Quanto è riconosciuta l’arte italiana all’estero? Poco ma possiamo recuperare

Un'indagine promossa da Arte Generali mostra la diffusione della nostra arte fuori dai confini e mette in campo le azioni necessarie per promuoverla

In Italia siamo frequentemente testimoni di un atteggiamento remissivo nei confronti delle criticità. Ci si trova spesso nella posizione di lamentare un malfunzionamento o delle lacune che rallentano il progresso di un intero sistema, mantenendo un atteggiamento passivo, sterile, privo di riflessioni critiche e rivolte verso una soluzione. Questo è un discorso perfettamente applicabile al mondo della cultura e più in particolare dell’arte contemporanea nella Penisola. Dagli anni ’80 a oggi l’arte contemporanea italiana vive una fase di grande disgregazione.

Riconoscere nel panorama nazionale una congruenza nelle ricerche e nelle carriere degli artisti che hanno segnato gli ultimi decenni risulta complesso e la diretta conseguenza di queste dinamiche tanto confusionarie è la mancanza di impatto della scena artistica nostrana nel contesto globalizzato in cui viviamo oggi. «Tante piccole cose cambiano radicalmente un sistema. Per noi artisti è praticamente impossibile essere incisivi all’estero. – Spiega l’artista Patrick Tuttofuoco – È chiaro che è essenziale avere una ricerca di qualità ma è essenziale avere un sistema che ci sostiene. È necessario un sostegno, potersi identificare con una nazione in maniera coesa e organizzata. È tutto lasciato all’individualità».

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Patrick Tuttofuoco

Un’indagine per fare chiarezza e guardare al futuro

Questo è quello che emerge dal report Quanto è (ri)conosciuta all’estero l’arte contemporanea italiana presentato a Palazzo Bonaparte a Roma, in presenza del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini il 23 marzo 2022. Lo studio è stato portato avanti con l’impegno di ragionare su quali siano i possibili scenari che nel futuro porterebbero a una migliore valorizzazione dell’arte contemporanea italiana. «In questi anni ho cercato di contrastare la contrapposizione tra pubblico e privato, questi devono cooperare sotto il segno della valorizzazione del patrimonio del paese. Questo rapporto va a spiegare il perché di un ritardo – Spiega il Ministro – L’Italia ha avuto formidabili talenti ma è mancato un investimento accurato sulla creatività contemporanea negli ultimi sette decenni. Avere immaginato che la tutela del patrimonio passato fosse più importante che sostenere l’arte del presente è stato un errore.  Occorre rendere competitiva l’arte contemporanea nel mondo, c’è molto da fare ma oggi è necessario investire in cultura, sopratutto in questo momento di ricostruzione».

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Ministro della Cultura, Dario Franceschini

Il report per punti 

Il progetto, a cura di Silvia Anna Barillà, Franco Broccardi, Maria Adelaide Marchesoni, Marilena Pirrelli e Irene Sanesi, prende corpo grazie al sostegno di diversi player, in primis Arte Generali, la business Unit del gruppo Generali dedicata alla cura di ogni forma d’arte e alla sua trasmissione di generazione in generazione, BBS-Lombard, società benefit che attraverso il connubio tra economia e cultura ridisegna lo sviluppo di imprese a carattere storico artistiche e Arhtemisia, azienda leader nella produzione di esposizioni artistiche sul piano internazionale. «L’arte italiana ha necessità di aprirsi verso l’estero per essere riconosciuta. Grazie all’Italian Council sono stati fatti grandi passi in avanti – Afferma Marilena Pirrelli –  La strada è ancora lunga ma il trend sta prendendo una direzione diversa. È necessaria una cabina di regia che porti concretezza e ordine. Questa relazione è una primo passo».

Il report è diviso in due sezioni: la prima contiene una serie di interviste a 24 curatori a cui è stato chiesto a loro avviso quali fossero gli artisti italiani nati dopo gli anni 60 maggiormente riconosciuti  all’estero, quali invece non hanno ottenuto un successo adeguato e quali siano i limiti che il sistema italiano costringe ad affrontare per portare il proprio lavoro oltre i nostri confini geografici. 

La seconda sezione è invece dedicata all’analisi dei dati e alla mappatura della presenza dell’arte italiana all’estero. L’indagine è stata condotta analizzando: le collezioni permanenti di 76 musei internazionali, le ultime 7 edizioni della biennale d’arte di Venezia, le ultime8 edizioni di Documenta, le ultime tre edizioni di altre 18 biennali internazionali , gli articoli usciti su 16.000 pubblicazioni online, i risultati d’asta dal 2000 a oggi e i bandi delle 10 Edizioni dell’Italian Council.

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L’intelligenza artificiale come strumento di analisi

Lo studio è stato integrato da un approfondimento sulla fiscalità dell’arte, sugli strumenti di sostegno al contemporaneo e un’analisi di Arte Generali in collaborazione con Wounder sui centri artistici italiani a confronto con quelli attivi all’estero, attraverso l’intelligenza artificiale. Dall’analisi è emerso che Milano è una delle città più all’avanguardia dell’ecosistema italiano. 

Tuttavia l’analisi ha rilevato che la propensione al rischio è paragonabile a due altre città piuttosto virtuose, Roma e Venezia, perché anche nel capoluogo lombardo la tendenza alla mancanza di sostegno per gli artisti emergenti o mid-carrer risulta ancora troppo bassa rispetto alle reali esigenze. Questo strumento ha reso possibile comprendere come Milano si trovi ancora molto indietro rispetto ad altre città internazionali, come Parigi, Berlino o Los Angeles che hanno invece sviluppato una strategia ad ampio respiro capace di consentire un grado più alto di competitività e capacità di attrarre finanziamenti. 

Alcune possibili soluzioni

Le politiche economiche di sostegno alla crisi pandemica si sono dimostrate insufficienti a sanare le criticità del contemporaneo, soprattutto a causa di un mancato riconoscimento giuridico della professione artistica e delle professionalità correlate. Andrebbero, secondo gli autori del report, intraprese iniziative di natura fiscale per dotare il sistema di maggiore trasparenza e, allo stesso tempo, rendere più fluido il trasferimento delle opere. 

Tra le proposte che gli esperti presentano, viene posto l’accento sull’opportunità di rendere imponibili le cessioni di opere d’arte tra acquirenti privati, con un meccanismo che distingua la speculazione dal collezionismo, di estendere le agevolazioni dell’Art Bonus all’acquisto di opere di artisti contemporanei viventi, uniformare al panorama internazionale l’IVA sulle opere e in ultimo sospendere dall’imposizione fiscale le plusvalenze derivanti dalla cessione di opere in caso di reinvestimento o perdita dei beni della medesima natura.