Personaggio dalle oscure estremità Julius Evola, un caso isolato per la nostrana storia dell’arte che lo vede in una prima fase della sua epopea creativa vicino alle incursioni futuriste, alla forza prorompente dell’avanguardia italiana ma che ben presto, all’inizio degli anni ’20 del secolo scorso, decide di mettere da parte definendo il movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti «una sorta di slancio vitale del tutto sprovvisto di una dimensione interiore».
La sua breve stagione artistica attraversa però non soltanto il futurismo ma anche un’altro dei movimenti europei fondamentali in fatto d’avanguardia, il dadaismo. Una volta girate le spalle ai connazionali infatti Evola, si avvicina alla figura mistica di Tristan Tzara. La serie di interventi che realizza cavalcando le influenze di questi due movimenti, riassunte nel periodo che va dal 1915 al 1921, viene raccolta dal museo Mart che il 15 maggio 2022 inaugura la nuova esposizione Julius Evola, Lo spirituale nell’arte.
Una prospettiva inedita quella proposta dal museo di Rovereto che in questa occasione fa giungere nelle sue sale opere provenienti da collezioni pubbliche e private, per dare forma a un corpus in grado di mettere in chiaro la complessità di una produzione limitatissima ma significativa, prova di una profonda tensione spirituale.
Evola si aggiudica il primato di essere stato il primo italiano a fare uso del termine “astratto” nel definire un’opera da lui realizzata, lo testimonia un saggio scritto dall’artista e pubblicato nel 1920 – ripubblicato in «Quaderni di Testi Evoliani», 3, Roma, 1992. Poco dopo la stesura del saggio Evola sceglie di interrompere definitivamente il suo percorso di pittore dedicando l’arco successivo della sua biografia a riflessioni ispirate al grande pensiero reazionario dell’Ottocento – De Maistre, De Bonald, Donoso Cortès. Diventerà protagonista di un pensiero ispirato alle Vie orientali e a René Guénon, e di ispide teorie antidemocratiche, in alcuni casi giudicate filo-fasciste. La critica contro la modernità è il nucleo centrale del suo lascito che affonda le sue radici in una condizione pessimista e legata alla disgregazione nichilista del suo tempo.
Per il suo posizionamento intellettuale e fortemente controcorrente, la figura di Julius Evola ha nel tempo perso sempre di più la sua centralità anche per la critica. Il suo definirsi profondamente absolutus, sciolto dal mondo che lo circonda, distante dalla folla borghese intellettualoide che durante il XX secolo monopolizza la cultura democratica, tendenzialmente rivolta a sinistra, fa conquistare a Evola il titolo di outsider. Disprezzato dall’élite, non viene mai piegato dalla vita, neppure nel momento della sua mutilazione nel bombardamento viennese del 1945, durante il quale subisce una lesione al midollo spinale che lo costringe su una sedia a rotelle fino al momento della sua morte nel 1974.
Info: https://www.mart.tn.it/
Julius Evola, Lo spirituale nell’arte
15 mag 2022 – 18 settembre 2022
Museo Mart, Rovereto