Sfidare l’arte con l’arte. Goran Trbuljak da P420

Le riflessioni sullo statuto della pittura e sul ruolo dell’artista sono al centro dei lavori dell’artista croato, presentati dalla galleria bolognese

La galleria bolognese P420 ospita, dal 12 febbraio 2022 fino al prossimo 2 aprile, 45 years of non-painting, personale di Goran Trbuljak (n. 1948). La mostra si pone come un compendio estremamente lucido della metodologia operativa dell’artista croato. Nei lavori esposti, che coprono un arco temporale molto ampio – si va dai primi Settanta fino al 2020 – Trbuljak cerca indizi, se non proprio risposte definitive, ad alcuni interrogativi che lo hanno ossessivamente accompagnato nel corso della sua lunga carriera. Uno degli obiettivi dell’indagine filosofica, prima ancora che pittorica, di Trbuljak è l’oggetto tela: con Sunday painting (1971-2014), serie di quattro foto in sequenza, l’artista, con piglio ironico e con sorprendente acume, punta il dito contro una concezione limitante, “amatoriale” della pratica pittorica. La serie di Sunday Painting mostra infatti Trbuljak dipingere la vetrata di un negozio di tele; nelle immagini il punto di vista assunto inganna l’occhio, facendogli credere che ad essere dipinta sia la tela e non il vetro. È la questione del punto di vista, dunque, ad essere affrontata: cruccio personale dell’artista sin dagli esordi – nel 1970 Trbuljak si sottopose a un test di verifica del suo campo visivo – tale problematica è solo apparentemente banale, dal momento che la dottrina della flatness, cavallo di battaglia di certa critica formalista (Clement Greenberg su tutti)aveva assunto, tra i ’50 e i ’60, una posizione egemone nel dibattito critico.

Lungi dal risolversi nella sua “piattezza”, dunque, la tela è per Trbuljak un oggetto praticabile nella sua complessità volumetrica. Molti dei lavori della prima sala sono lì a ribadirlo con decisione: le tele di Trbuljak, accolte in gabbie di legno e vetro,sono di volta in volta dipinte sui lati, sul retro o – ancora una volta – sulle superfici di protezione antistanti. A una simile riflessione, che sembra riportare all’attenzione l’assunto duchampiano per cui tutte le tele sono dei “ready-mades aiutati”, Trbuljak unisce un discorso sulle dinamiche di costruzione e legittimazione dello status artistico. Questa indagine è affidata a piccoli fogli dattiloscritti, che riportano prese di posizione abbastanza nette: lavori come se questo non è un dipinto allora io non sono un pittore (1971-1981), o ancora se un collezionista rifiuta di acquistare quest’opera bruciatela di fronte ai suoi dipinti, non si caricano, tuttavia, dei toni veementi della critica istituzionale che in quegli anni aveva i suoi campioni in Hans Haacke, Daniel Buren e Marcel Broodthaers. I suoi statements, al contrario,sanno di resa, di pacifica accettazione delle “regole” del gioco. Un atteggiamento positivamente cinico, quello dell’artista, che già nel 1977, invitato alla Galleria del Cavallino di Venezia, aveva esposto i manifesti delle mostre di Klee, Dubuffet, Calder o Mathieu – sottolineando il peso assunto dalle gallerie nella costruzione dello status. A quasi mezzo secolo, Trbuljak, in piena coscienza del suo essere una firma, è così libero di sporcare una tela con le sue iniziali, con la stessa, sorprendente atarassia di fondo con cui, nel 1973, ripeteva a sé e al mondo che “il fatto che a qualcuno viene data la possibilità di fare una mostra è più importante di ciò che è esposto in mostra”.

Goran Trbuljak. 45 years of Non-Painting
Dal 12 febbraio al 2 aprile 2022
P420 Art Gallery, via Azzo Gardino, 9, Bologna
Info: http://www.p420.it/