Scarabocchi fantastici, Maicol & Mirco vincono il premio Tuono Pettinato

«Ricevere un premio, intitolato a un mio super amico, è stato il più fantasioso stratagemma, ordito dalla natura, per ammutolirmi. Una supernova di dolce e amaro esplosa in petto. La premiazione poi è stata un monumento alla rottura della quarta parete: sembrava di essere tutti personaggi di un’ultima incredibile opera di Tuono Pettinato. Gli ingredienti di una sua storia c’erano tutti: una roba normale (una premiazione di un autore) trasformata in una cosa assurda (l’autore premiato è uno dei migliori amici del tipo che porta il nome del premio), gli spettatori impersonati da tutti i suoi più cari amici e parenti (Tuono amava dare alle sue creature le sembianze di affetti e conoscenti) e infine il suo topos preferito: la morte. Più ragionavo così, più tutto diventava fumetto. Ogni volto di ogni astante perdeva ai miei occhi il suo incarnato, per trasformarsi in uno dei suoi disegnetti bianchi e neri. In uno dei suoi tanti ritrattini. Ogni domanda postami, mi sembrava di leggerla racchiusa in una nuvoletta. I tempi della premiazione diventavano i ritmi di un fumetto. Climax, anticlimax, pausa. Una porta che sbatteva faceva “Slam”. Una domanda a cui non sapevo dare risposta mi strappava un “Sob”. E, per ultimo, sono stato premiato per un “Bah”, per una semplice onomatopea».

Sono le toccanti parole con le quali Maicol & Mirco – all’anagrafe Michael Rocchetti, detto Maicol, ma in origine lo pseudonimo indicava un duo, composto anche da Mirko Petrelli – descrivono lo stato d’animo che li riguarda: il volume “Bah” (2020), edito da Bao publishing, è stato insignito del premio Tuono Pettinato (pseudonimo di Andrea Paggiaro, fumettista e illustratore prematuramente scomparso nel 2021) nell’ambito della sua prima edizione, promossa da Bibliolandia, rete documentaria della provincia di Pisa. 

Quindi Michael aggiunge: «Tuono è uno dei miei più grandi amici e uno dei miei fumettisti preferiti. È anche un autore così importante da aver impiantato il proprio immaginario nel mio. Sarà impossibile scrivere, d’ora in poi, senza riferirmi alla sua scrittura, alla sua idea di mondo. E, soprattutto, alla sua idea di immondo. Una perdita che non perderò». E sempre a lui chiediamo conto dell’uscita in libreria del quinto volume (“No!”) della raccolta integrale dell’Opera Omnia de Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco (Bao publishing), che rappresenta un fenomeno del tutto unico, sfuggente a qualsivoglia genere e a ogni definizione. Partendo da un interrogativo: come nasce d’idea dell’Opera Omnia? E sussiste un filo conduttore, per quanto non evidente, tra questi primi cinque volumi? 

«Il filo conduttore c’è ed è enorme – replica Michael – tanto grande da risultare invisibile al lettore. Un filo lunghissimo, rosso, a ogni vignetta tagliato e riannodato. Come se avessimo cercato di collegare assieme tutti i fili della vita di ognuno di noi. Un filo fatto di tutti i fili. Rosso come il sangue, ma al gusto di fragola. Per questo le nostre orribili vignette piacciono a tutti: hanno un buon sapore. L’Opera Omnia nasce per riavvolgere questo filo infinito. L’Opera Omnia è un rocchetto». 

Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco costituiscono un’epopea esistenziale e filosofica che non ha paragoni nel mondo del fumetto (e spopolano sui social, che lo stesso Michael considera «utili a far conoscere le tue storie. E sono anche utili a farti conoscere i tuoi lettori. Forse sono utili addirittura a conoscere te stesso. Gli dedico troppo tempo. Ma dedichiamo troppo tempo a tutto»). Così, dopo “Argh”, “Sob”, “Bah”, “Crack” è arrivato “No!” (con l’introduzione di Andrea Delogu, conduttrice per la tv e la radio, scrittrice e attrice, che spiega: «Mi sono sentita una fan del disagio intelligente e colto. Dell’attenzione ai dettagli che io non ho ma che quando leggo Maicol & Mirco scopro e noto, e la mia giornata sembra meno sola e banale»). 

Dunque, stiamo parlando di un’opera unica: un unico fumetto chilometrico – e alle sue spalle c’è sempre un impegno importante: «Il nostro è un lavoro di getto, un continuo salto nel vuoto. Ma il lavoro c’è: sono occorsi 40 anni a prepararci a questi salti senza rete. Una rincorsa lunga 40 anni», incalza Michael –, travestito da milioni di strip, che non sembra (per fortuna) destinato ad arrestarsi. «In autunno uscirà il sesto volume “Pfui” – riprende il fumettista e disegnatore, classe 1978 – ed entro il 2023 usciranno il settimo e l’ottavo. I miei personaggi vengono sterminati dai miei racconti. Quindi come ogni buon omicida seriale devo essere fermato, se volete vedere la fine. Ogni vignetta è una richiesta di aiuto: fermateci». 

Un vero e proprio flusso (arginabile? Provateci voi) di umanità, non di rado confusa e terribile ma, soprattutto, brillante, toccante e generosa, narrata in maniera semplice e immediata. A questo proposito, chiediamo a Michael – che ritiene “tabù” un tema soltanto: la noia. Precisando: «Le storie noiose le censuriamo. Tutto il resto è da raccontare (la noia si racconta da sé)» – cosa intende, in concreto, quando definisce le sue strip: «fumetti pieni di vuoto». Pronta la replica: «Li vedi, gli sfondi? Non ci sono praticamente mai. Eppure leggendo le nostre vignette sai esattamente dove recitano i nostri personaggi: in quell’androne che hai sbirciato uscendo di casa, nel cucinino di tua nonna quando abitava a casa sua, nella piazza dove la tua ragazza ti lasciò in lacrime. Ne “Gli Scarabocchi” alcune cose ce le mettiamo noi, altre voi lettori. Per questo li sentite tanto vostri, perché li avete riempiti con i vostri immaginari». 

E ancora: dal colore rosso ai disegni dai tratti minimali alle parole ridotte all’osso: in che modo Maicol & Mirco sono approdati a tutto questo? «Mi piacciono i fumetti più che il disegno – replica Michael – quindi mi piace raccontare. Abbiamo così tante idee in testa che per partorirle tutte occorreva un tratto veloce e funzionale, che raccontasse il più possibile, col meno possibile. Zac! Poi le parole vere sono poche nella vita, le altre sono praticamente solo sinonimi». Parole, parole, parole: sono quelle pronunciate spesso da chi, addetto ai lavori o no, deve incasellare tutto e tutti. In realtà, nella visione dello stesso Michael, «i grandi autori sono quelli che non sai spiegare, puoi solo consigliarne la lettura. Speriamo che i nostri fumetti non siano incasellabili. Non sembrano questo o quello. Anzi, vedendo qualcosa in giro, ti viene da dire: “Ehi, sembra uno Scarabocchio di Maicol & Mirco».

Info: www.baopublishing.it