Nici è una giovane scienziata che, in grande segreto, ha costruito Melek, un corpo attraverso il quale può viaggiare in universi paralleli. Nelle sembianze di Melek, entra all’interno di uno di questi e incontra Nici, un’altra versione di sé stessa, che lavora in un bar e sembra una persona totalmente differente. Tra curiosità scientifica e attrazione irrefrenabile, tra le due scatterà la scintilla, ma la situazione sfuggirà rapidamente di mano.
Io e Melek – graphic novel di esordio di Lina Ehrentraut, autrice emergente tedesca e vincitrice del premio “e.o. Plauen Förderpreis 2019” – racconta una storia d’amore ambientata in una dimensione parallela, laddove i desideri e conflitti rimossi dell’Io prendono forma, galleggiando tra sdoppiamenti d’identità, relazioni queer – persone che rifiutano tanto le canoniche definizioni di “maschio o femmina”, quanto le etichette relative alla preferenza sessuale (è il caso, ad esempio, dell’attrice Tilda Swinton, che ha affermato: «Ho sempre avvertito di essere queer») – ed incontri ravvicinati con sé stessi.
Edito da Canicola, il graphic novel di Lina Ehrentraut (240 pagine a colori, 20 euro), tradotto in Italia da Valeria Beggiato, narra la relazione tra due polarità opposte che convivono nella medesima persona: Nici-Melek, nei panni del suo avatar artificiale e auto-ottimizzato, fa la conoscenza di un’altra Nici spontanea, disinvolta e godereccia, che pare quasi incarnare un lato rimosso della sua personalità, bramato e al contempo rigettato. Un volume a fumetti che si muove tra fantascienza, love story e racconto introspettivo. È la stessa autrice – nata nel 1993 a Neuss, vive a Lipsia – che ci racconta: «Quando ho pensato per la prima volta alla storia, ho sentito la protagonista/le protagoniste come le mie migliori amiche. Due figure dalle vite differenti, ma che secondo me potevano essere la stessa persona e incontrarsi».
Quindi Lina Ehrentraut – che sarà presenta al Comicon a Napoli dal 22 al 25 aprile – spiega: «In quanto racconto c’è molto di autobiografico, o probabilmente lo sono i personaggi e le loro problematiche. C’è questa duplicità: una Nici molto ordinata, concentrata, egoista, dedita al suo lavoro e “l’altra sé” divertente, simpatica, alla mano ma anche più giudicata».
E proprio dal loro incontro prende il via una storia d’amore paradossale, per certi versi autentica, che arde nell’arco di poco tempo, in bilico tra istanti di perfetta sintonia e momenti di tensione. E non è parca di colpi di scena. Un esordio fresco e profondo, questo di Lina. «Io e Melek è il mio debutto con una storia più complessa e lunga ed è stato molto divertente. Prima di disegnare Io e Melek stavo realizzando dei vestiti. Durante la lavorazione pensavo molto alla storia e infatti i vestiti compaiono anche nel libro. Questo è stato un nuovo modo per me di lavorare. Prendermi del tempo, pensare molto e collegare cose come la moda, la pittura e il fumetto. Mi è davvero piaciuto lavorare così, cioè creare un mondo e unire le cose al suo interno», dichiara l’autrice.
E nel suo graphic novel non mancano determinati richiami. A questo proposito, evidenzia: «La cultura pop è sempre stata molto importante per me. Sono più una persona da film, forse lo si nota nel modo in cui racconto. Mi piacciono molto le storie di fantascienza e fantasy, ma molte sono sessiste e ruotano attorno all’uomo etero forte. Poi ovviamente amo i fumetti. Quando ero giovane ero fan dei manga e guardavo molti anime dopo la scuola. Per esempio Kiriko Nananan e Ai Yazawa sono state strabilianti per me, perché era la prima volta che leggevo fumetti su giovani donne che avevano normali problemi di vita».
Allo stesso modo, Lina ammette di aver amato due manga come «One Piece e Detective Conan», nonché di essere visceralmente legata alla musica («adoro ascoltare dischi tutto il giorno, e prima della pandemia – nel tempo libero – cantavo spesso al karaoke insieme ai miei amici. Oggi mentre disegno ascolto parecchio gli audiolibri»). È una “prima volta” tutt’altro che banale, la sua, un volume a fumetti nel quale l’autrice tedesca miscela sequenze narrative in bianco e nero, che rimandano alla sfera indie-underground delle fanzine autoprodotte, e suggestive esplosioni di colori. L’emotività, si sa, non è mai monocromo.
Info: www.canicola.net