Confini e Conflitti, in mostra a Milano i tappeti di guerra della collezione Sergio Poggianella

Dinamiche di potere e confini geopolitici raffigurati nei tessuti esposti a Milano nello studio di commercialisti BBS-Lombard e Lombard DCA

Lo studio di dottori commercialisti Lombard DCA in collaborazione con lo studio e società benefit BBS-Lombard ha aperto gli spazi del proprio studio a Milano al pubblico, presentando la mostra Confini e Conflitti, Visioni del potere nel tappeto figurato orientale dalla collezione Sergio Poggianella. BBS-Lombard, studio di commercialisti specializzato in economia, gestione e fiscalità della cultura nasce dallo studio Lombard DCA e BBS-pro con lo scopo di elaborare strategie di sviluppo per istituzioni culturali. Il connubio tra BBS-Lombard e la fondazione Sergio Poggianella, realtà culturale fondata dall’omonimo collezionista, ha dato vita alla mostra Confini e Conflitti, visitabile fino al 31 maggio, in cui sono esposti diciannove tappeti tessuti da donne afgane, pakistane, cinesi e provenienti dall’Asia Centrale durante il periodo che va dal 1920 al 2001.

Paesaggio urbano, courtesy fondazione Sergio Poggianella

Si tratta di rare opere d’arte contemporanea che documentano la storia di popoli orientali e il gioco di forza tra stati attraverso le rappresentazioni su arazzi e tappeti di personalità politiche, armamenti, paesaggi e mappamondi, espressione artistica riconducibile alla categoria dei tappeti di guerra. «Gli afgani – ha dichiarato Poggianella in un’intervista rilasciata a Inside Art – piuttosto che registrare la loro storia su tela, l’hanno tessuta». La mostra presenta quattro tipologie di tappeti di guerra suddivise in sezioni. La prima riguarda i mappamondi e comprende un arazzo che richiama lo stile di Alighiero Boetti sviluppato durante i suoi viaggi in Afghanistan e realizzato dalle tessitrici di Kabul. L’opera esprime chiaramente i confini tra stati durante gli anni Settanta. Dietro la serie di tappeti geografici aleggia un’aria di mistero poiché è difficile ricostruire l’origine, capire con esattezza se sono stati commissionati o realizzati autonomamente dalla maestranza afgana, risulta un campo artistico da indagare e scoprire. Con il trascorrere degli anni e l’avvicendarsi dei tumulti geopolitici, le rappresentazioni sui tappeti mutano al variare delle vicende storiche. Nel ’79 l’Unione Sovietica invade l’Afghanistan e i tappeti si animano di aerei, carri armati e armi da guerra andando a costituire la seconda sezione della mostra dal titolo tappeti di guerra. Alcuni tappeti presentano la pianta dell’Afghanistan con un prolungamento in alto a destra al confine con l’Uzbekistan, indicando il tragitto che gli armamenti da terra russi percorrevano per invadere il paese. Questa tipologia di opere realizzata nel corso degli anni Ottanta non viene compresa dai mercanti locali, i quali utilizzavano i tappeti per imballare strumenti da lavoro, contrariamente vengono notati da artisti e collezionisti pronti ad incorporare le opere nelle proprie installazioni e collezioni.

Veicoli Military, courtesy fondazione Sergio Poggianella

La terza sezione, tessuta su lana particolarmente morbida, si compone dei paesaggi degli anni Venti e presenta un rarissimo tappeto modernista creato a Khotan nella regione cinese di Xinjiang, luogo strategico di snodo lungo la via della seta e patria degli uiguri, popolazione fedele all’islam sunnita. “Il tappeto è raro proprio perché modernista”, spiega Poggianella. L’avvento della modernità è indicato da treni e navi che attraversano Khotan lasciando la scia di fumo nero al loro passaggio, accompagnati dalla presenza di fabbriche e biplani. Questa sezione permette di completare la ricostruzione dei processi storici che hanno investito soprattutto il popolo afgano, testimoniando il passaggio dalla modernità degli anni Venti all’invasione da parte dell’Unione Sovietica avvenuta dal 1979 al 1989 sino alla missione Enduring freedom dei primi anni Duemila, lanciata dalla nuova politica americana per combattere il terrorismo, in particolare quello esercitato dai talebani in Afghanistan. La quarta sezione mostra i ritratti di personalità politiche che hanno particolarmente influenzato il corso della storia del Novecento sino ai primi anni Duemila. Tra i più importanti risultano il ritratto del grande riformatore politico e sociale Amanullah Khan, re del Regno dell’Afghanistan dal 1919 al 1929 e il generale Massoud, l’amato comandante della resistenza afgana contro l’Unione Sovietica, noto come il Leone del Pashir. La serie di ritratti non indica delle tendenze idolatriche delle personalità raffigurate, ma ancora una volta si tratta di testimonianze storiche dell’attualità dell’epoca. In definitiva la mostra espone la migrazione dei tappeti da oggetti artigianali a opere di arte contemporanea orientale, generando una riflessione non solo su ciò che sta accadendo in Ucraina ma sulla funzione dell’arte quale veicolo per elaborare gli accadimenti del mondo fugando ideologia e populismi. 

Mappa del mondo, courtesy fondazione Sergio Poggianella

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