lavori rappresentano una sintesi dei tratti essenziali del lavoro dell’artista e dei temi che con maggiore frequenza appaiono nella sua opera: i neon, i numeri di Fibonacci, l’igloo, la cera, l’animale tassidermizzato, le fascine e le immagini dipinte su tele non intelaiate.
Nella mostra dell’Oca, Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio e Severini furono tutti rappresentati con opere realizzate nell’arco dei loro anni più prolifici, quasi tutti esposti oggi a Palazzo delle Esposizioni. Come nella prima edizione, i criteri adottati per la ricostruzione della mostra comportano al tempo stesso un approccio filologico e un certo grado di approssimazione. Il primo sta a fondamento dell’iniziativa e permette di ricostruire le circostanze e l’entità della mostra originaria. L’approssimazione, invece, è quella nella quale il progetto si distende affinché la mostra attuale abbia una sua completezza e sia godibile. Nelle parole della curatrice, Daniela Lancioni: «si tratta, pur sempre, di un segmento di ricerca da consegnare ad altri studiosi con la speranza che lo possano completare e arricchire».
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dall’Azienda Speciale Palaexpo, pubblicato con un ampio apparato iconografico, con i contributi, oltre che della curatrice, di Paola Bonani e Francesco Guzzetti e completato dalla cronologia, redatta da Giulia Lotti, sull’intera attività della Galleria dell’Oca, dall’anno della sua fondazione nel 1965 sino alla chiusura nel 2008.