Open Studios all’Academia de España: i borsisti presentano al pubblico i loro lavori

Dopo due anni di fermo, l'Accademia di Spagna a Roma riapre le porte per mostrare i progetti su cui stanno lavorando gli artisti in residenza

La Real Academia de España en Roma, dopo due anni di chiusura a causa dell’emergenza sanitaria riapre le sue porte al pubblico per dare agli artisti in residenza, la possibilità di mostrare i progetti a cui stanno lavorando, ispirati alla città di Roma e alla sua storia.

L’evento, oltre a dar modo di incontrare di persona i 22 borsisti, vincitori del  concorso indetto dal Ministero degli Affari Esteri spagnolo e visitare i loro atelier, è anche l’occasione per immergersi nuovamente negli spazi senza tempo e suggestivi dell’Accademia, compresi alcuni spazi solitamente chiusi al pubblico. 

Anche quest’anno la proposta culturale è vasta: i lavori degli artisti spaziano dall’arte figurativa alle installazioni, dalla scultura alle tecnologie multimediali, dalla moda alla gastronomia, passando per la musica.

Àlex Nogué, JARDINES

Tra i progetti di arti visive vi è il lavoro del disegnatore e fumettista Brais Rodriguez, Still Life, è un fumetto muto, il cui scopo è indagare ed esplorare le risorse dell’immagine e del tempo attraverso questo mezzo e le possibilità narrative che possono offrire la vignetta, la sequenza e l’ellissi. Inoltre, Brais è colui il quale ha realizzato la grafica dell’invito all’evento.

SOSTENUTO/SOSTENENTE è il progetto a cui sta lavorando lo scultore, curatore e scrittore David Bestué, che mira a sistematizzare il suo interesse per la rappresentazione del corpo umano sul piano strutturale, simbolico e materiale. L’obiettivo finale è da un lato, indagare questa tipologia di rappresentazioni nella scultura classica e contemporanea in Italia, dall’altro realizzare una serie si sculture frutto di questa ricerca, utilizzando materiali organici come paraffina, resine, fiori e frutti trattati e lavorati.

Nel suo lavoro, Manuel Blázquez unisce più discipline come la pittura, scrittura ed incisione, ed è quest’ultima uno dei motivi che lo hanno spinto ad provare ad entrare in Accademia, essendo questa dotata di un grande lavorato di incisione. Il progetto a cui sta lavorando in questi mesi è intitolato “Giardino d’Euclide”,  un libro d’artista in cui studia il rapporto storico e ambiguo tra linea e superficie. Il suo riferimento per affrontare la ricerca è l’opera di Guido Strazza, che l’artista conosciuto quando studiava all’Accademia di Belle Arti di Bologna. In particolare, Manuel guarda alla prima parte del libro “Il Gesto e il Segno” di Strazza, in cui si analizza la linea e il gesto. Nel progetto finale queste pagine verranno tradotte in spagnolo e saranno unite a lavori visivi eseguiti contemporaneamente al processo di tradizione.

Carles Tarrasò

Un progetto interdisciplinare che ha come asse portante la moda è proposto da Sergio Arribas, il quale, insieme a un team, sta lavorando a Paradosso/Romolo. La ricerca parte dall’ paradosso di Teseo, secondo il quale i filosofi si chiedevano se la nave dell’eroe greco continuasse a essere la stessa pur avendo sostituito ogni singolo pezzo originale. Questo progetto indaga l’identità di un individuo che muta tecnologicamente, ponendosi le seguenti domande: fino a che punto un umano modificato tecnologicamente continua a essere umano? Di quali elementi avrebbe bisogno una macchina per poter prendere coscienza della propria esistenza? Può un essere umano esistere esclusivamente in un ambiente digitale? Ha senso produrre abiti concreti per un mondo che è sempre più virtuale?

Nelle cucine dell’Accademia,Carles Tarrasò sta compiendo una innovativa ricerca: con il suo progetto Estetica della spezia, esplora il ruolo della gastronomia come arte multisensoriale. Carles, il cui obiettivo finale è realizzare installazione aromatica, in cui tutti i sensi verranno utilizzati, e attraverso la quale si potrà passeggiare come fosse un giardino, ha conservato sotto sale 250 kg di agrumi, utilizzando una tecnica Africana. Altri frutti sono conservati sotto vuoto poiché di questi vuole conservare la forma, dato che sono antiche varietà di agrumi risalenti alla famiglia Dei Medici, che un agricoltore toscano ha piantato nuovamente.

