Studio la Città torna a occuparsi del futuro del pianeta in un momento storico dove il cambiamento climatico rappresenta una vera emergenza umanitaria, fino al 14 gennaio, un’esposizione ad hoc ospita tre artisti che affrontano diverse tematiche con più supporti e tecniche artistiche. Michael Najjar propone una selezione di lavori di grande formato tratti dalla recente serie cool earth nella quale documenta non solo gli effetti causati dal surriscaldamento globale, ma anche i risvolti economici, culturali e soprattutto tecnologici del nostro prossimo futuro.
L’artista tedesco, presente in importanti musei e realtà istituzionali, punta i riflettori su possibili scenari di un mondo post fossile, affiancando immagini di una natura apocalittica (vulcani in eruzione, ghiacciai che collassano, coste che si ritirano) a foto di vere e proprie opere di ingegneria climatica. Tra le opere anche due grandi video proiezioni che mettono in contrapposizione i due elementi primordiali di fuoco e acqua, in un loop di immagini riprese in Islanda e in Antartide. I due lavori ti accompagnano a profonde riflessioni travolgendoti con suoni e colori spettacolari. «Un dialogo fatto da immagini – sottolineano Francesco e Anna Tampieri, una coppia di collezionisti modenesi presenti al vernissage – ci siamo innamorati del video sul fuoco, è di forte impatto emotivo», appassionati di video-art fanno parte di CoC, Collection of Collections, un’associazione composta da collezionisti nata per condividere un archivio e consentire a studenti e curatori di visitarlo per tirocini e studi: «abbiamo conosciuto Studio la Città a Bologna ad Artefiera perché è tra le prime gallerie in Italia a portare video nelle fiere. Inizialmente eravamo molto legati alla computer grafica, poi ci siamo avvicinati più a temi sul sociale e questa mostra ne rappresenta alcuni davvero importanti».
Najjar non si accontenta di essere tra i nomi più apprezzati a livello internazionale ma sarà il primo artista nello spazio, infatti da diversi anni è in contatto con Virgin Galactic per prepararsi a quello che rappresenta un obiettivo unico e irripetibile «dallo e nello spazio – ci dice Michael – possiamo osservare la Terra con un’altra visione, capire e studiare l’impatto che possono avere le nuove tecnologie spaziale su di noi e come possono migliorarci. Lo spazio può darci risposte che ora non abbiamo».
Nelle sale di Studio la Città anche In the Forest loudly Falling Silent, una doppia personale di Giorgia Severi, Ravenna 1984 e Andre Woodward, Newport Beach 1977. Severi presenta tre serie distinte: Macaronesia, raggruppa una selezione di opere che raffigurano le specie arboree e gli endemismi a rischio di estinzione nell’omonimo arcipelago tra le Isole Canarie e Madeira. Un lavoro, tuttora in corso, che parte dal trasformare in opere frammenti di paesaggi resilienti ed antichi, come la millenaria foresta laurisilva considerata un fossile vivente, porzioni di luoghi che stanno mutando notevolmente a causa del surriscaldamento terrestre. Grazie a tecniche come il frottage e il calco in gesso ha mappato alcune specie a rischio e statisticamente già estinte e allo stesso tempo ne ha conservato la memoria «i colori delle opere – afferma Giorgia Severi – sono più rappresentativi del luogo in quel momento piuttosto che della pianta in sé, un vero e proprio fermo immagine. Queste tecniche, il rilievo calcografico e il rilievo a contatto, mi aiutano meglio a raccontare quello che sta accadendo perché interviene una parte di dato molto reale che è quello del contatto fisico, dell’azione attiva dentro il paesaggio». Il secondo gruppo di lavori in mostra è tratto da Can’t see the Forest for the Trees. Prendendo dalla tempesta Vaia del 2018, l’artista rappresenta il cosiddetto effetto farfalla generato dalle varie problematiche ambientali dimostrando come tutto in natura sia collegato. In Ghiacciai, l’ultima serie esposta, Severi registra in scala 1:1 l’immagine della superficie lapidea attuale di alcuni ghiacciai italiani tra cui il Presena, il Comprensorio dell’Adamello, la zona del Brenta e la Majella. Opere su carta realizzate direttamente in loco durante le sue scalate rappresentative di quelle che erano grandi lingue di ghiaccio e ora superfici di rocce nude. A ribadire l’importanza dell’esposizione anche il collezionista Roberto Pasqua di Bisceglie «considero Studio la Città la galleria più innovativa e dinamica della città. Trovo il programma sempre stimolante per i temi attuali e di ricerca, come nel caso della mostra in corso. E su questo baso la scelta della mia collezione, cioè sono attratto da artisti che trattano i temi più correnti ed un’estetica che si allinei alla mia».
L’ultimo artista è il californiano Andre Woodward con la rappresentazione, attraverso la fotografia, di una natura che scompare realizzando piccole e grandi immagini dedicate agli alberi secolari della sua regione presenti nelle foreste di Ancient Bristlecone, Coastal Redwoods e Giant Sequoia. Questi alberi sono considerati gli organismi viventi più antichi, più alti e più pesanti del pianeta e vivono in foreste che potrebbero non esistere tra vent’anni. Tre anni fa, poco prima della pandemia, un incendio devastò il Big Basin State Park, il parco statale più antico della California che ospita le sequoie costiere più antiche e più alte delle montagne di Santa Cruz. Lo stesso è accaduto anche più recentemente nel Sequoia National Park dove è bruciato il 10% della popolazione matura di sequoie giganti. L’artista, che proprio in quel momento si trovava in campeggio nel Parco Nazionale di Sequoia con la sua famiglia, fu costretto a lasciare il parco, osservando impotente le foreste bruciare. Questa esperienza è stata la fonte del nuovo lavoro di Woodward «queste opere – dice l’artista – devono essere viste come ritratti piuttosto che come paesaggi. Questi alberi vivono con me in California. Sono orgoglioso di condividere la mia casa con loro, di avere l’opportunità di camminare in mezzo a loro, toccare la loro corteccia e respirare il loro ossigeno». Una selezione di fotografie esposte sarà venduta a sostegno e tutela dei parchi di sequoie e parte del ricavato sarà devoluto al Sequoia parks conservancy knp complex recovery fund.