Arte Fiera torna “live”. Le prime impressioni sulla 45esima edizione della madre delle fiere italiane

Strette di mano, chiacchiere e delicati equilibri nelle trattative: di Arte Fiera si sentiva la mancanza. Ecco qualche commento a caldo

Se ne sentiva la mancanza. Delle strette di mano, delle chiacchiere e anche dei delicati equilibri nelle trattative: di questo, e di tanto altro, ce n’era senz’altro bisogno. Dopo un anno complesso, senza dubbio il più difficile da tempo, e lasciataci alle spalle la parentesi – pur interessante e ben costruita – delle fiere digitali, anche per ArteFiera i tempi sono maturi per tornare in presenza, e dalle “playlist” – questo il nome dato al progetto digitale nel 2021 – si torna, finalmente, a un evento “live”. Un’occasione come questa, come ha spiegato il direttore generale di BolognaFiere Antonio Bruzzone, che si pone come il felice esito conclusivo di quel «lavoro di tessitura tra il quartiere fieristico e la città» condotto anche grazie al costante dialogo tra il direttore Simone Menegoi e ArtCity, nella persona di Lorenzo Balbi.  Lo stesso Menegoi, aprendo il suo intervento nella conferenza stanza pomeridiana, non ha certo nascosto la gioia della ripresa: «È veramente bello ritrovarsi qui», ha confessato in occasione della conferenza stampa – dopo quasi due anni e mezzo di assenza forzata, e ripartire da quel “discorso di crescita” impostato sin dall’inizio del suo mandato, nel 2019. Un approccio totalmente sinergico con le altre realtà istituzionali presenti sul territorio – e sancito dal rafforzamento del sodalizio con Balbi – che ha saputo affiancare alla dimensione mercantile tipica della fiera un’impronta più strettamente “curatoriale”, un taglio che predilige un’esperienza più “lenta” e approfondita e che si concretizza, di fatto, in precise indicazioni ai galleristi (come il numero massimo di sei artisti per stand).

Gli stessi galleristi, dal canto loro, sembrano condividere le lunghezze d’onda di Menegoi: tra le tantissime realtà presenti e i molti grandi nomi, interessante è la proposta di Galleria Vigato, che espone, in un progetto ben strutturato, sette tra i nomi di punta dell’Anacronismo italiano (Alberto Abate, Omar Galliani, Carlo Maria Mariani o ancora Lorenzo Bonechi). Un numero di artisti, ha spiegato Fabrizio Vigato, superiore al limite stabilito, e tuttavia concesso proprio in virtù del disegno espositivo generale. Altro progetto degno di nota è Ospiti, concepito da Studio G7. Presente sia nella Main Section che nella sezione Pittura XXI, la galleria bolognese conduce il pubblico all’interno di uno spazio domestico, con i lavori di Giulio Paolini o Daniela Comani, per poi farlo entrare in uno studio d’artista (stand monografico di Franco Guerzoni). Pittura XXI – sezione unica nel suo genere nel panorama fieristico nazionale – ha visto anche l’esordio, in fiera, di realtà interessanti come la piemontese Lunetta 11. Portando in fiera un “solo show” del giovane pittore Andrea Barzaghi, Lunetta conferma la sua attitudine monografica, così come Tiziana di Caro, presente – anche lei nella sezione curata da Davide Ferri – con una serie di recenti lavori del pittore romano Stanislao di Giugno. Soluzioni come Pittura XXI, spiega la gallerista romana Sara Zanin (Z20) – presente in fiera con la giovane pittrice Nazzarena Poli Maramotti e un gigante come Alfredo Pirri  risultano estremamente utili specialmente in una realtà, come quella bolognese, decisamente più “forte” sulla pittura moderna. Rinnovata attenzione alla territorialità, ma soprattutto all’italianità, un fattore che, spiega ancora Menegoi, più che essere un “difetto” e un “limite”, diviene “motivo di orgoglio” e “specificità” di una fiera che non vedeva l’ora di ripartire.