La tecnica del Deaccessioning: il MET di New York vende due calchi della prima scultura cubista di Picasso 

Dopo i precedenti ripensamenti il MET di New Ypork tornaa valutare la possibilità di sanare le criticità economiche attraverso la stategia del deaccessiong. É stata annunciata da Max Hollein, direttore del MET di New York, l’imminente rimessa sul mercato di due calchi della prima scultura cubista di Picasso. Non è stata ancora fissata nessuna data ma è certo che il manufatto è stato affidato per la vendita alla casa d’aste Christie’s, che inserisce in calendario a maggio 2022 l’asta che vedrà i manufatti acquistati da un nuovo proprietario

Una delle sculture in vendita è datata 1909 ed è nella collezione del MET da due decenni. La testa di donna entra nella collezione del museo nel 1995, in seguito a una donazione ricevuta da Florene M.Schoenborn, fiduciario a vita del Museo d’Arte Moderna. Il duplicato del calco, Testa di donna (Fernande), è stato poi donato al MET da Lauder.

Al momento il museo americano sta esaminando il valore dell’opera ma secondo Christie’s dovrebbe aggirarsi intorno ai 30milioni di dollari. I fondi della vendita, ha affermato Hollein «Consentiranno al Museo di dare ulteriore priorità alle acquisizioni di importanti opere d’arte eccezionali». Il caso in questione non risulta certo isolato ma anzi è stato preceduto da molti altri come quello dell’Everson Museum di Syracuse nello stato di New York, che mette in vendita a settembre 2020 per 13 milioni di dollari l’opera Red Composition di Jackson Pollock, ma anche quello del Brooklyn Museum, che a ottobre dello stesso anno vende da Sotheby’s per 6,1 milioni di dollari un tavolo di Carlo Mollino. 

A partire da aprile 2020 e fino al concludersi del 2022, in nome della direct care delle collezioni, i musei americani sono autorizzati a procedere con il deaccessioning delle proprie opere, e non soltanto per acquistarne di nuove. Questa concessione è dovuta dalla profonda crisi causata dall’emergenza sanitaria nel settore culturale. Circa il 90% dei musei nel mondo sono stati temporaneamente chiusi durante la crisi e il restante 10% rischia di non poter più riaprire al pubblico.

Picasso

Il sondaggio del Network of European Museum Organizations – NEMO ha rivelato perdite per una media di 20-300 euro a settimana a causa della chiusura e dell’interruzione dei viaggi.  In quest’ottica il Deaccessioning sembra un’ottima strategia di ripresa, anche se i dibattiti sulla questione sono ancora molto accesi.

La domanda che preme il mondo dell’arte è il dubbio che questo sistema possa creare la perdita di fruizione dei capolavori piuttosto che una modalità di riparazione e divulgazione culturale

Neanche l’America sembra pronta a questo tipo di cambiamento anche se l‘ICOM sottolinea come «il deaccessioning di un oggetto dovrebbe essere intrapreso con la piena comprensione del suo significato, del suo carattere e di qualsiasi perdita di fiducia pubblica che potrebbe derivare da tale azione». Questo processo inizialmente è stato tuttavia rigorosamente strutturato. Il codice etico dell‘Associazione americana dei direttori dei musei (AAMD) afferma «Un direttore di museo non può disporre di opere d’arte a cui si accede per fornire fondi per scopi diversi dall’acquisizione di opere d’arte per la collezione ».

I musei quindi possono vendere opere solo per acquisirne di nuove e per arricchire le proprie collezioni. L’emergenza sanitaria sembra aver però cambiato le carte in tavola, aprendo tali operazioni anche a un obiettivo secondario, rimpolpare le casse di un settore che la pandemia ha contribuito a mettere inevitabilmente in ginocchio.