Si muove tra il cinema sperimentale, le arti vive e il disegno Marta Azparren, la quale in Diario di fabrica, sta indagando le orme che il lavoro industriale ha lasciato nell’attività artistica. Connette il racconto della catena di montaggio fordista, alienante, alla modalità con cui l’industria culturale ha occupato questi spazi industriali e gli artisti hanno assunto la condizione precaria e i loop degli operai. Guarda alla figura di Simone Weil, la quale credeva che tre erano le condizioni che rendevano impossibile pensare in fabbrica: il rumore, la velocità e la ripetizione. A queste condizioni sono sottoposti i nuovi abitanti delle antiche fabbriche. Nell’opera conclusiva, Marta intervisterà alcune donne che hanno lavorato in fabbrica, per mostrare come, anche a distanza di anni, eseguono lo stesso gesto che compivano a lavoro,  allo stesso modo.

Borsista proveniente dall’America Latina, Daniel de la Barra, indagando nell’archivio storico dell’accademia e studiando gli itinerari dei borsisti che arrivano in quanto “pittori paesaggisti”, riflette sull’idea della rappresentazione del paesaggio come metodo di assoggettamento della terra attraverso l’immagine. Con l’opera Questo non è un paesaggio: pittura di viaggio e dialoghi dell’esilio, mira a utilizzare la tradizione occidentale della rappresentazione paesaggistica, come regime normalizzatore, per mettere in scena le impronte profonde che il regime coloniale ha lasciato nell’ambiente naturale.

Messicana è Luisa Irazù Lòpez Campos, la quale sta compiendo uno studio dedicato alla Conservazione del Patrimonio e ai giovani. Essa chiede ai ragazzi cosa pensano di Roma e del quartiere in cui vivono e verificano insieme se vi è corrispondenza tra quello che emerge e il racconto che ne fanno le istituzioni delle stesse aree. Per fare questo, crea dei laboratori trans-disciplinari, partecipativi e orizzontali, nei quali i risultati ottenuti sono visibili in tempo reale, cosi che i ragazzi possano vedere nell’immediato cosa hanno realizzato. L’obiettivo dell’artista è passare dalla pratica alla teoria, invertendo il classico processo di creazione e formazione.

Daniel De La Barra

Originari dei paesi latinoamericani sono anche Diego Aramburu, drammaturgo boliviano con il progetto teatrale A occhi chiusi; Daniel de la Barra, peruviano, con un lavoro pittorico; lo scrittore argentino Manuel Ignazio Moyano, con un saggio letterario su J. Rodolfo Wilcock.

Gli altri artisti presenti sono: Isaias Griñolo con un lavoro di videoarte ispirato ai graffiti; Jorge Fuenbuena con un progetto fotografico ispirato e dedicato a Pasolini nel centenario della sua nascita; Francisco Javier Muñoz, che vuole indagare la figura di José Manuel Aizpùrua e il suo legame con Roma; Alex Nogué che propone un lavoro dedicato al binomio cultura/natura ispirato ai dipinti della Villa di Livia; il progetto cinematografico di David Pérez dedicato alla Garbatella; il progetto di mediazione artistica di Leire San Martin Goikoetxea; Monica Gutierrez del collettivo Basurama propone un’indagine sul tema dell’ibridazione applicata nell’arte; Elena Lavellés, con il progetto pittorico Ruina montium: una stratrigrafia aurea; Almudena Ramìrez-Pantanella  che con l’opera teatrale Arringa vuole avvicinarsi al teatro ludico romano; la scultura di Mireia C.  Saladrigues.

Alla musica sono dedicati lo studio time.notime di Manuel Rodriguez Valenzuela che indaga la percezione del tempo nella musica e il lavoro di Daniel Moro, uno studio di musicologia sull’influenza dell’Italia nella musica spagnola d’avanguardia.

I lavori, presentati alla stampa e agli addetti ai lavori il 17 maggio, sono visibili al pubblico nella giornata del 19 maggio a partire dalle 17.00. Successivamente saranno inclusi nella grande mostra finale, Processi 149, che verrà inaugurata il 15 settembre 2022.

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