Spaziomensa, una fucina di idee contemporanee. Un viaggio tra i progetti di ieri e di oggi

Roma

Spaziomensa si prepara a ospitare l’opening di domani con Dario Carratta e Giovanni de Cataldo. Ma questo laboratorio di sperimentazione e confronto artistici sta continuando a crescere e dai sobborghi romani sta facendo diramare un’eco che sta arrivando anche altrove. Perché questo artist-run space, creato negli spazi del Citylab971 da Sebastiano Bottaro, Dario Carratta, Marco Eusepi, Alessandro Giannì e Andrea Polichetti, sta facendo parlare di sé per la sua ricerca fresca e interessante, la sua proposta espositiva ben organizzata e avvincente e per la sua abilità nell’accogliere gli artisti giusti al momento giusto. Insomma un luogo che, a dispetto della sua ubicazione così remota non riesce a rimanere nascosto.

Andrea Polichetti, exhibition view

LA MOSTRA ENVIRONMENTS
Nelle ultime settimane è stato il turno di Andrea Polichetti, che ha messo in atto una doppia personale con Salvatore Meo, un importante artista italoamericano del dopoguerra, uno dei primi a utilizzare i materiali di scarto nelle sue opere. Il confronto è chiaramente ideale ma rende giustizia certamente a uno dei tanti artisti dimenticati della storia dell’arte contemporanea. Environments ha sintetizzato questo dialogo tra due epoche diverse e lontane in una grande installazione in cui due ambienti diversi vengono evocati nel loro rapporto con l’essere umano: quello urbano del secondo dopoguerra, vissuto ed espresso da Salvatore Meo, e quello naturale e archeologico, centrale nel lavoro di Polichetti.

La mostra a Spaziomensa ha rivelato frammenti della produzione di Meo raramente visti dal pubblico: sculture e lavori a parete realizzati con la tecnica dell’assemblage, selezionati da Polichetti all’interno della collezione Fondazione Salvatore Meo, grazie al sostegno della presidente Mary Angela Schroth. Polichetti ha esibito invece un corpo di nuovi lavori, prodotti durante la residenza estiva all’Agricola Due Leoni, tra cui litografie, un neon e diverse serie di sculture in ferro battuto, alcune delle quali si attivano ospitando l’opera di un altro artista, in questo caso le sculture di Salvatore Meo.
Il confronto con la ricerca di Salvatore Meo nasce dalla volontà di Polichetti di rendere omaggio a un artista del passato che, pur avendo lavorato ai margini del sistema dell’arte, ha influenzato silenziosamente le avanguardie del secondo Novecento. Al centro di questo dialogo ideale ci sono la Roma contemporanea e quella degli anni ‘50 e ‘60, entrambe permeate da una vasta presenza di artisti e da una pluralità di linguaggi in costante e reciproco dialogo.

Andrea Polichetti, exhibition view

IL TANDEM CON LORENZO PACE
In una delle settimane della mostra, rimasta visibile fino al 15 ottobre scorso, nella stanza adiacente a quella di Polichetti e Meo è stata presentata l’installazione site-specific di Lorenzo Pace I was born happy and jump. L’artista romano da tempo lavora sulle emozioni e gli insights di chi è costretto ad abbandonarsi al viaggio spinto dall’istinto di sopravvivenza e dall’esigenza di andare avanti. Una metafora che rispecchia anche la condizione di chiunque sia obbligato ad abbandonare la propria comfort zone e la propria spensieratezza per affrontare l’ignoto. Ma racconta questo movimento con una vena ironica, che tuttavia lascia l’amaro in bocca e innesta una riflessione profonda e introspettiva.

Dialogando con l’ambiente circostante, una sala piastrellata di un giallo cadmio, l’installazione di Lorenzo Pace a Spaziomensa ondeggia tra fusione e frattura dello spazio reale e immaginifico, trasformando il pavimento ceramico in sabbia, ora elemento distensivo di una spiaggia di un Resort, ora ostacolo impervio di un deserto intransitabile. L’installazione spinge l’osservatore a crescere e a muoversi dal punto di sicurezza della spiaggia di quest’ultimo Resort, rappresentato da una sedia a sdraio, per percorrere il deserto di “fratture”, un insieme di tre tele disposte verticalmente nello spazio e piantate su dune di sabbia.

Lorenzo Pace, exhibition view

L’opera è prima di tutto un viaggio nella mente umana, che parte dalla sicurezza dell’infanzia e lascia il posto all’incertezza del futuro, in un’evoluzione che – come spesso accade – è segnata da chiari momenti di passaggio. Con la stessa lucidità, il confine della sabbie è netto e l’evoluzione dell’essere umano è raggiungibile solo attraverso salti, perché solo con un salto si può vincere la paura dell’ignoto. Una visione cruda e reale dell’esistenza, che però riconosce la capacità degli individui di poter mantenere vivo il proprio fanciullo interiore e di affrontare l’incognita della vita con spensieratezza, rappresentata dalle bottiglie di Fanta.

Lorenzo Pace, exhibition view

I FORMAT E LE COLLABORAZIONI
Ma visitare Spaziomensa richiede tempo e curiosità. Perché tra una mostra e l’altra succedono sempre cose nuove. La ratio del progetto è quella di rappresentare un contenitore propositivo per collaborazioni e idee, dando spazio e voce rigorosamente a quel “sottobosco” contemporaneo e indipendente che sta animando il fermento contemporaneo capitolino. Sono nati sotto questa egida i tre format Magnete, Tuorlo e Delay.
Il primo, dedicato all’editoria e curato da Gaia Bobò, consiste in un think tank che riunisce editori emergenti, gruppi di ricerca, magazine e periodici, con l’obiettivo di calamitare il potenziale di questi organismi sostenendone il ruolo cruciale nel tessuto culturale di riferimento. Per la sua prima uscita ha ospitato Nodes, rivista dedicata al rapporto tra arte e neuroscienze del gruppo di ricerca Numero Cromatico.
Tuorlo è un interessante format dedicato a una sorta di instant exhibitions, piccole mostre di breve durata che si inseriscono nel palinsesto di quelle maggiori.
Delay, infine, nasce dall’esigenza del “fare immediatamente”bypassando l’aspetto formale della comunicazione. E così le mostre prendono forma subito dopo essere state immaginate. Si viene così a creare un’idiosincrasia tra gli eventi ospitati e la loro comunicazione sui social media, che avviene sempre “in ritardo”, dopo la realizzazione dell’evento. Il pubblico perciò è composto solamente da coloro che, in quel momento, si trovano all’interno di Spaziomensa. È quindi l’evento a scegliere i suoi spettatori.

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