Fondazione Giuliani presenta la prima personale italiana di Richard Aldrich

Astrazione e figurazione si alternano nel lavoro dell’artista originario della Virginia alla Fondazione Giuliani di Roma

Dal 14 aprile al 25 giugno 2022 la Fondazione Giuliani ospita An exploration of how time only exists in half steps(Studio su come il tempo esista solo in semitoni), la prima personale in un’istituzione italiana di Richard Aldrich. L’artista, nato in Virginia nel 1975, molto apprezzato negli Stati Uniti, vive e lavora a New York. La mostra in corso, curata da Adrienne Drake, si compone di 26 opere, tra dipinti, sculture e lavori su carta, realizzate da Aldrich tra il 2000 e 2022.

I lavori esposti non seguono un ordine cronologico, sono entità uniche, legate tra loro da connessioni e relazioni più o meno sottili, in un rapporto reciproco. Le opere su carta e le sculture hanno un approccio intimo e autobiografico, incorporano oggetti trovati, donati o con un significato speciale. Ogni elemento diviene esperienza del passato, a cui l’artista da nuova vita, per far si che il visitatore dia un significato personale a quello che osserva. 

Le opere esposte alla Fondazione Giuliani raccontano l’interesse dell’artista per lo scorrere del tempo e, come spiega la curatrice, «il modo in cui gli oggetti possono essere utilizzati per esplorare il concetto di tempo per la comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda».

Il tempo, considerato all’artista come parte integrante del suo lavoro, diventa fisico, si trasforma in una tecnica.

Il titolo della mostra è nato dall’idea che le idee stesse siano costruite sopra altre idee. «Il mio obiettivo – dice l’artista – è quello di indagare cosa succede nello spazio tra la nascita di un’idea, di un progetto e la sua realizzazione, i semitoni appunto». Il riferimento ai semitoni, cioè il più piccolo l’intervallo che vi è tra due suoni, deriva dalla formazione musicale dell’artista. La sua riflessione verte su ciò che accade nelle fasi intermedie e su come questo può essere mostrate e espresso.

«le opere sono connesse da una rete rizomatica che va da a un’esplorazione aperta nella storia della pittura, a riferimenti alla cultura pop, all’esperienza personale, contribuendo a costruire una narrazione della mostra, per quanto sfuggente» chiosa la curatrice Adrienne Drake.

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