Fine di un’era: Alessandro Michele lascia la direzione creativa di Gucci

Dopo sette a capo della direzione creativa, Alessandro Michele lascia la maison. Ecco le migliori campagne in collaborazione con gli artisti

«Ci sono momenti in cui le strade si separano in ragione delle differenti prospettive che ciascuno di noi può avere». Dopo un susseguirsi di rumors è purtroppo arrivata la conferma ufficiale: Alessandro Michele, l’iconico direttore creativo di Gucci lascia la maison del gruppo Kering di cui era alla guida dal 2015.

Alessandro Michele, “Lallo” per chi lo seguiva dagli inizi, comincia a lavorare da Gucci nel 2002: da disegnatore di accessori diventa presto stretto collaboratore dell’allora direttrice creativa Frida Giannini, fino ad arrivare a disegnare le collezioni donna, stravolgendo l’estetica di Gucci e lanciando uno stile già inconfondibile che è diventato dominante nel mondo della moda.
Nel 2015 viene nominato direttore creativo della maison, lavorando per anni insieme all’amministratore delegato Marco Bizzarri, anche lui in carica dallo stesso anno. Il successo di Alessandro Michele per Gucci è stato un progresso costante non solo di fatturato, ma anche, e soprattutto, di consenso e notorietà. Collezione dopo collezione, l’immaginario di Michele ha prodotto immagini memorabili che hanno condizionato il linguaggio della moda, grazie a un’inconfondibile estetica genderless che puntava tutto sull’esaltazione della diversità, lo stilista ha di fatto aperto un discorso che è diventato invasivo sulle passerelle di tutto il mondo.
Sotto la gestione amministrativa di Bizzarri e quella creativa di Michele, Gucci è diventata l’azienda più profittevole del gruppo Kering, che controlla anche aziende come Saint Laurent e Balenciaga.

Ma dopo anni in cui il fatturato è cresciuto fino a sfiorare i 10 miliardi di euro, la spinta all’acquisto ha iniziato a rallentare, e le performance del marchio nell’ultimo anno e mezzo sono state al di sotto delle aspettative del proprietario di Kering, François-Henri Pinault, che avrebbe chiesto allo stilista di ripensare interamente il brand. Il designer non avrebbe risposto “adeguatamente”, e di qui la rottura. Nel comunicato congiunto Bizzarri, Presidente e CEO di Gucci, scrive: «Ho avuto la fortuna di incontrare Alessandro alla fine del 2014. Da allora abbiamo avuto il piacere di lavorare fianco a fianco, mentre Gucci tracciava il suo percorso di successo, nel corso di questi ultimi otto anni. Voglio ringraziare Alessandro per il suo impegno ventennale in Gucci e, per la sua visione, dedizione e amore incondizionato per questa Maison unica, negli anni da Direttore Creativo». Mentre Pinault ha dichiarato: «La strada che Gucci e Alessandro hanno percorso insieme negli ultimi anni è unica e rimarrà un momento eccezionale nella storia di questa Maison. Sono grato ad Alessandro per aver portato così tanto di sé in questa avventura. La sua passione, la sua immaginazione, il suo ingegno e la sua cultura hanno messo Gucci al centro della scena, al posto che merita. Gli auguro tutto il meglio per il prossimo capitolo del suo viaggio creativo».

Alanna Vanacore, Gucci Glitch Frame, 2022. Courtesy Vault Art Gallery and Gucci

Le influenze e collaborazioni nel mondo dell’arte da parte di Gucci negli ultimi anni sono state diverse: già a maggio 2021 il brand aveva messo all’asta un film ispirato alla sua collezione, Aria, che è stato venduto da Christie’s per 25.000 dollari, proseguendo nel 2022 con l’incursione nel metaverso permettendo ai fan di acquistare NFT che esplorano il passato, il presente e il futuro della maison. Dalle stampe multidimensionali di Flora alle parti del corpo bioniche del monogramma GG, i lavori sono stati presentati nella mostra The Next 100 Years of Gucci, ospitata sulla piattaforma online Vault, lanciata nel 2021 dallo stesso Michele, in occasione del centenario della casa. Attraverso la collaborazione di artisti come Alanna Vanacore, D.ARTA, Drew Young, Diberkato, Sasha Katz, Slam J, Tim Maxwell, Tyler Spangler l’asta reinterpreta la storia del marchio, con un occhio profetico al futuro. Con l’artista, filosofo e scrittore Rowynn Dumont, Michele ha avviato una serie di conversazioni – in onda su Twitter Spaces – sulla natura della creazione e del collezionare arte e moda oggi.

Risale al 2015, invece, in occasione del primo progetto #GucciGram, la collaborazione creativa con il giovane artista Ignasi Monreal, il quale realizza due artwork, in cui le stampe GG Caleido e GG Blooms fanno da sfondo a scene TV dal gusto rétro con protagoniste una meteorologa e un’improbabile veggente. Poco dopo, sui Gucci Art Wall in Lafayette Street a New York e in Largo La Foppa a Milano, prendono vita le illustrazioni per Gucci Bloom, la prima fragranza da donna di Alessandro Michele. Anche per la campagna Gucci Gift 2017, Monreal rappresenta dèi e titani in un universo in cui coesistono miti greci, codici alchemici e luoghi reali, in completa sinergia con la narrativa eclettica di Michele, per la campagna Gucci Hallucination, Ignasi realizza artwork ispirati ai quadri della storia dell’arte, come Ophelia di John Everett Millais (1852), con personaggi in total look Gucci Primavera Estate 2018.

Una separazione improvvisa, insomma, che arriva in un momento ancora in crescita del designer romano e che lascia l’amaro in bocca: un sistema che si dimostra onnivoro e tende ad aumenti di fatturato sempre maggiori, ci fa capire che la legge del mercato vince sempre e fagocita gli elementi di cui si serve per ingigantirsi. In un mondo in cui l’essere nuovi conta tutto, si rischia di perdere di vista che l’identità resta l’unico vero mezzo per creare significato e non soltanto vendere. L’eredità di Michele è ingombrante, perché la sua forza innovativa è irreplicabile. Per tutti oggi, Gucci è Alessandro Michele ed è ancora troppo presto immaginare un successore.
Nel comunicato di addio, il designer conclude con parole che rispecchiano ancora una volta la sua identità e lo spirito del suo percorso: «che possiate continuare a nutrirvi dei vostri sogni, materia sottile e impalpabile che rende una vita degna di essere vissuta. Che possiate continuare a nutrirvi di immaginari poetici e inclusivi, rimanendo fedeli ai vostri valori. Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà».