Maria Angeles Vila Tortosa. Un viaggio nella memoria tra le donne che la abitano

A vent'anni dalla prima personale romana, Maria Angeles Vila Tortosa presenta la sua ricerca sul femminile e sul ruolo delle donne oggi

In occasione dell’apertura della nuova sede del suo studio, Maria Angeles Vila Tortosa ha inaugurato il 27 ottobre, la mostra Las Mujeres Que Me Habitan, curata da Annalisa Inzana, e parte del programma della Rome Art Week 2022. L’idea della personale nasce per celebrare i vent’anni dalla prima mostra romana dell’artista, di cui la stessa Inzana era stata curatrice.
Più di trenta le opere esposte, realizzate tra il 2009 e il 2022, in cui si evince come la poetica di Vila Tortosa si sia evoluta da una ricerca astratta di forte influenza novecentesca, con cui ha esplorato le infinite possibilità della materia, a una ricerca che si interroga sul femminile, sugli stereotipi di genere, sul ruolo delle donne nella società contemporanea. 

La mostra parla di quello che per motivi consapevoli o no, è rimasto fondante della persona che siamo diventati. L’artista ha raccolto per anni le fotografie delle donne della sua famiglia che sono state conservate accanto a immagini di donne mai conosciute, lontane nel tempo e nello spazio, trovate per caso: persone che la abitano perché parte del suo patrimonio genetico e del suo patrimonio sentimentale, psicologico, emotivo e che hanno negli anni abitato le sue opere su tela, su carta, su metallo.

Questo lavoro è strettamente legato al progetto sulla memoria, che Maria Angeles Vila Tortosa porta avanti dal 2009, anno in cui è venuto a mancare il padre: « Dopo questo lutto importante – racconta l’artista – ho avvertito la necessita di cambiare il registro del mio lavoro: fino a quel momento avevo lavorato principalmente con l’arte informale, sperimentavo e approfondivo diverse tecniche di stampa e modalità di creazione, prediligendo linguaggi astratti. Con la morte di mio padre, per superare il lutto e trovare un nuovo equilibrio, sono andata a pescare nella memoria». Il passato però è un aspetto che l’ha sempre affascinata, fin da bambina, quando giocava con le fotografie che la mamma conservava in una borsetta e provava a capire chi erano quelle figure immortalate. Fotografie a cui si è rivolta quando ha iniziato il progetto sulla memoria e che sono divenute alcune delle opere oggi esposte in mostra. 

Le opere presenti in studio appartengono a varie collezioni realizzate dall’artista, tra cui Botánica Doméstica, «Ho chiamato questo lavoro Las plantas que curan y las plantas que matan, ovvero “le piante che possono far guarire, le piante che possono far morire” – spiega l’artista – poiché in passato conoscere i rimedi legati alle piante spesso provocava la morte», infatti il riferimento è alla saggezza popolare femminile, ai rimedi naturali tramandati dalla tradizione di madre in figlia, ma rimandano anche alla diffidenza e alla discriminazione legate a questa forma di conoscenza, e le tante persecuzioni patite da quelle donne sapienti, chiamate streghe, tra il XV e il XVIII secolo. Le piante che abitano questi lavori hanno un significato spesso nascosto dietro la loro bellezza estetica. 

Con le piante, Maria Angeles Vila Tortosa ha lavorato anche al progetto Città Foresta di Latitudo che è parte dell’Estate Romana. L’installazione realizzata in conclusione è dedicata alla fertilità, ed è stata realizzata con le opere prodotte durante i laboratori con la collaborazione degli abitanti del quartiere, e allestita nell’Anfiteatro. Nelle settimane di preparazione del progetto l’artista ha coinvolto i residenti di Corviale in diversi laboratori, lavorando assieme sul tema della “Madre Terra” allo scopo di lasciare emergere la creatività individuale e collettiva. I residenti che hanno accolto l’invito dell’artista hanno così collaborato attivamente, in un autentico processo di co-creazione: «Ho chiesto ai partecipanti, spesso famiglie, di raccogliere rami, foglie ed erbacce – dice Maria Angeles – con le quali hanno realizzato nuove piante, definite magiche, per via delle loro caratteristiche e proprietà. Queste creazioni sono state poi stampate sulle lenzuola tramite le matrici». È nato un parallelismo tra le erbacce o le piante che vengono gettate via, come le ortiche, e le periferie che non vengono frequentate perché ritenute brutte e dannose. 
Lo scopo era rivalutare queste zone, mostrando come possono nascere cose magiche anche con quello che in apparenza non lo è. «Ho voluto mostrare come siamo tutti rami di uno stesso albero – racconta l’artista – siamo tutti collegati e apparteniamo allo stesso pianeta. È stata un’occasione per creare comunità».

Tra le opere più recenti vi sono quelle dalla collezione La Capitana, commissionate all’artista da Maria Grazia Chiuri per Christian Dior Cruise Sevilla. María Ángeles racconta chi era Carmen Amaya, dopo aver analizzato e studiato la figura di una delle più famose ballerine di flamenco del mondo, la quale ha rivoluzionato questa danza con il suo stile e la sua energia. «È stata una donna rivoluzionaria, e non solo perché ha utilizzato per la prima volta i pantaloni, indumento riservato esclusivamente agli uomini, ma perché di questi ultimi aveva adottato anche il modo di ballare. Gitana catalana, nata in una baracca a Barcellona, ha danzato per il presidente degli Stati Uniti e ha calcato i maggiori palcoscenici mondiali, divenendo una star mondiale». Il volto e lo stile inconfondibile di Carmen, vengono raccontati dalla Vila con le sue tecniche di stampa, sottolineando la forza, il fuoco e l’empowerment che quest’artista rappresentava. Questi lavori, inizialmente pensati per essere solo dei manifesti, sono divenuti stampa per gli abiti della sfilata di Dior. 

Il fil rouge che unisce le creazioni di Maria Angeles Vila Tortosa è la figura femminile: «Sono una femminista. L’intento è dare visibilità a tutto quello che accade all’interno degli spazi domestici,  alla maternità, l’accudimento e a tutte le attività che le donne svolgono per portare avanti la famiglia e la carriera».