Sono pronto al flagello, un titolo quasi premonitore quello dell’opera di Jago che lo scorso 5 ottobre era stata vandalizzata fino a essere ridotta in pezzi. Un lavoro dal forte valore simbolico e di denuncia contro il razzismo, raffigurante un giovane profugo sdraiato a terra sul ponte di una nave, collocata sul ponte degli Angeli a Castel Sant’Angelo a Roma ad agosto.
L’atto vandalico aveva portato il comune di Roma a rimuovere i resti dell’opera ormai pericolosi, nella speranza di poter recuperare la scultura. Oggi, a distanza di mesi Jago pubblica sui social il filmato che immortala un gruppo di ragazzi camminare verso la scultura. Sono pochi secondi: le tre persone vanno verso l’opera sollevandola a piene mani da terra. «Fortuna che c’erano le telecamere altrimenti ci saremmo persi questa performance di gruppo», scrive l’artista su Instagram. Il gruppo di vandali, messi in fuga dall’arrivo dei vigili urbani, era intanto riuscito a spostare l’opera. Secondo quanto emerge da un altro filmato, consegnato dalla Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali alla polizia locale, in un secondo momento un gruppo di sette persone sarebbe ricomparso accanto alla statua, stavolta riducendola in pezzi.
Mentre i vandali non sono stati ancora identificati, il naufrago di marmo è nelle mani di Jago per un eventuale restauro. L’intenzione iniziale sarebbe stata quella di riposizionarlo nello stesso posto con l’obiettivo di continuare a promuovere il grande valore simbolico dell’opera che aveva viaggiato sulla nave dell’Ong Sos Mediterranee, da Marsiglia a Siracusa, e poi fino a Roma dove sarebbe dovuta rimanere fino al 5 novembre prima del danneggiamento che l’ha compromessa. Sono pronto al flagello sarà battuta all’asta per un milione e 250 mila euro: l’intero ricavato sarà devoluto a un’associazione che si occupa di supportare i profughi.