Dare una nuova lettura alla retorica fascista. Il progetto di Andrea Lo Giudice sulla facciata di Wegil

Nell'ambito del festival Short Theatre, parte il progetto dell'artista che prevede interventi effimeri sugli edifici romani di epoca fascista

Nell’ambito della rassegna Short Theatre, l’artista Andrea Lo Giudice presenta il progetto site specific A+G, che prevede interventi effimeri su edifici romani storici di epoca fascista. In particolare la facciata della sede Wegil, ex Casa della Gioventù Italiana del Littorio, che da quattro anni è una delle sedi principali del festival, ospita per prima la sua azione di risemantizzazione poetica. Grazie all’applicazione di pigmenti fosforescenti naturali, precedentemente protette da un film di ciclododecano, alcune lettere delle iscrizioni fasciste che si possono leggere sulla facciata dell’edificio, vengono messe in evidenza con l’assenza della luce fino ad andare a formare nuove frasi. Col buio il pigmento fosforescente, infatti, rilascia la luce diurna accumulata e restituisce una nuova lettura alla retorica fascista autoritaria e guerrafondaia. L’intervento – realizzato in collaborazione con Michela Gottardo e Francesca Gottardo, le restauratrici che hanno gestito il progetto tecnico e hanno creato il composto – è visibile per un tempo variabile, a seconda degli agenti atmosferici che ne determinano il naturale deterioramento. «Emulando il processo magico della scrittura di un desiderio – spiega l’artista – per lasciarlo bruciare nel fuoco con la speranza che si avveri, al crepuscolo emerge il sogno recondito dell’architettura stessa».

Andrea Lo Giudice è un artista visivo diplomato in Pittura e Scultura e Nuove Tecnologie all’Accademia di Belle Arti di Roma; è co-fondatore dell’artist-run space Porto Simpatica e del collettivo Fuochi Allegri, gruppo indipendente multidisciplinare volto a organizzare feste itineranti.
La sua ricerca verte sulla ​​rideterminazione semantica di luoghi e parole. Attraverso strumenti quali il disegno, l’installazione e l’azione performativa, ricontestualizza l’ambiente in cui interviene fornendo nuove visioni poetiche dove il Soggetto sfuma i suoi confini fino a fondersi con l’Altro e con lo spazio circostante.

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