Nicola Zingaretti racconta la visione della Regione Lazio sulla cultura

Come si sta muovendo la Regione Lazio sui temi cultura e arte contemporanea? Ne parla il Presidente della regione Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, racconta le dinamiche che intercorrono tra la Regione Lazio e le realtà culturali romane per accelerare lo sviluppo della regione e accrescere la qualità della vita dei cittadini. Cultura, ambito sociale oramai strettamente legato alla transizione ecologica, tema affrontato da Zingaretti in relazione alla scelta di costruire un termovalorizzatore a Roma e relativamente ai nuovi finanziamenti previsti per l’arte e la cultura. Tra gli argomenti affrontati nel corso dell’intervista risultano anche le posizioni assunte dall’Italia di fronte all’invasione russa dell’Ucraina.

Dal 2013 lei è il Presidente della Regione Lazio, quali sono state le maggiori sfide affrontate e quali quelle attuali?

In questi nove anni abbiamo affrontato eventi che hanno lasciato un segno profondo. Ne cito solo due: il terremoto del 2016 e, poi, la tragedia del Covid, che in parte stiamo ancora vivendo. Il dato che mi sembra davvero importante è che, pur nel dolore provocato da questi due eventi straordinari, il Lazio ha mostrato un’eccezionale capacità di resistere, riorganizzarsi, ripartire. Io credo che questo sia innanzitutto il risultato di una comunità viva, combattiva. Molti non se l’aspettavano. Io dico invece che questa nostra regione, la seconda regione italiana per Pil, sarà uno dei motori della rinascita italiana. E questo – se posso permettermi – è anche una conquista di questi nove anni di governo regionale. Quando siamo arrivati, 9 anni fa, il Lazio era tra le regioni-canaglia nell’utilizzo dei fondi europei. Abbiamo raggiunto l’obiettivo del 100% della spesa su programmazione 2007-2013. Sulla programmazione 2014-2020, impegnato il 100%. Chiuderemo i Programmi entro il 2022, con un anno di anticipo. Non abbiamo più 700 milioni di disavanzo come nel 2013, ma bilanci in attivo. Non abbiamo più una sanità commissariata, ma assunzioni e investimenti, grazie a cui abbiamo retto meglio di altre regioni l’impatto violento del Covid. Ora la missione è quella di aprire una nuova stagione di sviluppo e lavoro, improntati alla sostenibilità sociale e ambientale. Abbiamo dimostrato di potercela fare.

Lei sostiene la realizzazione di un termovalorizzatore a Roma, quali altre azioni ecologiche dovrebbero accompagnare la creazione dell’impianto?

Ho appoggiato la scelta del Sindaco Gualtieri per un motivo molto semplice, sono 9 anni, cioè da quando sono presidente di Regione, che Roma ha bisogno di una soluzione per chiudere – come dicono le norme nazionali ed europee – il ciclo dei rifiuti nel proprio territorio. Ci siamo scontrati per anni con la negazione di questo dato. Ora si volta pagina. Il Sindaco ha fatto una scelta importante per la città, per risolvere in maniera radicale questo tema e per rendere Roma autosufficiente. Riguardo all’impianto, vedremo quale sarà, perché siamo agli inizi. Ciò che possiamo dire oggi però è che non esiste in Europa una Capitale che non abbia un sistema di smaltimento nel proprio perimetro. Grazie alla tecnologia, l’impatto di questi impianti può essere bassissimo. Certamente più basso dell’invio dei nostri rifiuti per l’Italia e l’Europa, come purtroppo Roma è stata costretta a fare per anni.

Lei in quanto legale rappresentante della Regione Lazio fa parte del Cda di RomaEuropa Fondazione con cui di recente avete realizzate la piantumazione di un bosco intensivo per l’assorbimento dell’anidride carbonica che sarà prodotta dalla mobilità degli artisti. Come procedono le relazioni con le realtà culturali romane per raggiungere gli obbiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030? In che misura la Regione Lazio soddisfa le richieste di queste realtà in ambito di sviluppo culturale e sostenibilità ambientale?

Per ridurre al minimo l’impatto ambientale del Festival RomaEuropa, dal 2020 abbiamo promosso un accordo di collaborazione tra Fondazione Ecosistemi e Regione Lazio per la fornitura e messa a dimora delle piante e arbusti necessari per compensare le emissioni di CO2 per il volo di 400 artisti che hanno partecipato al festival nel 2020. Grazie al progetto Ossigeno abbiamo piantato 700 piante autoctone della macchia mediterranea nel viale di accesso del Castello di Santa Severa. Già da quest’anno si può apprezzare la bellezza di questo intervento in un contesto unico. Il progetto è stato esteso al 2021 ed è in corso di rinnovo per il 2022, dove la compensazione prevede la piantumazione di altri alberi e arbusti nel quartiere Garbatella. Analogo percorso è stato attivato per Videocittà. Per quanto riguarda la programmazione dei fondi regionali, i bandi di valorizzazione e riqualificazione dei luoghi della cultura del Lazio hanno premiato negli ultimi anni numerosi interventi volti all’efficientamento energetico e alla riduzione dell’impatto ambientale. Da citare anche il rinnovato sistema di illuminazione a led, finanziato dalla Regione, nelle Grotte di Collepardo, uno dei geositi di proprietà regionale in provincia di Frosinone.

