La dirompenza delle opere di Marlene Dumas esposte a Palazzo Grassi sembra quasi non riuscire ad essere contenuta dentro i bellissimi corridoi dell’edificio veneziano. La mostra open-end curata da Caroline Bourgeois e dall’artista stessa, presenta più di cento opere allestite su entrambi i piani dell’edificio, alcune delle quali inedite e altre provenienti dalla Collezione Pinault, da musei e da collezioni private.

Photo Marco Cappelletti con Filippo Rossi © Palazzo Grassi © Marlene Dumas.
Il percorso espositivo presenta quindi il lavoro dell’artista che va dal 1984 in poi e la produzione recente, si tratta anche di alcune opere realizzate per questa personale. L’esposizione che è composta da opere di formati davvero differenti come ad esempio Mamma Roma tela di 30×24 centimetri (sala 17) e The Visitor tela di 180×300 centimetri (sala 5), è attraversata da una tensione che coinvolge direttamente lo spazio, si lega alle opere esposte e ricade inevitabilmente sugli osservatori che sono così costretti a sottostare ad un ritmo poetico incalzante che poi si placa, ma che piega tutta l’attenzione su di esso. L’artista nata nel 1953 a Città del Capo, dove è cresciuta e ha studiato arte durante il regime dell’apartheid, affronta con forza temi attuali e complessi quali l’amore in ogni sua declinazione, la sofferenza, la questione razziale, la vita e la morte. Il suo lavoro che trae ispirazione dalla poesia e che cattura immagini dai giornali e dai film si concentra da sempre sulla figura umana ed inevitabilmente legato al suo vissuto personale, alle tracce del suo passato e del suo presente che vengono mescolate al medium pittorico.

Photo Marco Cappelletti con Filippo Rossi © Palazzo Grassi © Marlene Dumas.
Tuttavia, quello che più attrae non è la straordinaria resa estetica del lavoro ma l’evidente sincerità con cui Dumas costruire le opere: si percepisce chiaramente il sentimento e la necessità con cui le realizza, come se il gesto creativo serva ad avvicinarsi e analizzare quello che accade e che quotidianamente la colpisce. Ecco che la pittura che smette di essere illusione o rappresentazione diventa la vita stessa e i soggetti rappresentati, spogliati da ogni orpello, si presentano come cruda realtà.

Installation view, Marlene Dumas. open-end at Palazzo Grassi, 2022.
Photo Marco Cappelletti con Filippo Rossi © Palazzo Grassi © Marlene Dumas.
La pittura dell’artista che non ostenta costruzioni pittoriche ma che sembra quasi annullarle, semplifica magistralmente i segni tanto da renderli essenziali e canalizzare la nostra attenzione sul confronto diretto con quello che sta al di là della pittura stessa. La fruizione della mostra è accompagnata da un interessante progetto editoriale composto da una guida cartacea realizzata grazie alla collaborazione di Jolie Leeuwen, Roger Willems e Marlene Dumas, che presenta testi e impressioni raccolti e scritti dall’artista stessa e da un podcast composto da due episodi. Mentre Dumas sembra voler sussurrare all’orecchio dei visitatori e accompagnarli durante la visita a loro volta i fruitori, possono accostarsi da vicino al mondo più personale dell’artista.

Photo Marco Cappelletti con Filippo Rossi © Palazzo Grassi © Marlene Dumas.
Marlene Dumas, open-end
a cura di Caroline Bourgeois e Marlene Dumas
fino all’8 gennaio 2023
Palazzo Grassi – via San Samuele 3231, Venezia
info: palazzograssi.it