Dior: una passerella sotto il segno dell’arte con i ricami di Madhvi e Manu Parekh 

Moda e arte sono due universi che da sempre portano avanti il loro continuo dialogo. Dior è uno dei grandi marchi dell’Haute Couture e anche quest’anno è stato in grado di accendere la settimana della moda di Parigi, uno dei momenti più attesi dell’anno per il patinato mondo della raffinatezza e dell’eleganza, con una sfilata impreziosita da arazzi coloratissimi disegnati dagli artisti Madhvi e Manu Parekh e realizzati poi a mano nei laboratori di Chanakya a Mumabi. Dopo l’arresto causato dalla pandemia, le passerelle tornano a poter essere osservate dal vivo. Le ultime tre stagioni non si sono infatti tenute in presenza ed è stato possibile osservare gli abiti presentati dalla Maison solo attraverso dirette streaming.

La Maison Dior è oggi diretta da Maria Grazia Chiuri che mette al centro della passerella l’artigianato e l’amore per la tradizione tessile. Il risultato della sfilata infatti viene raggiunto grazie alla collaborazione della direttrice artistica con Karishma Swali, direttrice creativa dei laboratori Chanakya a Mumabi e fondatrice della Chanakya School of Craft, il primo istituto no profit in India dedicato all’artigianato, alla cultura e all’espressione femminile.

Il rapporto tra Maria Grazia Chiuri e Karishma Swali vede il suo principio a metà degli anni novanta, quando la designer indiana offre all’attuale direttrice artistica di Dior una prima collaborazione. All’epoca Chiuri produce disegni per il marchio romano Fendi e Swali propone di ricamare sugli abiti progettati delle fantasie floreali, mettendo a disposizione la sua straordinaria manualità. Da quel momento il loro legame si fa sempre più saldo fino ad arrivare al giorno d’oggi.

Dior
Courtesy Dior

I riflettori di Parigi per la collezione Primavera/Estate 2022 di Dior si rivolgono verso capi ricamati a mano con rilievi tridimensionali che fondono insieme la storia sartoriale indiana, insieme alla raffinatezza di Dior in un’ottica dal sapore contemporaneo. I capi seguono una tavolozza stringata tra il nero, il grigio e il bianco ma è proprio grazie a questa essenziale cromia che gli abiti riescono a stagliarsi su uno sfondo arricchito dagli arazzi di Madhvi e Manu Parekh. I due artisti hanno anche realizzato per Dior una grande installazione posta nel giardino del museo Rodin di Parigi che va a sottolineare il dialogo aperto tra la cultura visiva indiana e occidentale. 

Gli arazzi degli artisti indiani raccontano la dicotomia tra genere maschile e femminile che si traduce in un rapporto fatto di arricchimento reciproco e non nello sterile contrasto. L’immaginario si accende con i riferimenti alle esotiche divinità Indiane contornate da foreste, animali e bambini che giocano. Linee morbide e istintività provocano la meraviglia del pubblico che viene irradiato dal colore delle tinte sgargianti, perfettamente coordinate con gli abiti in sfilata.

Un gioco, quello tra arte e moda, che continua piacevolmente a stupire anche grazie alle pressoché infinite combinazioni a cui è possibile puntare con un panorama creativo sconfinato come quello attuale. Il coraggio di sperimentare è il vero ingrediente segreto e Dior ha ampiamente dimostrato di averne da vendere.