In passato ha proposto la creazione di un osservatorio scientifico del Lazio sulla cultura per elaborare nuove idee e proposte. Ad oggi quali sono le iniziative che la Regione Lazio sostiene per la cultura?

Per rendere la cultura un motore della rinascita italiana bisogna investire sui talenti, sull’innovazione, pensando in particolare ai più giovani. Dobbiamo passare da un modello che si limita solo allo sfruttamento in termini di turismo delle risorse culturali, a un modello che produce – oltre a bellezza e conoscenza – lavoro e sviluppo ad alto valore aggiunto. Un esempio di questa strategia è il primo Distretto Tecnologico Culturale italiano, nato dalla collaborazione della Regione Lazio con MIUR e MIC, a cui partecipano le università, i centri di ricerca e i poli museali. Nella programmazione unitaria abbiamo risorse enormi per i prossimi anni: quasi 17 miliardi tra Pnrr, nuova programmazione europea e fondi nazionali. Ci impegneremo per la digitalizzazione di musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura, per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico, per il sostegno al cinema e all’audiovisivo con il rilancio del polo europeo di produzione cinematografica e televisiva di Cinecittà.

In particolare per quanto riguarda l’arte contemporanea italiana, la regione che tipo di iniziative sostiene?

Nell’ambito delle iniziative culturali, la Regione oltre a investire in bandi e concorsi, realizza anche attività culturali all’interno degli spazi che gestisce. Ad esempio, WeGil è uno straordinario esempio di polo culturale in cui si svolgono mostre ed eventi abbiamo ospitato artisti come Jacques Henri Lartigue ed Elliott Erwitt. Oggi a WeGil c’è una mostra emozionante con fotografie inedite di Pasolini. Lo stesso vale per lo Spazio Rossellini, per il Castello di Santa Severa. Inoltre, dall’esperienza dell’Associazione Filmstudio negli storici locali in via degli Orti d’Alibert a Trastevere abbiamo dato vita a “Scena”: Spazio, Cinema, Eventi e Nuove Arti, un centro culturale nel cuore della città, dove vengono realizzati eventi, proiezioni e mostre. In tutto il Lazio stiamo promuovendo opere di street art, per dare espressione alle energie artistiche, migliorare la fruizione sociale dei luoghi, ma anche per attrarre turisti, come accade in tante altre città d’Italia e del mondo. Ecco, anche in questo caso, la scelta strategica è coinvolgere il mondo della cultura e della creatività in un progetto che migliori la qualità della vita. Questa è la grande forza della cultura.

Cosa pensa della cesura presente tra la sensibilità del paese sul conflitto e le decisioni governative prese in merito all’invio di armi al governo ucraino? La tragedia dell’invasione Russia in Ucraina è una delle pagine più buie per l’Italia e l’Europa del Dopoguerra. Quello che sta accadendo è uno scempio, una nazione è stata invasa, un popolo è stato aggredito. Ho condiviso e condivido tutte le scelte del Governo, anche il sostegno ai resistenti ucraini. La fermezza e il supporto all’Ucraina devono andare di pari passo con l’obiettivo di fare qualsiasi cosa per arrivare alla pace. Bisogna tenere alti i valori della pace e della democrazia e non farli scivolare dentro una dialettica sterile che non serve al popolo ucraino che è stato aggredito dal Governo russo.

L’Italia sostiene l’Ucraina, ma di fatto quali obbiettivi sostiene e quali saranno le conseguenze del conflitto in termini geopolitici e per il futuro dell’Europa?

Abbiamo di fronte scelte difficili, molto importanti per il futuro non solo dell’Europa, ma dell’equilibrio mondiale. Oltre che per la sorte di milioni di persone dobbiamo fare i conti con l’impatto che la guerra sta avendo sulle prospettive di ripresa economica del nostro paese. L’Europa sta mostrando unità. Questa è una svolta positiva della dimensione comunitaria e credo che l’ampiezza e la fermezza del fronte di condanna della guerra fatta da Putin sia un fattore utile a condizionare e fermare l’escalation della guerra. Anche la scelta di stanziare 300 miliardi di euro per affrancarsi energeticamente dalla Russia va in questa direzione. Ciò dimostra che l’Europa sta cambiando e deve continuare a cambiare con una politica estera comune e con una politica di sicurezza comune e con protagonismo quando il nostro continente è coinvolto in grandi tragedie che riguardano i nostri cittadini. Credo che questa fermezza stia agendo già positivamente.