Questa domenica si terranno le elezioni politiche, organizzate in tempi rapidissimi per fronteggiare la crisi di governo di quest’estate. I partiti si sono preparati con programmi elettorali messi a punto all’ultimo minuto, concentrandosi sui temi del momento: scenario internazionale, energia, occupazione. Non è un caso quindi che la cultura sia rimasta ai margini del dibattito politico, venendo relegata spesso allo spazio di poche righe nei programmi. Ma con 880.000 occupati nell’industria culturale, il più alto numero di siti Unesco al mondo e una situazione di precariato costante, il mondo della cultura in Italia continua a rappresentare un settore chiave per l’economia e l’identità del Paese. Anche in queste elezioni, quindi, resta importante parlare di cultura e analizzare la prospettiva e le soluzioni che ciascuna forza politica ha scelto di adottare sul tema.
Che posto riveste la cultura nei programmi elettorali degli schieramenti?
Nella coalizione di centro destra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) la cultura occupa solo il decimo posto di un programma articolato su 15 punti. Sotto l’etichetta “Made in Italy, cultura e turismo” l’interesse al mondo della cultura viene presentato nell’ottica della necessaria valorizzazione “della bellezza dell’Italia nella sua immagine riconosciuta nel mondo”. In questa prospettiva la destra si focalizza “sulla presenza dell’Italia nei circuiti dei grandi eventi internazionali”, sulla promozione del “patrimonio culturale, artistico, archeologico”. Alla creazione di quello che l’onorevole di FDI, Federico Mollicone, definisce un racconto identitario italiano sarebbero funzionali misure come l’abbassamento dell’Iva al 4% sui prodotti culturali. A questo si aggiunge nel programma del cdx “il supporto alla digitalizzazione dell’intera filiera” e “la valorizzazione delle professionalità culturali”.
Spostandoci a sinistra, il Partito Democratico dedica un capitolo del suo programma a cultura ed istruzione con proposte come la detrazione delle spese culturali, la digitalizzazione e il potenziamento di diverse idee del Ministero di Dario Franceschini. Tra queste gli incentivi agli istituti autonomi e ai musei delle aree interne, la Capitale della Cultura, il ritorno del bonus ai diciottenni. La novità del programma è l’Erasmus a livello nazionale che rientra nella concezione della cultura come “strumento in grado di creare apertura e il superamento degli stereotipi”.
Sempre a sinistra, Verdi e SI si focalizzano sul legame tra cultura e preservazione paesaggistica e sulla riforma dei contratti per i lavoratori dello spettacolo, in difficoltà nel post-pandemia.
Al centro, Azione e Italia Viva che di maggiori finanziamenti all’ istruzione fanno un cavallo di battaglia. Tra le proposte un viaggio d’istruzione a Roma, gratuito per tutti gli under 25, un carnet di 10 ingressi a mostre, spettacoli e musei da fornire alle famiglie meno abbienti (con ISEE inferiore a 15000 euro) e il potenziamento del mecenatismo culturale.
Chiude la lista il Movimento 5 stelle che si concentra su tre punti: “piano pubblico di assunzioni per superare il sottodimensionamento del Ministero dei Beni Culturali e delle sue istituzioni periferiche”, “freno alle esternalizzazioni e contrasto all’uso distorto dei lavoratori della cultura”e “misure di valorizzazione del patrimonio culturale italiano”.