Un destino già scritto quello di Domenico Gnoli, nato in una famiglia immersa nella cultura a tutto campo e in rapporto diretto con il mondo dell’arte, che già a 17 anni si presenta come un giovane dalle abilità promettenti e dallo spiccato senso per l’estetica. La mirabolante carriera di Domenico Gnoli è un concentrato di successi, ricerche e grandi intuizioni che lo trasportano, in una arco di vita davvero breve (muore a soli 36 anni), nel Pantheon dei grandi artisti che nella seconda metà del’900 portano la pittura italiana agli occhi d’Europa e d’oltreoceano. Una grande retrospettiva organizzata a Milano da Fondazione Prada, su progetto del compianto Germano Celant, grande ammiratore di Domenico Gnoli, celebra il pittore nato a Roma nel 1933 e presenta alcuni tra i suoi più iconici lavori fino al 22 febbraio 2022.
TRA TEATRO E PITTURA
Dopo il periodo della formazione, Domenico Gnoli vive una parentesi biografica legata all’universo teatrale: diviene scenografo e partecipa alla realizzazione di spettacoli con diverse compagnie attive tra Francia e Inghilterra. Il successivo allontanamento dal palcoscenico lo porta all’applicazione diretta verso la pittura che sviluppa come mezzo d’espressione nella città di New York , nuova fonte di stimoli e ispirazioni.
UN TALENTO SENZA ETICHETTE
Nel 1964 è di nuovo a Parigi e inaugura la sua prima personale in cui vengono esposti 12 lavori raffiguranti dettagli prelevati da oggetti, accessori di vestiario e capigliature femminili proiettati su tela e ingigantiti su superfici di grandi dimensioni.
Fondazione Prada raccoglie questi lavori con l’obiettivo di presentare un pittore troppo a lungo considerato un outsider nel nostro paese per via del suo lungo peregrinare di mèta in mèta al di fuori dei confini della penisola e sopratutto per la difficoltà critica di inserirlo all’interno di una categoria ben definita. Il lavoro del pittore romano è infatti non etichettatile con una precisa corrente di appartenenza; la sua fluidità e il suo originale stile pittorico fanno incontrare elementi riconducibili al minimalismo, alla pop art e all’iperrealismo ma rimane complesso l’inquadramento di Domenico Gnoli in una sola casella.
L’esposizione, figlia di un’idea di Celant e curata da Salvatore Settis, presenta 100 opere dell’artista che delineano un percorso finalizzato alla negazione della decorazione, l’esplorazione del dettaglio e l’esaltazione di un realismo innovativo. L’arte di Domenico Gnoli aspetta di essere riscoperta attraverso una mostra che stuzzica l’appetito dei collezionisti, già certamente ingolositi dalle quote di mercato in rialzo a seguito dell’asta milanese di Sotheby’s che ha visto battere nel 2016 il suo Sofa per una cifra pari a 2.576.250 €.
Info: https://www.fondazioneprada.org/project/domenico-gnoli/