A 94 anni si spegne all’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto Achille Perilli, esponente di spicco dell’astrattismo italiano. Da anni residente nella città umbra, Perilli, infatti, lascia Roma, dove nasce nel 1927, per trascorrere una vita appartata e fuori dagli accecanti riflettori del sistema dell’arte.
L’ARTE E LA POLITICA
La sua epopea creativa lo vede protagonista della nascita di Forma1, primo collettivo astratto italiano che Perilli fonda con i compagni pittori Carla Accardi, Giulio Turcato, Ugo Attardi, Piero Consagra, Antonio Sanfilippo, Piero Dorazio e Mino Guerrini ispirati dalla lungimirante figura del critico d’arte Lionello Venturi. Un esperimento artistico, dunque, segnato da una potente spinta politica. L’impegno sociale dei membri del collettivo, che nel secondo dopoguerra decidono di scandagliare l’universo dell’astrazione pittorica, è infatti legato ad una matrice intellettuale che vuole l’artista in prima linea nelle battaglie riguardanti l’interesse collettivo.
In nessun paese europeo l’arte del dopoguerra è stata tanto contaminata dalle questioni ideologiche quanto l’Italia. Lo strategico posizionamento del paese come linea di cesura tra mondo sovietico e americano rende la penisola catalizzatore della miscela di valori che trasmettono il liberalismo e il comunismo. Il settore culturale, da sempre priorità della sinistra, in quegli anni incarnata dal Partito Comunista Italiano, vede l’adesione di artisti e intellettuali e tra questi anche gli esponenti di Forma1. I giovani pittori nel 1947 si trovano perciò di fronte ad un bivio: aderire o disobbedire alle linee estetiche realiste proprie dell’iconografia sovietica? E la risposta arriva con la stesura del Manifesto redatto dal gruppo di artisti militanti.
Gli esponenti di Forma1 si proclamano ufficialmente «formalisti e marxisti», opponendosi all’idea che l’arte abbia una funzione sociale e politica esprimibile esclusivamente attraverso un realismo di carattere illustrativo.
Una UNA COERENZA ESEMPLARE
Da questo assunto prende il via la ricerca di Achille Perilli che non abbandonerà mai la sua coerenza stilistica, dimostratasi un continuum nella sua parabola produttiva. L’assoluta assenza di figurazione si dimostra nel tempo un pressoché infinito territorio di esplorazione. La forma è per Achille Perilli simultaneamente sia mezzo che fine. L’armonia è il traguardo ricercato, raggiungibile attraverso la mediazione tra colore, disegno e massa plastica.
Le sue ricerche vengono esposte nella grande mostra Arte astratta e concreta in Italia realizzata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma nel 1951, organizzata insieme ai compagni Guerrini e Dorazio: la prima grande rassegna del movimento astratto che presenta una prospettiva innovativa, capace di rievocare lo spirito delle avanguardie di inizio secolo, sottoponendole ad una rigorosa rilettura di carattere marxista.
IL RICORDO DI UN GRANDE MAESTRO
La triste scomparsa di uno dei nomi più importanti nella storia dell’arte italiana del XX secolo è stato seguito da una grande manifestazione di cordoglio. Così si è espresso il Ministro italiano della Cultura Dario Franceschini: «Con la scomparsa di Achille Perilli il mondo dell’arte perde un illustre esponente: un grande maestro dell’astrattismo italiano, il pittore delle geometrie impossibili e irrazionali».
Il ricordo di Achille Perilli viene perpetrato attraverso il suo lascito, le sue opere e il suo pensiero. La sua ricerca e le sue battaglie hanno aperto lo scenario estremamente variegato che ha infiammato l’ambiente intellettuale italiano per tutta la seconda metà del ‘900 e ancora oggi si dimostra in grado di ispirare linguaggi creativi innovativi capaci di arricchire l’arte del presente.