Marisol e Warhol, New York, l’amore, l’oblío

La controversa relazione tra la meteora e il re della pop art, in mostra al Pérez di Miami

La stella dimenticata della pop art è di nuovo sotto i riflettori. Marisol è protagonista di una mostra al Pérez Museum di Miami che rivendica la forza, l’originalità e la natura audace del suo lavoro, e le restituisce il posto che le spetta accanto a quello di Warhol.  

Maria Sol Escobar era un astro sfavillante nella New York degli anni ‘60. Le sue giocose figure in legno a grandezza naturale con le loro forme squadrate, accessoriate di tutto punto con scarpe e vestiti, carta da parati e sedie, deliziavano il mondo dell’arte. Era corteggiata, viziata, coccolata dalle gallerie più blasonate, invitata ai party più esclusivi. Appariva regolarmente sulle copertine di Harper’s Bazaar, Glamour, Life, Vogue, Time. Era ospite dei Kennedy ai compleanni di famiglia. Eppure già all’alba del decennio successivo era stata dimenticata. Relegata negli angoli oscuri della storia dell’arte e cancellata dalla narrativa ufficiale, caratterizzata da una forte dominanza maschile, e bianca.


Il Pérez Art Museum Miami oggi le rende giustizia con un allestimento audace, che unisce le opere di Marisol a quelle di Warhol in un delicato contrappunto ed esamina la simultanea ascesa alla fama dei due artisti. La mostra, partita da Pittsburgh all’inizio di quest’anno e curata da Jessica Back, riunisce una serie di lavori dal 1960 al 1968, insieme a materiali d’archivio del Warhol Museum e ai film rarissimi che i due realizzarono insieme all’inizio della loro relazione.

Warhol e Marisol arrivarono entrambi a New York nel 1950. Mentre Marisol, che veniva da una famiglia benestante e cosmopolita e aveva studiato a Parigi, entrò subito dalla porta principale con una mostra personale da Leo Castelli, Warhol faticava ad attirare l’attenzione delle gallerie, e continuava ad essere considerato solo un designer commerciale. 

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PH. Marco Guglielmi

Pare che i due si siano incontrati per la prima volta a cena con Frank Stella nel 1962, e sia scoccata la scintilla. In quello stesso anno Marisol realizza una affettuosa scultura di Warhol che lo raffigura su una sedia, le scarpe sul pavimento e un calco delle mani di Marisol giunte in grembo. Nei due anni successivi è lei a fargli da musa, comparendo nei primi film di Warhol che catturano il lato magnetico della sua personalità altrimenti riservata. Marisol, c’è da dirlo, è bellissima. Tutta l’attenzione si incentra sul suo aspetto e sul suo senso dello stile. Ha un modo intrigante di parlare che aleggia charme e mistero, e che Warhol potrebbe aver assorbito da lei. In un intervista al Times, Warhol la descrive come «la prima ragazza artista con glamour», il che significa per lui il vero apice del successo.

Innamorati o meno, l’impressione è che Marisol capisca davvero Warhol. Sarà che entrambi hanno vissuto il trauma terribile della morte di un genitore durante l’infanzia. Quando sua madre si suicida, Marisol ha solo undici anni. Traumatizzata, smette di parlare. A poco a poco la parola ritorna, ma per il resto della sua vita la userà con parsimonia, e si lascerà andare a silenzi lunghissimi.

PH. Marco Guglielmi

Entrambi sono accomunati dalla scelta di rivisitare gli emblemi dell’imperialismo culturale americano, la Coca-Cola e la famiglia Kennedy, che Marisol ritrae al battesimo di John Jr. in braccio a mamma Jackie. Tuttavia Marisol aggiunge riferimenti politici all’espansionismo americano in Sud America che sono estranei a Warhol. Racchiuse nelle sue opere ci sono inoltre implicazioni femministe, a cominciare dal gesto di abbandonare il proprio cognome e ogni legame patrilineare, o di utilizzare una tecnica prettamente maschile come la falegnameria per delineare figure morbide e femminili, connesse all’idea di famiglia. Ed è davvero difficile liberarsi dai legami familiari per una giovane donna degli anni ’60. I media perseguitano Marisol chiedendole con chi esce, se ha intenzione di sposarsi e avere figli. Per tutta risposta, Marisol si ritrae in una scultura mentre cena con se stessa. 


Al culmine della sua fama, Marisol si ritira dalle luci della ribalta. Nel 1968 espone alla Biennale di Venezia e a Documenta, poi sparisce. Si prende del tempo per viaggiare, va in Asia, va a fare immersioni subacquee a Tahiti. Sta via cinque anni. Al suo ritorno il mondo è cambiato, e il successo è solo un ricordo. Al momento della sua morte, nel 2016, Marisol è ormai svanita nell’oscurità. 

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PH. Marco Guglielmi

Ora torna finalmente sotto i riflettori al Pérez Museum, sullo sfondo della splendida baia di Miami. La mostra si apre con le foto di Marisol e Warhol all’Empire State Building. Accanto, una scultura di Marisol raffigurante due turisti di ritorno a casa (From France,1960) fronteggia un dipinto di Warhol con immagini seriali della Statua della Libertà (Statue of Liberty,1962). A pochi metri di distanza c’è il famoso ritratto che Marisol gli ha dedicato (Andy,1962). Più avanti il giallo brillante delle teste di mucca di Warhol (Cow wallpaper,1966) esplode in un blu intenso che fa da sfondo al John Wayne di Marisol (John Wayne,1963), al galoppo di un pony rosso da giostra, la colt brandita in alto. Una evidente satira della iper-mascolinità americana, commissionata dall’autorevole magazine Life. I Kennedy (The Kennedy Family,1961) sono schierati di fronte sull’attenti; dietro di loro una lunga fila di ritratti di Jackie di Warhol. Il fulcro è Dinner Date, 1963: due donne dallo sguardo assente siedono a un tavolino minuscolo; entrambe assomigliano a Marisol, che sta cenando con se stessa. Non lontano, gli argentei cuscini flottanti di Warhol si librano gioiosi nell’aria (Silver Clouds, 1963). 

La mostra prosegue con una delle opere più imponenti e celebrate di Marisol, un gruppo di quindici figure (The party, 1965-6) che all’inaugurazione mise in coda oltre tremila persone davanti le porte del gallerista Sidney Janis, che è ritratto più avanti (Sidney Janis Selling a Portrait of Sidney Janis by Marisol,1967-8). Nelle sale attigue, nove cortometraggi di Warhol girano senza sosta. La telecamera ingrandisce le labbra di Marisol; dall’altra parte della stanza si vedono le stesse labbra rosso rubino nel ritratto di Elizabeth Taylor di Warhol. Una sfilza di baci appassionati (Kiss, 1963: uno dei primissimi film realizzati alla Factory), lunga 58 minuti, suggella una storia corale di amore, che si perde nell’oblìo.

Info: https://www.pamm.org/

Marisol and Warhol Take New York
Da 15 Aprile a 5 Settembre, 2022
Pérez Art Museum, 1103 Biscayne Blvd., Miami, FL