Il Maxxi si fa grande. L’intesa pubblico/privato alla base di un progetto da 38mln di euro

Maxxi

Roma

Nel progetto del grande Maxxi ci sta un po’ tutto. Tutto quello che dovrebbe essere, ci si augura, alla base di un grande rilancio della cultura, che faccia anche da traino allo sviluppo urbano di un intero quadrante. Insomma una vera operazione di riqualificazione territoriale, sociale e artistica. C’è una best practice di partnership tra pubblico e privato, che ha generato un indotto da 37,4 mln di euro; c’è la sostenibilità; c’è il coinvolgimento delle migliori idee. Ma soprattutto c’è un metodo, che troviamo la cosa più interessante e di prospettiva: quello della creazione di un ecosistema culturale, che vede la compartecipazione di vari segmenti della sfera pubblica, in questo caso il ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture, per fare sistema utilizzando la cultura come driver.

IL PROGETTO DEL GRANDE MAXXI
Una completa trasformazione dell’area espositiva che raddoppia negli spazi e compie una completa trasformazione green della struttura e dell’area attigua. Questo sarà il grande Maxxi, un grande progetto di rigenerazione urbana, un nuovo edificio sostenibile e ad alta tecnologia che ospiti un hub di ricerca per il dialogo tra architettura, arte, scienza e intelligenza artificiale, un centro d’eccellenza per il restauro del contemporaneo, spazi per le attività di formazione, depositi innovativi e accessibili al pubblico.
Oggi, inoltre, è partita la call per la realizzazione delle nuove infrastrutture: «Sceglieremo il progetto entro il 10 giugno – ha annunciato la presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri – al vincitore sarà affidata la progettazione esecutiva e i primi cinque progetti saranno esposti al Maxxi».

Grande MAXXI, la planimetria

DALLA CULTURA ALLA DIFESA
Per il ministro della Cultura Dario Franceschini la sfida è molto importante, perché rappresenta una milestone funzionale in ottica Pnrr. Ecco perché ha sottolineato che «si lavorerà per rispettare i tempi». E ha aggiunto: «Si è fatto un lavoro straordinario nella direzione di un progetto di grande crescita, sfruttando tutte le possibilità e la collaborazione sia fra le istituzioni che fra il pubblico e il settore privato: il Maxxi ha oramai acquisito un valore internazionale, partendo dalla grande intuizione originaria di creare un luogo per le arti contemporanee, idea non semplice in una Italia dove spesso il culto e la conservazione del grande passato non ha quasi mai lasciato ampi spazi per l’arte contemporanea. Ma abbiamo grandi maestri e giovani talenti per accompagnare, anche grazie alla potenza del digitale e del web, i processi futuri».
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha aggiunto: «Ho cercato in questi due anni da ministro di incentivare progetti di cessione di immobili non utilizzati, dentro un progetto di razionalizzazione delle nostre strutture, dando un contributo alle nostre comunità. Questa è una delle tappe più importanti di questo percorso».
Mentre Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture, ha plaudito l’aspetto sostenibile del progetto: «Si tratta di un’idea che richiede una cultura del futuro. È importante che questo lancio avvenga in una settimana in cui cambiano i principi costituzionali, inserendo ambiente, ecosistemi e interesse delle generazioni future».

Giovanna Melandri, foto Daniel Richard Passafiume

SOSTENIBILITÀ E TECNOLOGIA
L’edificio ospiterà un centro d’eccellenza per il restauro è un hub polifunzionale che rafforzerà la vocazione formativa del Maxxi, al crocevia tra arte architettura scienza e intelligenza artificiale. Ad esso si affiancherà una galleria green all’aperto, con interventi di artisti, paesaggisti e inserti di orti urbani. L’edificio originale, invece, con i fondi del ministero della Cultura, raggiungerà la carbon neutrality con 3mila metri quadri delle copertura del museo e degli edifici del demanio adiacenti trasformati in comunità energetica da vetri fotovoltaici, tegole fotovoltaiche e film fotovoltaico. Il progetto si inserisce in un quadrante, quello del quartiere Flaminio, in cui, anche con l’aiuto dello studio Renzo Piano, verranno realizzati interventi di rigenerazione che uniscano gli spazi esistenti con la futura Città della scienza. «Il programma prevede una serie di azioni integrate che riguardano sia l’edificio originario sia l’area attigua al museo – ha spiegato la Melandri – un buco urbanistico che finalmente riempiremo. Costruiremo un nuovo edificio su due livelli con un tetto verde abitabile che crescerà in questa area attigua». Il nuovo Maxxi si candida a diventare un piccolo laboratorio del fotovoltaico sugli edifici storici, perché il gas verrà sostituito con con pompe di calore, un terzo dell’energia di fabbisogno verrà prodotta dal museo, il resto da una comunità energetica condivisa con gli edifici della Difesa vicini. L’edificio, inoltre, sarà dotato di un sistema domotico, e il restyling a led dell’illuminazione verrà realizzato in partnership con Enel.

Low Form, Imaginaries and Visions in the Age of Artificial Intelligence ©Musacchio & Ianniello. Courtesy Museo Maxxi