Il 21 ottobre, dopo tre anni di chiusura, è stato possibile accedere agli atelier delle vincitrici e vincitori del Premio Roma Villa Massimo 2022/23. Gli artisti, arrivati a settembre, hanno mostrato per la prima volta ai visitatori accorsi, i lavori portati dalla Germania o nati nelle prime settimane di residenza a Villa Massimo con mostre, performance e letture.
Il compositore e direttore d’orchestra Ondřej Adámek, ha proiettato una selezione di video delle sue opere, tra cui Airmachine uno strumento musicale installato da lui sviluppato. Danica Dakić, artista visiva, ha presentato il video THE CLEANER, che fa parte della trilogia ZENICA TRILOGY, un progetto sviluppato dall’artista nel 2019 per il Padiglione della Bosnia-Erzegovina alla 58ª Biennale d’Arte di Venezia. Il lavoro esplora le utopie della città di Zenica (in italiano “pupilla”), che nella Jugoslavia socialista era considerata un emergente polo industriale e modello architettonico di città moderna. In seguito alla guerra in Bosnia è diventata poi un luogo caratterizzato da un estremo inquinamento atmosferico, un alto tasso di disoccupazione e un generale sentimento di rassegnazione collettiva.
Liza Dieckwisch, artista proveniente dalla pittura, mette insieme nei sui lavori delle installazioni composte da stampe su tessuto, silicone e pigmenti di dimensioni variabili. Ricorrente nelle sue opere è il colore rosa che affronta tra naturalezza e artificialità.
La scrittrice Olga Martynova ha letto, in lingua tedesca, ORPHEUS, DIE HÖLLE IST DIESSEITS! [Orfeo, l’inferno è di qua]. La traduzione del testo in lingua italiana è di Dafne Graziano e viene letta da Lorenzo Profita. Arne Rautenberg, scrittore anche egli, ha esposto una selezione delle sue poesie in lingua tedesca. La lettura dei testi in lingua italiana, tradotti da Federico Italiano, è stata eseguita da Lorenzo Profita. All’interno del suo è presente anche un grande lavoro di poesia visiva.
Marcus Schmickler, compositore, in occasione della serata, è intervenuto con Glockenbuch III [Libro delle campane III, 2022], opera nata come omaggio a Roland Kayn, a sua volta compositore di musica elettronica che nel 1960 ha ricevuto il Premio Roma Villa Massimo, gettando così un ponte dalla Germania a Roma. Le sette campane della Basilica dei Santi Apostoli a Colonia, trasformate e spazializzate attraverso procedimenti algoritmici, fungono a Schmickler da punto di partenza sonoro di questa serie di lavori pensata originariamente per la chiesa di Colonia.
L’architetto Alfredo Thiermann, concepisce il suo atelier a Villa Massimo come un luogo dove pensare e sviluppare idee per progetti futuri. Foto d’archivio, cartine e documenti storici consentono uno sguardo al progetto di libro sulla storia della radio dopo il 1945 a Berlino, a cui l’architetto sta lavorando attualmente a Roma. Sotto forma di una linea temporale espone anche tre progetti passati.
Stefan Vogel, artista visivo, ha esposto 4 nuovi quadri in Kranker Staub; Tote Sterne [polvere malata; stelle morte], che si collegano al suo rapporto con l’atelier come luogo di vita e di produzione e restano sospesi. Come una proiezione utopica, al primo piano dell’atelier sorge una sorta di giardino botanico, nel quale l’artista vive, accudisce e si muove. Nelle sue mostre Vogel affronta interrogativi che riflettono luoghi di azione e riflessione individuali in strutture sociali e interpersonali.
Fabian Alexander Wagner, architetto, nelle prime settimane di permanenza ha costruito Il padiglione nero, progettato come una struttura flessibile che può essere utilizzata per vari scopi e può essere montata e smontata in breve tempo, di conseguenza, non è legata a un luogo specifico. Nello studio, il padiglione è utilizzato come una stanza nella stanza per la presentazione di opere selezionate. Collocato nel parco di Villa Massimo, il padiglione funge da luogo di ritiro e di delimitazione dello spazio e crea un’area attraverso la quale il parco può essere vissuto in modo più intenso e consapevole e intende quindi favorire l’incontro e la cooperazione interdisciplinare.
È presente anche il teorico di architettura, giornalista e scrittore, Niklas Maak, borsista di breve periodo. Egli ha esposto il suo nuovo progetto Futur GRA, dando la possibilità al pubblico di farsi un’idea del libro a cui sta lavorando, percorrendo attraverso immagini e aneddoti le varie tappe della ricerca “architettonica” svolta lungo le 33 uscite del Grande Raccordo Anulare.