«Me ne sono andato perché non ho intenzione di avere niente in comune con la Russia di oggi». Così Dimitri Ozerkov, direttore del dipartimento Arte Contemporanea dell’Ermitage di San Pietroburgo dichiara non solo le sue dimissioni, ma di aver lasciato il paese: «in Russia dialogo e rispetto hanno smesso di significare qualcosa, è una vergogna e mi sento in colpa».
Ozerkov era dal 2007 direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea dell’Ermitage e responsabile della collezione di stampe del Museo. Tra le figure più importanti dell’arte russa, è stato a capo del progetto Hermitage 20/21 per l’arte contemporanea all’Ermitage, nel 2011 e il 2015 ha lavorato per i progetti del museo legati alla Biennale di Venezia, ha curato oltre quaranta mostre, ha insegnato all’Università Europea di San Pietroburgo. Fino all’inizio della guerra in Ucraina, quando ha fatto sapere attraverso i suoi canali social di aver lasciato la Russia e di non partecipare più alle attività del museo.
«Dopo che la Russia ha inviato le sue truppe in Ucraina – scrive – il dialogo e il rispetto hanno cessato di significare qualcosa in Russia, le notizie sono state sostituite da una propaganda che non dice nulla sulle forze armate russe accusate di numerosi crimini contro la popolazione civile. Come cittadino russo ho visto questa vergogna anche come colpa mia e ho condiviso questa opinione. Poi la mia scelta è stata di smettere di fare qualsiasi cosa nella e per la Russia di oggi».
Ozerkov ha fatto poi sapere di aver lasciato tutti gli altri incarichi che ricopriva, incluso quello di consigliere per la cultura della città di San Pietroburgo, e ha concluso salutando: «tutti coloro per i quali la parola greca Exodos, usata dagli autori della Versione dei Settanta, è diventata l’unica via d’uscita possibile dalla situazione attuale. La Russia ha eliminato tutti noi che non volevamo altro che fare del bene alla sua cultura».