Sempre in bilico tra l’anima conservatrice del patrimonio classico e l’impulso di scardinare ogni tradizione, fissando lo sguardo su un panorama internazionale, Palazzo Cipolla è pronto per aprire al pubblico la sua nuova esposizione.
Dal 29 settembre 2021, infatti, apre la pubblico la serie di opere firmate da Quayola, l’artista romano di origine ma londinese di adozione, che ha pensato a un percorso espositivo che invita il pubblico a immergersi in una revisione della storia dell’arte, realizzata con il connubio di mezzi tecnologici avanzati e l’umana creatività.
La mostra, organizzata e promossa da Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, è il risultato di un lavoro svolto in un arco di tempo particolarmente lungo durato dal 2007 a 2021 che viene sviluppato nell’esposizione in tre macro aree tematiche: iconografia classica, sculture non finite, e tradizione della pittura di paesaggio.
L’arte computazionale è al centro della ricerca di Quayola: grazie a sistemi robotici di intelligenza artificiale e stringhe di codice generativo, l’artista avvia un’esplorazione della tradizione storico artistica occidentale partendo dalla poetica rinascimentale. I capolavori dell’arte italiana ed europea sono proposti attraverso una rielaborazione visionaria che sfrutta le infinite potenzialità del progresso per restituire una miscela contemporanea di presente e passato.
L’universo scandagliato da Quayola intercetta il tema della mimesi sul quale vengono invitati a riflettere i visitatori di palazzo Cipolla. La verosimiglianza tra l’arte concepita interamente tra l’uomo e quella che è invece frutto della collaborazione tra l’essere umano e la macchina è un punto fondamentale dell’attività dell’artista. Realtà tangibile e digitale si miscelano in un paradosso nel quale sfugge il limite tra materialità e immaterialità.
L’atmosfera che si percepisce in mostra è quella di una full immersion in un Barocco digitale, dove i capolavori classici vengono decodificati e riproposti generando un’estetica del tutto nuova e di forte impatto emozionale.
«Quayola utilizza gli algoritmi che regolano il mondo digitale non soltanto o non semplicemente per creare delle opere d’arte, ma piuttosto per scandagliare, con le infinite opportunità che la tecnologia gli offre, il processo di ricerca che è alla base dell’opera d’arte stessa, per esplorare la moltitudine di possibilità di concretizzazione dell’idea creativa – ha detto il prof. Emmanuele Emanuele -. In questo percorso così innovativo e originale, è significativo che per Quayola sia fondamentale il dialogo costante con i grandi maestri dell’arte classica, quali Raffaello, Botticelli, Rubens e Bernini, di cui predilige i bozzetti e i disegni preparatori, perché ciò che è incompiuto gli consente – come egli stesso ammette – di allontanarsi dall’idea di rappresentazione per concentrarsi sul processo. Il linguaggio contemporaneo di Quayola dà quindi vita ad una mostra che io spero possa avvicinare i puristi della tradizione ai nuovi codici espressivi derivanti dalle tecnologie più attuali, le quali, lungi dall’essere asettiche e disumanizzate, si mettono al servizio dell’atto creativo offrendo all’artista e ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte».
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e curata da Jérôme Neutres e Valentino Catricalà, sarà visibile fino al 30 gennaio 2022.