Gli spettri che abitano il terzo piano del museo MADRE di Napoli hanno la forma di un filo. Sì, un filo che compare nelle mani di ogni visitatore o visitatrice nell’esatto momento in cui varca la soglia del piano e le opere sono la rappresentazione dell’idea che gli spettri hanno di sé stessi.
Tutti diversi tra loro, alcuni si mostrano come portali neri aperti nelle pieghe della nostra realtà come accade per i buchi neri di Lino Fiorito; altri come anime di streghe che vivono nel miscuglio delle dure parole di Raffaela Naldi Rossano. Altri ancora però prendono la forma del passato. Un passato fatto di ambienti talmente distrutti da cui è possibile portare via i pezzi come fa l’artista Gian Maria Tosatti ma anche dallo stesso filo che tra le mani di Gloria Pastore tesse insieme passato e presente, memoria e fatica in un unico tessuto. Lo stesso accade per Ibrahim Mahama e i suoi cappelli fatti con la carta dei sacchi di cemento infilati in un lungo scaffale, esposti al tempo e alla memoria. Un viaggio in cui gli spettri diventano luci e suoni. Suoni di festa che però nascondono, seppur a portata d’occhio, il terrore personificato, vivo e vegeto tra le quattro mura del bagno dell’artista Betty Bee nella sua videoinstallazione e quelli di Rä De Martino, di origine umana ma inquietanti perché provenienti da un altro pianeta.
Grazie alla curatela della direttrice artistica Kathryn Weir, dodici tra artiste e artisti si susseguono in un intrecciarsi di fili, diversi tra loro ma così incredibilmente simili. Le opere sono parte della collezione del museo e alcune vengono mostrate al pubblico e musealizzate per la prima volta.
Il MADRE si riconferma così un luogo in cui chiunque può sentirsi con un piede in casa e l’altro in un luogo magico che con il suo portone giallo luminoso spicca e fa da faro tra le mura alte e scure dei vicoli napoletani dove gli spettri non possono che sentirsi a proprio agio. Un museo in cui ad ogni passo si percepisce l’intenzione con cui è stato creato: essere archivio e creatore di nuovi linguaggi sempre chiari nel messaggio e non per forza nella forma dando modo a chi visita di confrontarsi con opere e temi di qualsiasi tipo.
Spettri: palinsesti della memoria è stata inaugurata con la prima proiezione del film ZioRiz di Raffaella Mariniello, prodotto da Teatri Uniti con Casa del Contemporaneo e con il contributo del museo MADRE, dello Studio Trisorio e Zona Rosa. Le immagini del film narrano della terra fertile ma anche detta “dei fuochi” che si espande in Campania sulle rive del Volturno, il fiume più lungo del sud Italia, il quale fa da guida all’uomo ma è anche metafora dello scorrere del tempo. Il film resta visibile e si pone a conclusione della mostra rovesciando gli spettri nelle sue acque portatrici di memoria.
Spettri: palinsesti della memoria
a cura di Kathryn Weir
artisti: Betty Bee, Gregorio Botta, Rä di Martino, Lino Fiorito, Ann Veronica Janssen, Ibrahim Mahama, Raffaela Mariniello, Raffaela Naldi Rossano, Gloria Pastore, Elisa Sighicelli e Gian Maria Tosatti
fino al 14 novembre
Museo MADRE – via Luigi Settembrini 79, Napoli
Tutte le info: https://www.madrenapoli.it/