Il borgo di Soliera, a pochi chilometri da Modena, è senza dubbio, nel modenese, una delle realtà più attente alla promozione della cultura. Al già noto Arti Vive, Festival di teatro e musica indipendente nato nel 2007, l’amministrazione comunale ha accompagnato, negli ultimi anni, una intensa attività di monitoraggio nei confronti del collezionismo privato. In seguito a Intra Moenia, mostra dedicata nel 2018 alle Collezioni Cattelani, il Castello Campori – che per la ricchezza dell’offerta culturale si è guadagnato con merito l’appellativo di “Castello dell’Arte” – ospita negli ambienti del primo piano, fino al 15 gennaio 2023, una selezione di circa ottanta opere fotografiche della Collezione Donata Pizzi.

Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento – questo il titolo della mostra curata da Marcella Manni, è – nelle parole della stessa curatrice – un’efficace dimostrazione di come il medium fotografico si sia consacrato, nelle ricerche degli ultimi decenni, come uno degli strumenti più efficaci per giocare con la verità, o quantomeno con le “presunzioni di verità” che “il contesto contemporaneo della comunicazione, non solo visiva, ci obbliga ad affrontare”. Partendo da un legame stretto con il documento, il mezzo fotografico ha saputo dimostrare grande duttilità nel ragionamento attorno al suo statuto e nell’indagine di limiti e possibilità interne. Un percorso costantemente aperto a nuove sfide, un delta di opzioni estremamente ramificato e ben rappresentato dalle opere in collezione.

Se la prima immagine acquistata, nel 2013, da Donata Pizzi, già fotografa e photo-editor, è stata infatti una fotografia di Lisetta Carmi del 1965, la vicenda della Collezione Pizzi, che oggi conta oltre trecento pezzi, è andata man mano evolvendosi accogliendo al suo interno anche lavori connotati da un taglio più spiccatamente sperimentale. Proponendo un allestimento “giocoso”, che ha scansato gli schematismi cronologici per restituire all’arte la libertà – nelle parole del sindaco Roberto Solomita – di “produrre senso” e di “fornire strumenti di interpretazione della realtà” al di fuori di ogni rigidità accademica, la mostra – che espone, per la prima volta alcune opere di Silvia Rosi, Luisa Lambri o Giulia Parlato – offre un catalogo significativo di un corpus totalmente declinato al femminile e che, privo in avvio di velleità politiche, è diventato col tempo veicolo decisivo per la circolazione di questioni legate al femminismo, alla messa in questione dei ruoli di genere e alla decostruzione dello stereotipo.

Mantenendo una certa “linea d’ironia”, per Pizzi cifra tipicamente femminile, la mostra sorprende lo spettatore intrappolandone lo sguardo in una rete di connessioni, sul piano tanto formale quanto concettuale, dove il ritratto del corpo femminile si fa spazio di ricezione ed elaborazione di stimoli per divenire rappresentazione, legandosi in maniera più o meno esplicita al documento. Si va quindi dal reportage classico di Lina Pallotta sulle lavoratrici di una maquilladora messicana alla riflessione su assenza, identità e memoria in Daniela Comani, Martina Bacigalupo e Martina Della Valle; dalla capacità del corpo di farsi scrittura (Tomaso Binga) al suo esibirsi come maschera e manichino (Marcella Campagnano, Alessandra Spranzi); ancora nella transizione dagli Ultimi Gattopardi (Shobha) alla “nuova aristocrazia” dello showbiz (Elisabetta Catalano) e nell’impiego in soluzioni sperimentali (Marinella Senatore, Libera Mazzoleni, Francesca Catastini, Silvia Bigi o Francesca Rivetti).
Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento.
Opere dalla Collezione Donata Pizzi
a cura di Marcella Manni
fino al 15 gennaio 2023
Castello Campori – Piazza Fratelli Sassi 2, Soliera (MO)
Tutte le info: www.fondazionecampori.it